Sergio Scabar – Cidinôrs
Gli scatti mostrati rappresentano prevalentemente oggetti comuni del Friuli; la mostra si sviluppa nelle diverse sale del Museo, lungo il percorso museale, quasi a confondersi con gli stessi oggetti esposti.
Comunicato stampa
Domenica 4 dicembre alle ore 17 si inaugura a Udine presso il Museo Etnografico del Friuli – Palazzo Giacomelli, via Grazzano 1 – la mostra fotografica Cidinôrs di Sergio Scabar.
Interverranno l’Assessore alla Cultura del Comune di Udine Luigi Reitani, il critico d’arte Angelo Bertani, il ricercatore Angelo Floramo e l’artista fotografo Sergio Scabar; verrà inoltre proiettato il video Silenzi di luce di Walter Criscuoli.
Gli scatti mostrati rappresentano prevalentemente oggetti comuni del Friuli; la mostra si sviluppa nelle diverse sale del Museo, lungo il percorso museale, quasi a confondersi con gli stessi oggetti esposti.
Come dice il critico d’arte Angelo Bertani:
“La fotografia di Sergio Scabar è una fotografia di oggetti e in questa particolare circostanza entra in silenziosa ma eloquente relazione con gli oggetti conservati nel Museo Etnografico del Friuli. Il rapporto che le immagini elaborate dall’artista goriziano intendono costruire con i documenti della cultura materiale friulana non è di tipo illustrativo o descrittivo quanto piuttosto analogico e metaforico: il fine che ci si prefigge è quello di far scaturire un’opportunità di ulteriore riflessione sul senso più autentico degli oggetti esposti così come su quello degli oggetti rappresentati in una relazione stretta, e quanto mai necessaria, tra passato e presente, tra storicizzazione e urgenza della contemporaneità. Le fotografie di Scabar, elaborate su toni bassi e profondi grazie a raffinate tecniche di sviluppo e stampa che le rendono uniche, si inseriscono con discrezione tra i materiali in esposizione e volutamente quasi si mimetizzano nel contesto. Sarà compito del visitatore attento scoprirle sala dopo sala e soprattutto riconoscere in esse un invito ad andare in profondità oltre ogni apparenza, a saper vedere oltre la soglia minimale della percezione, a riflettere sullo scorrere del tempo e di tante esistenze che proprio negli oggetti più umili e cari hanno lasciato traccia delle loro occupazioni, dei loro affetti e dei loro sogni. Tutto ciò non certo nel segno di un’acritica e sentimentalistica nostalgia, quanto piuttosto nella consapevolezza che l’arte ha senso proprio perché ci offre un’occasione di meglio comprendere la vita.”