Sergio Giuseppetti – Hard Rock Painting
Interazioni Art Gallery presenta per la prima volta a Roma una selezione critica del lavoro di Sergio Giuseppetti, pittore espressionista violentemente naif, legato compulsivamente alle suggestioni più forti dell’ attualità e della cronaca, erede spirituale e testimone di un’ epoca politica, gli anni ’70, fortemente segnata dalla parola e dal suono del rock, al quale nelle sue opere sono continui i rimandi.
Comunicato stampa
Interazioni Art Gallery presenta per la prima volta a Roma una selezione critica del lavoro di Sergio Giuseppetti, pittore espressionista violentemente naif, legato compulsivamente alle suggestioni più forti dell' attualità e della cronaca, erede spirituale e testimone di un' epoca politica, gli anni '70, fortemente segnata dalla parola e dal suono del rock, al quale nelle sue opere sono continui i rimandi. In questa visione metaforicamente battezzata Hard Rock Painting sotto una forma apparentemente rozza ed immediata si stratificano innumerevoli livelli di segni e significati; alla violenza e all' impatto del colore, utilizzato pittoricamente come il riff di Smoke on the Water, si sovrappone la delicatissima ragnatela dell' arpeggio di Stairway to Heaven...
Le dieci opere esposte tracciano un percorso decennale 2002-2012 che parte dalle allegorie fantasmatiche Desaparecido e Sposa ( ritratto dell'abito nuziale della moglie dell'artista ), attraversa la fase delle grandi tele di stampo graffitaro tipiche degli ultimi anni, e giunge alla recentissima, sconvolgente e matura Deep Pink ( Profondo Rosa ), dedicata alla persistente tragedia del dilagante fenomeno della violenza sulle donne.
BIO
Sergio Giuseppetti nasce a Roma il 5 settembre del 1956.
Pittore autodidatta da sempre, frequenta negli anni '80 e '90 i corsi di Storia dell' Arte Moderna e Contemporanea presso l' Università La Sapienza e studia il nudo con Giulio Turcato all'Accademia di Belle Arti di via di Ripetta a Roma. La vasta produzione, di matrice espressionista e sempre sottilmente politica, si evolve dai nudi degli anni 2000-2005 alla serie dei Desaparecidos e delle donne fantasma Burka alternandosi alla lunga teoria seriale delle Mucche, per approdare sinteticamente con Autobomba (100x180 - 2007) alle grandi opere dal sapore street art del periodo più recente. La tecnica mista utilizza i linguaggi propri dell'olio, dell'acrilico, delle tempere, delle chine e dello spray, lavorati in densità e stesure differenti, scratchate, graffiate e scolpite in una visione fortemente materica della pittura.
Geniale ed isolato, di origini proletarie ed eccessivamente schivo, ingenuamente non si è mai reso conto del reale valore della sua opera, attorno alla quale si è finora sviluppato un forte collezionismo privato fatto di passaparola, di amici e conoscenze, al di fuori di qualsivoglia circuito critico e commerciale ufficiale.
Profondo Rosa
Deep Pink
acrilico 200x80 2012
L' opera rappresenta ciò che l'Autore definisce "Il femminicidio dell' Occidente". Le due scritte "Padre Fratello Marito Padrone..." e "Nobody gonna take my girl I'm gonna take it to the ground...", tratta quest' ultima dal testo della celeberrima "Highway Star" dei Deep Purple, rappresentano la prima la società arcaica nella quale per la donna era impossibile emanciparsi dal ruolo sociale al quale era destinata, e l' altra la società contemporanea, apparentemente liberata, in realtà ossessionata in ogni forma di esperienza dall'idea del possesso, non soltanto dei corpi ma, in maniera ben più violenta, dei sentimenti. La frase tratta da "Highway Star", con il suo it al posto di she indica chiaramente la mercificazione e la percezione sociale della donna come cosa (…una persona non può essere it…). Formalmente nei suoi 2 metri tagliati stretti l'opera è il ritratto degno e dolente di una gigantessa-simbolo, che conserva la sua incorruttibile bellezza indossando uno scialle di sangue su un abito di purezza candida. Alle sue spalle nevicano bocche, come fantasmi del desiderio in una tela di Chagall.