Shigeru Ban / Mario Botta

Informazioni Evento

Luogo
MART - PALAZZO DELLE ALBERE
Via Roberto Da Sanseverino 45, Trento, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
16/11/2011

ore 18

Contatti
Email: info@mart.trento.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Mario Botta, Shigeru Ban
Generi
incontro - conferenza

Al Mart un incontro tra due grandi architetti internazionali.

Comunicato stampa

Shigeru Ban - Mario Botta
Faccia a Faccia
Al Mart un incontro tra due grandi architetti internazionali.

Mercoledì 16 novembre ore 18.00
Mart, Sala Conferenze, ingresso libero

L’innovatore e il razionalista. Shigeru Ban e Mario Botta, due dei massimi esponenti dell’architettura internazionale, saranno i protagonisti di un incontro pubblico al Mart di Rovereto il 16 novembre 2011.
Il faccia a faccia si svolgerà a partire dalle ore 18.00 nella sala conferenze del Mart e sarà moderato dalla giornalista Susanna Legrenzi. La partecipazione è libera e gratuita.
L’incontro è organizzato dal Mart in collaborazione con la Triennale Internazionale del Legno, un evento dell'Associazione Artigiani della Provincia di Trento tenutosi nel capoluogo trentino dal 14 al 23 ottobre di quest’anno e dedicato al Giappone.
Nato a Tokyo nel 1957, Shigeru Ban dopo studi internazionali e un tirocinio con Arata Isozaki ha fondato, nel 1985, la Shigeru Ban Architects. Lo studio di Shigeru Ban ha costruito il padiglione giapponese all’Expo di Hannover del 2000 e nel 2003 ha vinto il concorso per la realizzazione del nuovo Centre Pompidou a Metz.
In un certo senso la carriera professionale di Shigeru Ban ha preso le mosse, negli anni Ottanta, da un generale ripensamento dell’architettura giapponese in seguito alle speculazioni edilizie e alla crescita inarrestabile delle metropoli giapponesi durante gli anni Sessanta e Settanta. Ma, in netta controtendenza rispetto ai colleghi della propria generazione, Shigeru Ban oltre a cercare linguaggi innovativi ha proposto da subito un’architettura basata su materiali a basso costo, riciclabili e durevoli. L’uso di tubi in cartone, sperimentato a partire dal 1986, simboleggia la forte tensione di questo architetto alla leggerezza e alla libertà creativa.
La portata innovativa delle tecniche di costruzione sperimentate da Shigeru Ban assunse una particolare risonanza a seguito del terremoto che colpì il Giappone nel 1995. L’architetto progettò delle abitazioni per gli sfollati della città di Kobe usando tubi di cartone e fondazioni costituite da cassette per bottiglie di birra riempite con sabbia. Dopo quell’esperienza, la Shigeru Ban Architects ha fatto dell’architettura d’urgenza una delle proprie direttrici di intervento. Da ricordare le “case di carta” in Turchia, India e Sri Lanka, il progetto per la ricostruzione del Conservatorio "Alfredo Casella" de L'Aquila dopo il terremoto del 2009. A seguito del recente terremoto e tsunami che ha colpito la costa orientale del Giappone, Shigeru Ban è impegnato nella costruzione di centri di accoglienza temporanea a Okinawa. Anche negli interventi più semplici, come nei posti letto allestiti in una scuola a Tohoku, Shigeru Ban ha sperimentato soluzioni innovative per garantire un livello dignitoso di privacy agli sfollati.
Importante, il contributo di Shigeru Ban, anche nella realizzazione di architetture in cui la definizione degli spazi pubblici e privati è concepito in termini di interazione continua. Un approccio che attinge a piene mani alla tradizione giapponese: dalla particolare declinazione del rapporto tra interni ed esterni, alla ricerca sui materiali e sulle tecniche di costruzione.
Shigeru Ban è docente di Architettura alla Keio University di Tokyo e alla Kyoto University of Art and Design.

Nato il 1 aprile 1943 a Mendrisio, in Ticino, Mario Botta è l’architetto che ha progettato il Mart. Dopo una laurea allo IUAV veneziano, con relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol, ha lavorato per Le Corbusier e Louis I. Kahn. Nel 1970 Mario Botta ha aperto un proprio studio a Lugano e da allora ha svolto un'importante attività didattica, tenendo conferenze, seminari e corsi presso scuole d'architettura in tutto il mondo. Ha fondato la nuova Accademia di architettura di Mendrisio, dove tuttora insegna.
Dalle case unifamiliari in Canton Ticino il suo lavoro ha abbracciato tutte le tipologie edilizie: scuole, banche, edifici amministrativi, biblioteche, musei ed edifici del sacro. Il suo lavoro è stato premiato con importanti riconoscimenti internazionali (tra i quali il Merit Award for Excellence in Design by the AIA per il MOMA, museo d'arte moderna a San Francisco).
Tra le sue opere meritano di essere ricordate in particolare: il teatro e casa per la cultura a Chambéry (Francia); il MOMA museo d’arte moderna a San Francisco (USA); la cattedrale della resurrezione a Evry (Francia); il museo Jean Tinguely a Basilea (Svizzera); il centro Dürrenmatt a Neuchâtel (Svizzera); il Mart; la torre Kyobo e il museo Leeum a Seoul (Corea del Sud); la chiesa Papa Giovanni XXIII a Seriate (Italia); la ristrutturazione del Teatro alla Scala di Milano (Italia); la chiesa del Santo Volto, Torino (Italia).
L’itinerario architettonico di Mario Botta trova le proprie origini nel Movimento Moderno e si configura oggi come “ragione critica” rispetto alla fragilità dei modelli e delle mode offerte dalla globalizzazione. L’architetto ticinese progetta edifici che trovano la propria ragione d’essere nella consapevolezza di interpretare la sensibilità della cultura contemporanea e nel contempo evocare quel territorio di storia e di memoria che costituisce il vero patrimonio dell’identità dell’architettura europea.
“Il tessuto della memoria – ha scritto Botta in occasione della grande mostra a lui dedicata nel 2010 dal Mart – è una realtà viva che ci coinvolge come la filosofia o la storia dell’arte”. Un atteggiamento, quello dell’architetto ticinese, che non va confuso con un cedimento alla nostalgia: presente e passato convivono dentro il suo linguaggio figurativo, fatto di geometrie e materiali. Mario Botta è perfettamente consapevole della necessità di doversi confrontare con la complessità e la frenesia del contemporaneo: “[il mio] obiettivo è quello di offrire uno spazio dove l’uomo possa sentirsi protagonista nel silenzio della propria solitudine e, nel contempo, partecipe di un rito collettivo. È proprio dentro la complessità e la rapidità delle attuali trasformazioni che l’architetto è chiamato a elaborare queste nuove risposte progettuali.”