Sergio Zanni – Volumi narranti
Ferrara celebra uno dei suoi artisti più noti e apprezzati con la personale intitolata Sergio Zanni. Volumi narranti, organizzata al Padiglione d’Arte Contemporanea dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte.
Comunicato stampa
Ferrara celebra uno dei suoi artisti più noti e apprezzati con la personale intitolata Sergio Zanni. Volumi narranti, organizzata al Padiglione d’Arte Contemporanea dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Ferrara Arte, intervenuto in merito alla mostra, ha dichiarato che “Sergio Zanni ha saputo interpretare al meglio Ferrara, quale città del silenzio, immaginandosela come una terra di viandanti.
I suoi personaggi percorrono luoghi immaginari alla scoperta di quello che non esiste, ecco perché si può definire un esploratore del sogno. Considero la monografica a lui dedicata e ottimamente allestita all’interno del Padiglione d’Arte Contemporanea, un suo sogno realizzato. Mi piacerebbe che potesse essere visitata dalle scuole perchè l’esposizione dà la giusta visibilità a un grande artista, forse l’ultimo esponente dell’Officina Ferrarese, dopo le pregevoli esposizioni che abbiamo dedicato a Gaetano Previati, Giovanni Battista Crema, e in attesa di quelle che abbiamo in programma di realizzare, ossia le mostre delle opere di Adelchi Mantovani e Arrigo Minerbi”.
Marco Gulinelli, assessore alla Cultura del Comune di Ferrara ha inoltre precisato che “Dopo la visita al laboratorio di Sergio Zanni, insieme al regista Pupi Avati, siamo usciti commossi per l’impatto delle sue opere grazie alle quali il futuro si fa visibile. Siamo pertanto estremamente felici di ospitare la mostra di un artista ferrarese, di respiro internazionale, all’interno di uno spazio che un domani molto probabilmente accoglierà il Museo Antognoni. È grazie a questa progettualità che Ferrara sta sempre più attuando un percorso incentrato sul centralismo della cultura”.
Classe 1942, Sergio Zanni si forma all’Accademia di Belle Arti di Bologna dedicandosi inizialmente alla pittura. Verso la metà degli anni Sessanta si accorge di «usare il colore come supporto, come materia per rifinire le forme» e decide così di «passare alla scultura». Le prime creazioni plasmate in creta vengono da lui considerate come semplici opere preparatorie per la successiva fusione in bronzo o la realizzazione in marmo; col tempo, tuttavia, si accorge di aver trovato il materiale che gli «suggeriva e permetteva un linguaggio personale e completo»: la creta, infatti, «poteva benissimo svolgere le funzioni di tutti gli altri materiali, ma non poteva essere imitata nelle sue illimitate preziosità naturali».
A partire dagli anni Ottanta le opere di Zanni – che, contestualmente, insegna all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” della sua città (dal 1967 al 1995) – figurano in numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero che lo consacrano come uno dei più significativi e originali interpreti della scultura contemporanea.
L’artista ferrarese persegue una personalissima figurazione. «Il mio mestiere», afferma, «mi permette viaggi continui alla scoperta di “terre sconosciute”, che si sono materializzate in una miriade di personaggi: eremiti, signori della pioggia, assassini, monumenti ai caduti, diavoli, custodi delle pianure, zingare, osservatori, camminatori, palombari, attendisti, figure senza davanti, piloti, cacciatori di nuvole, oblomov, fumatori, pittori di guerra, angeli misteriosi, canti delle sirene, equilibristi, viandanti».
Molti degli inconfondibili personaggi che popolano il poetico, immaginifico mondo concepito da Zanni, da lui stesso ribattezzati per l’occasione “volumi narranti”, vale a dire figure concrete che s’impongono nello spazio per raccontarci la loro storia (avventure, miti, sogni, memorie, condizioni esistenziali…), approderanno nelle sale del Padiglione d’Arte Contemporanea, dove il visitatore avrà l’occasione di rivedere alcuni dei suoi più celebri lavori monumentali – i Kamikaze del 1998; Foto di gruppo e Clessidra del 2004 – realizzati, necessariamente, con materiali più pratici della terracotta, come la vetroresina e il polistirolo ricoperto di iron ball.
Oltre alla ricca selezione di sculture di piccole, medie e grandi dimensioni (una quarantina, tra gruppi e figure singole), saranno presenti in mostra anche numerosi esempi della produzione pittorica dell’artista, che, in tempi recenti, ha dedicato una serie di opere ad un soggetto ricco di significati e implicazioni simboliche come l’Albero della conoscenza.