Sergio Sarra – Escluse le cose che ho scelto di fare
Il titolo della mostra – escluse le cose che ho scelto di fare – sottolinea l’impossibilità per l’autore di determinare in anticipo la riuscita di un’opera ed è anche una dichiarazione che rivela l’approccio creativo dell’artista.
Comunicato stampa
Sergio Sarra ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna sotto la guida di Concetto Pozzati.Il titolo della mostra - escluse le cose che ho scelto di fare - sottolinea l’impossibilità per l’autore di determinare in anticipo la riuscita di un’opera ed è anche una dichiarazione che rivela l’approccio creativo dell’artista.Sarra concepisce il progetto come una raccolta di lavori in dialogo tra loro e con gli storici ambienti del Mattatoio. Le opere indagano i temi su cui verte la ricerca dell’artista da alcuni anni, quali paesaggi, figure e volti, architetture prismatiche. A tenere insieme un corpus di opere così vario è un’iconografia basata sulla composizione di carattere metafisico, che propone una enigmatica e insolita visione del mondo, resa attraverso il disegno, il quale non segue criteri narrativi, ma piuttosto automatici e sensoriali.La forza strutturale del disegno sta alla base del lavoro di Sergio Sarra. L’artista incide le superfici dei suoi disegni - affidati a impalpabili monocromie - con linee e segni che abitano e percorrono il ‘vuoto’ di fondo. Un segno, quello di Sarra, svuotato, privo di corposità, che afferma la presenza tramite la negazione di quello precedente, illusoriamente cancellato e di cui rimane una vaga memoria.“[...] Sergio ha lavorato come sempre indirettamente, lateralmente al tema, evocando luoghi attraverso un passaggio più che metafisico, autobiografico... Gli ambienti con la libreria, la scrivania, la finestra... hanno concomitanze architettoniche. La pittura, il colore diluito, va a riempire gli spazi tra le linee del disegno. I dipinti presentano pentimenti, cancellazioni... È un disegnato stratificato, dal vero, dove le tracce precedenti non si cancellano mai del tutto... [...]” (Laura Cherubini, 2018).Nello spazio apparentemente vuoto del quadro sono messi in posa e resi oggetto di scomposizione i vari elementi, che - per mezzo della linea dipinta, continua e astratta, in bilico tra innovazione tecnica e raffinato classicismo - generano e rivelano altre e ulteriori figure: paesaggi metafisici, giardini labirintici e architetture prismatiche dalle geometrie sconosciute e penetrabili.La mostra di Sergio Sarra al Mattatoio di Roma ospita 22 dipinti, tra i quali Psychedelic garden (studio n. 8) (2008), Impegno controvoglia (2010), la serie icebergs (2016) e gli inediti Face (2018), Portrait of Bob and Roberta Smith (2019), Female Figure (2019), Elisabetta (2019). I quadri sono leggermente inclinati rispetto alla superficie della parete, poiché montati con l’antico e accademico sistema a corde.sponsorcatalogo
Nel Padiglione 9B sono esposti, inoltre, due Tavoli-Vetrina (2019) contenenti una serie di disegni su carta e l’installazione Frontbencher (2019) composta da un muro basso in multistrato di pioppo, al quale sono addossati quattro vetri dipinti (uno per parete), poggiati a terra e attraversati dalla luce bianca dei tubi al neon industriali. Il muro fa da diaframma fra le quattro opere, impedendone la contemporanea visione d’insieme.Completa l’ambiente una scultura a ‘torre’ - Prismatic Sculpture (2019) - in truciolato di legno, materiale fortemente simbolico per l’artista.Promossa da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale, Azienda Speciale PalaexpoSponsorizzata da Banca di Credito Cooperativo di RomaCatalogo Edizioni di Comunità, 128 pagine, italiano/inglese, testi di Laura Cherubini, Cesare Maria Pietroiusti, Sergio Sarra, traduzioni a cura di Angelica Federici.