Sette tentativi di perfezione
Sette tentativi di perfezione è il titolo della mostra che sonda l’utopia della sfera come forma massima di perfezione ed equilibrio, in cui sette artisti hanno vissuto sette tentativi di raggiungere questa utopia, trovando nell’impossibilità di questo compito una risorsa.
Comunicato stampa
City Art, in via Dolomiti 11, presenta il risultato di un percorso artistico condotto all’interno dell’atelier dell’Istituto San Vincenzo di Milano, il cui obiettivo è di sviluppare e sostenere una collaborazione tra artisti e artisti con disabilità. Sette persone diversamente abili, nel corso di dieci mesi, si sono confrontati sul tema della sfera. Ciò che è possibile vedere è dunque una pausa di questa partecipazione.
Sette tentativi di perfezione è il titolo della mostra che sonda l’utopia della sfera come forma massima di perfezione ed equilibrio, in cui sette artisti hanno vissuto sette tentativi di raggiungere questa utopia, trovando nell’impossibilità di questo compito una risorsa.
L’interpretazione soggettiva di ciascun artista si rivela il modo più adatto per affrontare questo ostacolo.
L’oggetto dell’indagine è il quotidiano che ogni giorno ci pone davanti a nuovi obbiettivi carichi di personalissimi significati, i quali sul piano artistico divengono gesti di sperimentazione del singolo che interagisce col proprio limite e lo condivide. Emergono visioni del mondo che non mostrano lavori conclusi, bensì aperture di confine, riflessioni in divenire.
Gli artisti che si sono confrontati col tema sono: Mercedes Ceccarelli, Vittoria Iskra, Barbara Bigoni, Fabrizio Zagarella, Rosalba Scaduto, Giorgio Ziviani, Renata Pisanello.
Mercedes Ceccarelli esplora l’ordinario e concentra la propria ricerca su oggetti di uso comune che richiamano la forma del cerchio o della sfera. Ogni elemento catalogato, cercato e infine recuperato nel corso dei mesi, rimanda non solo all’uso che quotidianamente ciascuno ne fa ma, anche, alla collaborazione indispensabile che ha permesso la realizzazione del lavoro: un vaso chiesto a un parente o una lampadina acquistata nel negozio sotto casa diventano oggetti che nella realtà installativa, rivivono sotto una nuova veste. Questa collaborazione appare solida tanto quanto gli elementi esposti.
Nel lavoro di Vittoria Iskra la forma vive di una precarietà insita nella sua stessa natura: una goccia rossa caduta su una superficie bianca è il risultato fluido della forma primordiale perfetta: la sfera, di cui ora possiamo vedere un fermo-immagine. Un lavoro connaturato all’essente nella consapevolezza che forma, in natura, significa soprattutto movimento.
Barbara Bigoni propone un assemblaggio di forme singole che si ricompongono in un insieme multiplo in dialogo fra loro e in movimento nello spazio. È possibile individuare ogni immagine che compone il microcosmo figurale per poi perdersi nella visione d’insieme e scoprire una nuova realtà: l’artista ci propone un’analisi sulla definizione di limite e oggetto concluso.
Diverso è il punto di vista di Fabrizio Zagarella che espone un ciclo pittorico. L’insieme compositivo delle cinque tele, fra loro disomogenee, genera nel nostro sguardo una stabilità, apparentemente precaria. Azione e pausa convivono nella visione unitaria ma contrapposta in cui vengono mostrati gesti chiusi, attraverso pennellate rapide e ripetute, e monocromi, realizzati con colori tenui. La ricerca di equilibrio è affidata a questo incontro. Rosalba Scaduto ha forzato la natura dei materiali adoperati, attraverso una sicura manipolazione incalzante, nel tentativo di generare una nuova forma: la sfera. Ognuno di questi materiali è costretto da corde e lacci a vivere questa nuova dimensione scultorea per non retrocedere nelle sue caratteristiche fisiche primigenie. Ciò che è stato analizzato è la natura del materiale e il potenziale espresso attraverso il gesto. Giorgio Ziviani presenta in mostra un lavoro condotto in due tempi e concluso grazie alla collaborazione di Matteo Suffritti. L’artista ha dapprima lasciato sul foglio bianco il segno incisivo di una serie di cerchi a penna ma, il suo tracciato in esecuzione non cade nell’oblio in quanto, successivamente, Matteo Suffritti ha ripreso l’immagine in movimento che riproduce l’azione iniziale, rendendola disponibile su video. Ogni cerchio emerge sullo schermo e si propone come la firma di chi lo ha realizzato. L’altro video esposto, che chiude il percorso espositivo, è di Renata Pisanello e propone un’azione collaborativa, in cui non si scorgono i protagonisti, bensì il risultato di un gesto compiuto: le bolle di sapone generate da un soffio. Un lavoro che affronta non solo il tema della sfera, che qui diviene un pretesto, ma soprattutto parla di incontro e cooperazione; argomenti centrali di tutto il progetto espositivo.