Sergio Ragalzi – Caos
La nota tragica che suona Ragalzi con i suoi neri ha a che fare con l’individuo, con la sua paura primordiale, e con quell’orientamento che coniuga conservazione, attaccamento e, al medesimo tempo, una estrema volontà deflagrante. Resistere, dice però l’artista, è possibile, basta potersi trasformare e affiancare una “intuizione animalesca e primordiale” a un profondo spirito umano, proprio come era stato per Gregorio Samsa all’indomani della sua sconvolgente Metamorfosi in insetto…
Comunicato stampa
La nota tragica che suona Ragalzi con i suoi neri ha a che fare con l’individuo, con la sua paura primordiale, e con quell’orientamento che coniuga conservazione, attaccamento e, al medesimo tempo, una estrema volontà deflagrante. Resistere, dice però l’artista, è possibile, basta potersi trasformare e affiancare una “intuizione animalesca e primordiale” a un profondo spirito umano, proprio come era stato per Gregorio Samsa all’indomani della sua sconvolgente Metamorfosi in insetto…
Queste le parole con cui Elena Forin presenta il lavoro di Sergio Ragalzi nel saggio introduttivo al catalogo che intitola la nuova mostra allestita nei nostri spazi: CAOS; la più grande raccolta del lavoro dell’artista mai presentata fino ad oggi, con un percorso temporale che spazia dagli esordi degli anni 80 fino ai lavori più recenti.
Sono presentate oltre quattrocento opere tra quadri, sculture ed installazioni. La consistente mole di opere presentate all’interno dello spazio dà la possibilità di rendere ben visibili le iconografie cupe e profonde che caratterizzano il percorso di Ragalzi, immergendo sguardo ed anima tra larve, siluri, insetti e forme biologiche immerse in un Nero che da assenza di colore diventa qui carattere dominante, assoluto, denso e pesante. Gli “oggetti ansiosi” di Ragalzi sono estremi, radicali e lasciano naturalmente emergere, a volte con una morbidezza destabilizzante, tutti i caratteri della degradata e colpevole coscienza contemporanea.