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La mostra presenta tre progetti accomunati da un tema trasversale risolto mediante approcci differenti al mezzo fotografico: un reportage (Jacopo Tomassini), una serie di ritratti ambientati (Luigi Avantaggiato), una lettura più concettuale e quasi pop (Antonio Cama).
Comunicato stampa
La stazione di servizio è un vero e proprio topos della storia della fotografia: un luogo dalle forti connotazioni metaforiche che è stato indagato, dai primi anni del XX secolo in avanti, da molti dei più influenti fotografi moderni e contemporanei (tra di essi, solo per citare alcune figure nodali che hanno definito l’approccio e le principali chiavi di lettura rispetto al tema, Walker Evans, Dorothea Lange, Robert Frank, Ed Ruscha, William Eggleston, Stephen Shore, Luigi Ghirri). Come ha scritto Geoff Dyer, ciò che essa incarna e favorisce «è una civilizzazione istantanea (fast food, self-service), fondata interamente sulla velocità delle transazioni e sull’immediata gratificazione». Il rovescio della medaglia, l’altra faccia di un simile “modello di civiltà” – inversa o perversa rispetto alle sue funzioni pragmatiche ed economiche – concerne evidentemente le forme di relazione, controllo, sfruttamento che esso sottende; che produce e radica nel tessuto sociale.
La mostra presenta tre progetti accomunati da un tema trasversale risolto mediante approcci differenti al mezzo fotografico: un reportage (Jacopo Tomassini), una serie di ritratti ambientati (Luigi Avantaggiato), una lettura più concettuale e quasi pop (Antonio Cama). Al centro di tutto, il lavoro di alcuni immigrati alle pompe di benzina, e i sintomatici “paesaggi involontari” che ne derivano. Il lavoro, dunque – tema al centro della XI edizione di FotoGrafia - Festival internazionale di Roma (2012) – indagato più in relazione ai suoi presupposti (politici, sociali, economici) che alla sua immediata apparenza visiva; inteso non tanto come icona, rappresentazione o soggetto, ma come residuo di un meccanismo più ampio e complesso.
Gente che ci ruba il lavoro, di Jacopo Tomassini, è un work in progress che si propone di raccogliere diverse indagini che hanno come tema principale l’immigrazione e in particolare il racconto di quei lavori che gli italiani non vogliono più fare o dei nuovi lavori nati in relazione al flusso d’immigrazione degli ultimi anni.
Unself Service, di Luigi Avantaggiato, propone una serie di ritratti di una generazione di immigrati del Bangladesh che lavorano nelle stazioni di rifornimento romane. Una generazione di studenti, uomini d’affari, commercianti e liberi professionisti, ingegneri e architetti che hanno abbandonato la propria terra d’origine per vivere di pochi centesimi. Durante la notte, questa piccola lobby presidia le pompe di benzina della città e aiuta gli automobilisti nel rifornimento delle auto, guadagnandosi una mancia.
In Gasolinee, attraverso uno sguardo estremamente ravvicinato, al limite dell’astrazione grafica, Antonio Cama decostruisce l’immagine dei distributori di carburante inseriti nello spazio urbano, osservandoli come “luoghi comuni” in apparenza legati a valenze meramente pratiche e utilitaristiche, ma che in realtà rispondono a ben più ampie logiche economiche, tipiche del mondo globalizzato.
Jacopo Tomassini (Roma 1979) è stato assistente fotografo di Corrado Sassi, Toni Thorimbert e Arabella Schwarzkopf. Ha lavorato come stampatore con Andrea Calabresi e nel workshop TPW. Nel cinema ha fatto per diversi anni l’assistente e l’aiuto regista, collaborando, tra gli altri, con Edoardo Winspeare, Vincenzo Marra e Alessandro Angelini. Nel 2008 ha fondato, con altri, la Pinup Filmaking, società di produzione che ha realizzato documentari e progetti fotografici.
Luigi Avantaggiato (Zurigo 1984) si dedica alla fotografia con progetti personali, spaziando dalla ritrattistica al paesaggio. Ha all’attivo mostre a Roma e a Lecce. Parallelamente porta avanti progetti di ricerca scientifica su cinema, fotografia e arti visive. Collabora con il dipartimento di Storia dell’arte e spettacolo della Sapienza ed è autore di saggi scientifici e pubblicazioni monografiche.
Antonio Cama (Messina 1975), fotografo freelance, dal 2007 lavora come photoeditor per l’agenzia Signdesign e per il magazine di interior design Livingroome. Collabora con diverse agenzie della capitale ed è docente di fotografia d'architettura presso lo IED di Roma.