Sergio Zagallo – Lacerti

Comunicato stampa
Dal suo “eremo” prediletto nell’entroterra veneziano, ritorna nella città lagunare l’artista Sergio Zagallo. Il cosiddetto “ grande solitario” esporrà negli spazi di Galleria Alice Schanzer di Venezia dal 19 febbraio al 19 marzo 2025, con una selezione di cinque dei suoi raffinatissimi torsi in bronzo e numerose opere grafiche inedite.
Un ritorno fortemente voluto dalla direttrice Annarita Rossi e molto atteso dal pubblico che nel novembre scorso ha avuto occasione di ammirare nello stesso Spazio la breve ed intensa istallazione estemporanea dei suoi famosi “ Homeless”, sculture dal fortissimo impatto emotivo, apparse in una interessante performance nel 2017 all’ingresso della Biennale Arte di Venezia.
I raffinatissimi Torsi in bronzo che riempiranno l’ampio spazio della Galleria veneziana, appaiono come simbolo di una incompiutezza, frammenti di un tutto che ne anticipa e ne sottolinea la bellezza originaria, quella bellezza che cita Zagallo “ l’arte contemporanea dovrebbe nuovamente riconsiderare ed esprimere, non nella visione nostalgica del passato, ma in quella di una nuova bellezza che passa attraverso la natura, se il tempo e la storia hanno distrutto il cammino dell’uomo verso il divino”.
Foglie stilizzate appaiono in gran numero sulla più vasta parete della Galleria, così come reperti raccolti lungo la strada e subito tenuti fra le mani con amore, lacerti del bosco e della natura tutta.
“Lontano da ogni citazionismo, Zagallo padroneggia in purezza ogni forma, plasma e attrae in sé il contenuto per riproporlo allo sguardo dello spettatore, risanato e delicatamente riposto nel suo immaginario, ogni gesto, ogni intervento nella e sulla materia rivela un profondo accordo spirituale tra il particolare intimo e il tutto esterno, un messaggio nel caos.”
… “In questo plasmarsi si intravedono nello sfondo dei corpi le ombre di una solitudine
umana che ricerca nell’ideale ferito risposte al buio, richiami a domande inappagate, cristallizzate dentro i bagliori della materia, un’unicità lesa e consunta dal tempo…
Forza e abbandono si alternano in equilibrio nell’opera scultorea dentro una linea emotiva perfettamente armoniosa…
Ancora una volta Zagallo incide e abbandona la sua opera, nulla appartiene a sé, un dono che ci attraversa. “
Dal Testo critico di Silvia Soliani
“Dicevano sempre la stessa cosa quei monti di roccia. Ed era facile comprenderli osservandone le ripide pareti, gli strati infranti, curvati, scoppiati, ciascuno straziato da ferite aperte. Abbiamo sofferto spaventosamente, dicevano, e ancora soffriamo. Ma lo dicevano con orgoglio, con sdegno come vecchi guerrieri gagliardi.”
Peter Camenzino
Hermann Hesse.
Annarita Rossi