Shaking Grounds (now and then)

  • ARTRA

Informazioni Evento

Luogo
ARTRA
Via Leopoldo Gasparotto, 4, 20124 Milano, MI, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
26/02/2025

ore 18

Curatori
Marco Scotini
Generi
arte contemporanea, collettiva

Stato di guerra, politiche di controllo repressive, chiusura delle frontiere e blocchi dei processi migratori, neo-razzismo, censura, impossibilità della mobilità sociale, impoverimento diffuso, implementazione delle soggettività marginalizzate dette maranza, sono solo alcuni temi all’ordine del giorno che gli artisti in mostra avevano cominciato ad affrontare già decine di anni fa.

Comunicato stampa

Galleria Artra è lieta di annunciare Shaking Grounds (now and then), una mostra collettiva che vede Armando Lulaj, Gianni Motti, Alejandro Vidal ritornare assieme, a distanza di tempo, negli spazi della galleria con lo stesso curatore, lontano - tuttavia - dall’idea di replica o da quella di rievocazione.

Shaking Grounds ripropone una serie di opere dei tre artisti che risalgono al primo decennio del nuovo millennio e che in passato sono state presentate presso la precedente sede di Via Settala 6, in mostre monografiche curate da Scotini. Nonostante il loro carattere storico le opere sono accomunate da una loro evidente attualità che, vista retrospettivamente, assume il valore di prologo e anticipazione.

Per una strana sorte della storia, quello che allora appariva una minaccia latente (per quanto insidiosa) è divenuto la cruda realtà. Se all’inizio del nuovo millennio i lavori di questi stessi artisti si misuravano con lo “stato di eccezione”, ora essi risultano premonitori di quella che è la fine dello stato di diritto piuttosto che della sua sospensione: una condizione normalizzata che si svolge quotidianamente sotto i nostri occhi.

Stato di guerra, politiche di controllo repressive, chiusura delle frontiere e blocchi dei processi migratori, neo-razzismo, censura, impossibilità della mobilità sociale, impoverimento diffuso, implementazione delle soggettività marginalizzate dette maranza, sono solo alcuni temi all’ordine del giorno che gli artisti in mostra avevano cominciato ad affrontare già decine di anni fa, quando il neoliberismo sembrava ancora immune dalla deriva autoritaria e letale attuale.

Le opere in mostra, pur scalate negli anni, sono state realizzate nella prima decade del 2000, con l’eccezione solo di alcuni lavori di Lulaj che risultano più recenti. Di Gianni Motti (Sondrio, 1958) si ripropongono le immagini di Blitz, leggendaria performance del 2003 realizzata in occasione della Prague Biennale, nella quale militari americani armati sorprendono il pubblico all’opening della kermesse ceca. Sopra gli spazi espositivi, quattro cecchini puntano i loro Super Rifle sui visitatori, mirandoli con il binocolo dal soppalco, appena sotto il lucernario della sala principale della Galleria Nazionale di Praga. In modo tale da capovolgere il ruolo del pubblico da osservatore in oggetto osservato e la comfort zone del museo in un terreno insicuro e minaccioso.

Le foto di Alejandro Vidal (Palma de Mallorca, 1972) ritraggono invece le ordinarie forme di violenza che permeano la collettività urbana più giovane e marginalizzata delle periferie, ampliando così i margini di alcuni grandi temi, come quello del terrore, oltre i discorsi della morale entro cui sono confinati. Mettono in scena anche una sorta di straniamento brechtiano, perché si tratta di staged-photography dove ogni dettaglio è minuziosamente calcolato per far luce sul gap conflittuale tra cause sociali e accuse pubbliche, che informano il pregiudizio razziale sulle gang giovanili contemporanee.

Da sempre analista lucido e irriverente dei dispositivi e meccanismi di potere che si nascondono dietro le forme del diritto internazionale, Armando Lulaj (Tirana, 1980) presenta alcuni lavori storici oltre ad un’opera recente che si focalizza su movimenti migratori, forme religiose, potere economico e lotta sociale. Nuovi dispositivi natanti improvvisati, fatti di barili di petrolio e motori fuoribordo, sono un segno eloquente delle cause degli attraversamenti clandestini, dai destini tragici. Mentre Bilbao, simbolo di uno dei poteri delle roccaforti dell’arte contemporanea, è ridotto qui a stazione di transito di migranti diretti nel Regno Unito.

Allora l’inquietudine dei terreni richiamati dal titolo Shaking Grounds (now and then) fa rifermento alla stretta interconnessione tra passato e attualità, nella rappresentazione del progressivo annullamento dei diritti sociali degli ultimi venti anni. Una forza latente che, mentre si stava celebrando la fine della modernità, ha preparato l’attuale contro-rivoluzione economica e sociale.