Sergio Fermariello – Ar
Una mostra che assume come titolo la radice sanscrita AR, breve ma efficace ad illustrare le radici le tematiche presenti nell’arte di Fermariello, ulteriore elemento di definizione dell’identità del guerriero protagonista delle sue tele introducendo il concetto di nobilità.
Comunicato stampa
LA GALLERIA FLORA BIGAI ARTE CONTEMPORANEA PRESENTA “AR” LA PERSONALE DELL’ARTISTA SERGIO FERMARIELLO. L’INAUGURAZIONE SI TERRA’ IL 6 LUGLIO A PIETRASANTA.
Sabato 06 luglio alle ore 18.30 la galleria Flora Bigai Arte Contemporanea ospiterà “Ar” la personale dell’artista Sergio Fermariello con un repertorio di nuove opere che confermano l’originalità e la profondità della sua ricerca artistica. Una mostra che assume come titolo la radice sanscrita AR, breve ma efficace ad illustrare le radici le tematiche presenti nell’arte di Fermariello, ulteriore elemento di definizione dell’identità del guerriero protagonista delle sue tele introducendo il concetto di nobilità.
La radice sanscrita AR è infatti collegata ai temi fondamentali di ingegno, capacità guerriere, di forza e quindi, di supremazia etnica e personale. Per traslato il significato originario della radice AR divenne maschio, libero, perfetto, migliore, nobile, eccellente e con un ulteriore passaggio assunse quello di lucente, luce suprema, bagliore accecante, da cui argento, metallo che brilla per antonomasia.
Il significato di bagliore accecante, insito nella radice, si ricollega al contesto militare tramite il saluto, gestualità che sembra rappresentare uno schermo con cui ripararsi gli occhi dalla luce intollerabile emanata dal superiore in via gerarchica, cioè dal militare per eccellenza, cioè ancora l’aristocratico, destinato al comando. L' aristocratico guerriero che emana luce diviene quindi un semi-dio, tramite di congiunzione tra popolo e divinità .
Nuove tele si prestano all’invasione di guerrieri stilizzati armati di arco o a cavallo, segno proliferante che tende a ripetersi all’infinito e che l’artista coglie nel suo svolgimento, ritagliando così un frammento di un linguaggio insolito.
Cosa rappresenta questo segno? E’ forse l’emblema delle nostre origini, indagate attingendo agli stilemi della pittura rupestre, o è forse un significante privo di qualunque significato, reiterato all’infinito e che identifica le contraddizioni dell’uomo contemporaneo? Un sistema binario o un’antica iscrizione? Nessuna interpretazione è possibile. I segni sono indecifrabili e l’artista non fa altro che trascriverli. L’opera è questa trascrizione senza un codice che sospenda il senso dell’immagine. Ma in entrambi i casi al centro della ricerca espressiva dell’artista c’è l’uomo, protagonista delle sue opere anche se ritratto con fattezze stilizzate. E per parlare all’uomo del presente Fermariello ricorre alle immagini che l’uomo preistorico usava per rappresentare se stesso, calato in scene che ci raccontano la sua primigenia affermazione: scene di guerra o semplicemente di sopravvivenza.
I guerrieri di Fermariello sono l’essenziale di noi, della nostra storia, sono come le basi azotate che formano un DNA: le possibilità combinatorie della vita sono infinite così come le unità minime del linguaggio di Fermariello danno vita a infinite possibilità interpretative. I suoi segni ci parlano dell’uomo.
Sergio Fermariello nasce a Napoli il 29 aprile 1961. Dopo gli studi scientifici e il diploma di Liceo Scientifico della sua città frequenta i corsi di Scienze Naturali presso l’Università di Napoli. Dall’età di vent’anni decide di dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Ha proposto i suoi lavori in numerose gallerie e musei internazionali. Nel 1989 vince il Premio internazionale Saatchi Saatchi per giovani artisti e, all’età di trentadue anni, è invitato da Achille Bonito Oliva a partecipare alla 45° Biennale di Venezia (1993), con una sala personale nel Padiglione Italiano. Esone presso Lucio Amelio, Napoli (1989); il Capricorno, Venezia (1990); Yvon Lambert, Parigi (1992); Metropolis at the International Kunstausstellung, Berlino (1991); Musée de l’Abbaye Sainte Croix, Les SAbles d’Olonne (1991); in Arco, Torino (1995); Castel Sant’Elmo, Napoli (2004); Certosa di San Michele, Capri (2004); Istituto Italiano di Cultura, New York (2005) Pier 17 Waterfront, New York (2005) Flora Bigai, Pietrasanta (2008); Niccoli, Parma (2008); MAC di Niteroi, Rio de Janeiro (2009); PAN, Napoli (2009); Ronchini, Terni (2011); Studio Trisorio, Napoli (2012); Ronchini Gallery, Londra (2012). Le sue opere sono esposte, inoltre, nel Museo di Capodimonte e a Napoli, nell’università Bocconi a Milano, nell’aeroporto Capodichino a Napoli.