Fermati, torna bambino, accucciati e smetti per un attimo di prenderti (troppo) sul serio. Lascia che i confini del reale si dilatino e sarai sedotto da un’epifania improvvisa, un viso di donna, perturbante e inafferrabile, rappresentato con maniacale perfezione. Sergio Breviario è un manierista contemporaneo: raffinatezza tecnica e perizia esecutiva si uniscono all’apparente facilità di un lavoro nato, quasi per caso, da uno scarabocchio che si è sviluppato acquistando corpo, espandendo le sue eleganti valve fino a farsi bassorilievo e poi scultura-ostrica che racchiude una preziosa perla-disegno.
Un volto femminile che si dà per dettagli percepibili solo nella vicinanza dello sguardo – quello del bambino in braccio alla mamma – che permette il riconoscimento ancestrale ed è, al contempo, rispecchiamento. Ma questa madre non è una Madonna, piuttosto è una strega che manifesta l’aspetto oscuro, istintuale e caotico presente nell’inconscio: potenza temibile, parte della nostra natura, che dobbiamo necessariamente affrontare e addomesticare per poter individuare il nostro Sé e riuscire a rivedere nella misteriosa incantatrice una figura familiare e affettuosa.
E sono la familiarità, la confidenza e l’affetto a consentire a Breviario di alterare le fisionomie dei soggetti ritratti, sublimarle in paesaggi, scomporne i tratti traducendoli in astrazioni, ibridarli con citazioni storico-artistiche, offrire visioni multiple per una rappresentazione che supera la bidimensionalità e si fa viva, strizzando l’occhio, senza mai perdere la riconoscibilità in alcuni dettagli, come in questo disegno che ritrae la moglie dell’artista.
Bisogna avere fede, sostiene Breviario, e correre qualche rischio per vedere oltre l’apparenza quotidiana. Guardare in faccia l’opera da pari a pari, senza mediazioni, come nell’infanzia: ed è per questa ragione che questo disegno è per te, bambino (di oggi e di ieri, aggiungo) che vedi in tua madre una strega.
Sergio Breviario (Bergamo, 1974), lavora a Milano. La sua ricerca si basa sulla verifica di sistemi espositivi che risultino essi stessi processi artistici. Oscillando fra utopia modernista e coscienza post-moderna, mette in scena meccanismi espositivi privi di certezze assolute, sperimentando un approccio partecipativo. Il disegno accompagna da sempre il processo di formulazione dell’immagine. Dal 2003 espone in Italia e all’estero in mostre personali e collettive tra cui: Sono convinto, lei avrebbe sorriso. Mi sono convinto del fatto che lei avrebbe sorriso. Lei avrebbe sorriso, Ex Elettrofonica, Roma, 2023; Two: numbers are not important, Galleria Marie-Laure Fleisch, Brussels, Belgio, 2022; Avrei brio, Casa degli Artisti, Milano, 2021; Bodies on stage, performances from home in the time of quarantine, Museum of Modern and Contemporary Art, Rijeka, Croazia, 2020; Nimbo o aureola quadrata e disegno di Watteaux, Ex Elettrofonica, Roma, 2019; Profili del mondo, Biennale del disegno, Museo della Città, Rimini, 2016; Vitello tonnato, Plutschow Gallery, Zurigo, 2016; The Belle of the ball, Museo d’arte contemporanea, Lissone, 2015; Drawing for Lightnings, Kunstraum t27, Berlino, 2014; Arimortis, Museo del 900, Milano, 2013; Prototipo di macchina per la conquista del mondo, Fondazione Pescheria Centro Arti Visive, Pesaro, 2012; A ruota libera, MAXXI Museo delle Arti del XXI secolo, Roma, 2011.