Sergio Albano – Uno sguardo sull’infinito
Palazzo Salmatoris apre le porte a una mostra storicizzata: a qualche anno dalla scomparsa, ospita i lavori di Sergio Albano, raggruppati sotto l’emblematico titolo “Uno sguardo sull’infinito”.
Comunicato stampa
Palazzo Salmatoris apre le porte a una mostra storicizzata: a qualche anno dalla scomparsa, ospita i lavori di Sergio Albano, raggruppati sotto l’emblematico titolo “Uno sguardo sull’infinito”.
«Formatosi all'Accademia…Sergio Albano ha iniziato a disegnare giovanissimo sotto la guida del padre Mario e dello zio materno Carlo Musso, entrambi paesaggisti. Personaggi a lui vicini che gli hanno insegnato l’importanza del mestiere, della sostanza profonda di un’opera e della sua forma, perché nella continua ricerca di questa si afferma la vitalità della pittura. – l’analisi della sua poetica è della curatrice della mostra, la storica dell’arte Cinzia Tesio - La sua prima stagione pittorica figurativa si avvicina ai canoni ottocenteschi con tagli efficacissimi e talvolta memorabili. Di fronte all’infinità della natura impagina i suoi quadri senza filtri. La visione assume i toni sereni di paesaggi nitidi, velati da una vena romantica e dal riverbero della nostalgia. La passione per l’architettura, e la sua personale ricerca, portano Sergio Albano verso l’ultimo filone volto ad una metafisica di ritorno immersa in un quotidiano straniante. Dai paesaggi, alle inquadrature di interno – esterno che sembrano riprese attraverso una finestra, alle straordinarie figure, Albano seleziona, semplifica, indurisce le immagini, per sottrarle alla realtà cui sembrano appartenere. Idealista, prima che realista, Albano, eccezion fatta per il sentimento della malinconia, non manifesta nessun altra emozione, nessun tormento, nessuna inquietudine, nessuna ansia per un bene o per un destino da raggiungere. La poetica che traspare dalle composizioni, particolarmente legata alle cose solide, è in realtà una poetica dell’inappartenenza, dell’estraniazione, del distacco.
… E, ogni qual volta si percepisce il legame con la realtà, la narrazione si svolge comunque in uno spazio fatto di inserzioni geometriche, di linee che spesso cercano l’astrazione dal limite ideale che vogliono racchiudere, proiettando la fantasia di chi guarda in un ordine metafisico, in un mondo di un’umanità distaccata e solitaria che si fa dimensione del vuoto da dove pare rimbalzino immagini di continua e ancorata solitudine. Nelle tavole del maestro, dove emerge quanto siano importanti per Albano spazio e colore, sono rappresentati i temi più cari all’artista: i ballerini di tango, le figure di donne, i paesaggi e i teatrini. Tavole, tornando al discorso introduttivo, spesso unite alla Metafisica ovvero “a ciò che è al di là delle cose fisiche”».