Sfingi arcane
Mostra collettiva a cura di Massimo Premuda con la collaborazione di Denis Volk dedicata alle ricerche visive di cinque artisti focalizzati sull’interesse per le sfingi viste come sibilline figure mitologiche capaci di incarnare il mistero e l’enigma per eccellenza, esperte nel mettere in crisi l’essere umano con sciarade e rompicapi impossibili da sciogliere, o mute custodi delle città dei morti con i loro sguardi impenetrabili.
Comunicato stampa
SFINGI ARCANE
Leonor Fini, Nika Furlani, Elettra Metallinò, Ugo Pierri e Damir Stojnić
a cura di Massimo Premuda
con la collaborazione di Denis Volk
opening giovedì 11 gennaio ore 18.30
nell'ambito di VARCARE LA FRONTIERA #5 atlantidi. identità sommerse
a cura di Mila Lazić e Massimiliano Schiozzi
promosso dall'associazione Cizerouno
sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
in collaborazione con Trieste Film Festival - Alpe Adria Cinema
Giovedì 11 gennaio alle ore 18.30, al DoubleRoom arti visive di Trieste inaugura "Sfingi arcane", collettiva a cura di Massimo Premuda con la collaborazione di Denis Volk dedicata alle ricerche visive di cinque artisti focalizzati sull'interesse per le sfingi viste come sibilline figure mitologiche capaci di incarnare il mistero e l'enigma per eccellenza, esperte nel mettere in crisi l'essere umano con sciarade e rompicapi impossibili da sciogliere, o mute custodi delle città dei morti con i loro sguardi impenetrabili. In mostra diverse possibili declinazioni di queste arcane creature chimeriche che vanno dalle opere su carta degli anni '70 di Leonor Fini fino alla pittura metafisica di Elettra Metallinò, dagli affascinanti scatti di Nika Furlani fino ai graffianti acquerelli di Ugo Pierri e agli onirici lavori di Damir Stojnić.
L'esposizione rientra nel fitto calendario di iniziative innescate nell’ambito del progetto multimediale "Varcare la frontiera #5 atlantidi. identità sommerse", un articolato festival organizzato dall'associazione Cizerouno e curato da Mila Lazić e Massimiliano Schiozzi, che si avvale del sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della collaborazione con l'associazione Alpe Adria Cinema. Per il terzo anno consecutivo infatti verranno organizzate 3 giornate di riflessione e dibattito sulle questioni di genere inserite nel programma della 29° edizione del Trieste Film Festival, col sottotitolo "corpi / bodies", che tratteranno il tema con una serie di eventi cinematografici, espositivi e di approfondimento, in calendario dal 25 al 27 gennaio 2018.
La mostra si apre con un ampio corpus di opere su carta, oltre 10 tra incisioni, litografie a colori e prove d'artista degli anni '70 della grande pittrice triestina Leonor Fini (Buenos Aires, 1907 - Parigi, 1996) che ha cavalcato con il suo inconfondibile stile un tema caro al Surrealismo: il mito di Atlantide che prima di inabissarsi consegna ai posteri il suo più celebre e misterioso lascito, l'enigmatica Sfinge che nella poetica della Fini incarna la donna-gatto perfetta, vera ossessione dell'artista. Ginosfingi con grandi ali piumate, artigli affilati e corpi felini che vanno dal leone alla pantera, dalla tigre al leopardo, declinate alla maniera egizia, greca, romana e infine pompeiana. L'amore della pittrice per la duplicità, l'ibrido, il doppio, spesso resi tramite sfingi o apparizioni, è chiaro fin dal famosissimo “Pastorella delle sfingi” (1941), acquistato da Peggy Guggenheim e in esposizione nella sua casa-museo veneziana, che ritrae enigmatiche e sensuali figure femminili sospese tra la sfinge e la bambola, e circondate da esseri inquietanti e asessuati.
Così Corrado Premuda, studioso dell'artista, ne tratteggia la singolare relazione nel suo testo che accompagna l'ampia sezione dedicata alle sfingi della Fini: “Affascinata dalla sfinge fin dagli anni della sua infanzia triestina, quando amava farsi portare al castello di Miramare per cavalcare la piccola statua egizia in cima al molo, Leonor Fini rende domestica e terrena questa creatura nei suoi quadri e nei suoi libri. Amauri e Amalburga sono i nomi di alcune di esse, esseri che mantengono i loro caratteristici tratti enigmatici e pericolosi ma che acquistano anche sfumature docili se debitamente riveriti e coccolati come si fa coi gatti, senza perdere infine l'essenza di demone attraente e spirituale. Così la sfinge di Leonor Fini non è più esattamente quella della tradizione greca ed egizia ma incarna l'interpretazione romantica dell'Ottocento.”
La rassegna prosegue con i raffinati ma graffianti acquerelli del maestro triestino Ugo Pierri che della sfinge fa emergere tutto il carattere enigmatico e contraddittorio, presenze ieratiche ma nervose, sempre in bilico fra un'imperturbabile solennità e lo scatto felino, in dialogo con gli scatti della fotografa slovena Nika Furlani che ci presenta una serie di ibride figure femminili in cui convivono con grande disinvoltura elementi umani e animali, dal volatile al felino per arrivare all'aspide: una schiera di sfingi guardiane e guerriere che, dell'aspetto più animale, si fanno armatura. L'esposizione si chiude con i quadri della pittrice triestina Elettra Metallinò che svelano inediti scenari su queste chimeriche creature con i suoi metafisici lavori dalle atmosfere chagalliane sospese fra mitteleuropa, mediterraneo e cultura ebraica, e nutriti di una fantasia che richiama all'ingenuità infantile e alla fiaba, e infine con le opere dell'artista croato Damir Stojnić che, fra pittura, lightbox e acquerelli, disegna un immaginario ricco di visioni oniriche in cui maestose sfingi egizie si alternano a inquietanti presenze femminili alate dal ventre di bozzolo perennemente gravide e generanti sciami di amorini, putti e angioletti.