Shirin Neshat – Remembrance / In Trance
In occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, il Polo Museale della Basilicata e il MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, in collaborazione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019, presentano per la prima volta in Italia, nei suggestivi ambienti del Museo di Palazzo Lanfranchi – Chiesa del Carmine a Matera, due nuove opere video dell’artista iraniana SHIRIN NESHAT, Remembrance e In Trance.
Comunicato stampa
In occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, il Polo Museale della Basilicata e il MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, in collaborazione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019, presentano per la prima volta in Italia, nei suggestivi ambienti del Museo di Palazzo Lanfranchi - Chiesa del Carmine a Matera, due nuove opere video dell’artista iraniana SHIRIN NESHAT, Remembrance e In Trance, tratte dal suo ultimo lungometraggio Looking for Oum Kulthum (2017) dedicato alla leggendaria cantante egiziana.
L’11 settembre, in occasione dell’inaugurazione, Shirin Neshat sarà protagonista di un talk con la Direttrice del Polo Museale Regionale della Basilicata Marta Ragozzino, il Direttore del MAXXI Arte Bartolomeo Pietromarchi e Paolo Verri, Direttore Fondazione Matera-Basilicata 2019
Il lungometraggio Looking for Oum Kulthum (2017) vede come protagonista Mitra, una regista di origini iraniane che ha il sogno di realizzare un film dedicato alla leggendaria cantante egiziana Oum Kulthum, amata in tutto il mondo arabo. Nell’impresa di afferrare la persona oltre il mito intoccabile e controverso di Kulthum – cantante straordinaria, attivista politica e donna sola e indipendente in una società conservatrice – Mitra sprofonda in una forte crisi emotiva e resta sola contro colleghi e produttori che non credono possa farcela a concludere le riprese. Immagini oniriche si sovrappongono a ricostruzioni storiche della vita della cantante e al racconto dell’esistenza di Mitra, resa ancora più tormentata dalla scomparsa del figlio.
Nella splendida cornice seicentesca della Chiesa della Madonna Carmine, i due video tratti da questo film, che si alternano su un unico schermo, riflettono rispettivamente sulla figura di Kulthum e sul potente fascino che esercitava sul pubblico. Come trasportati in un sogno, in Remembrance vediamo un ragazzo condotto dalla voce della cantante in una sorta di labirinto spazio-temporale. Lo sguardo del giovane, ci rivela le molteplici sfaccettature dell’icona di Kulthum, il suo lato intimo e malinconico e al tempo stesso la forza della sua presenza scenica e il profondo desiderio di libertà. Nel video In Trance l’attenzione si concentra sul potere mistico della sua musica, capace di ipnotizzare gli ascoltatori. In questa riflessione sull’esperienza estatica legata alla voce di Kulthum, affiorano la fragilità e le incertezze della giovane cantante che s’interroga su come riuscire ad avvicinarsi emotivamente al suo pubblico.
Neshat è nota a livello internazionale per i suoi lavori fotografici, video e film che riflettono sulla complessità della società e della cultura islamica, indagando in particolare la diseguaglianza di genere e l’identità femminile. La biografia dell’artista ha un ruolo centrale nella sua ricerca espressiva: per motivi di studio si trasferisce giovanissima negli Stati Uniti dove sarà costretta a rimanere in esilio a causa della rivoluzione di Khomeini che impone in Iran una repubblica islamica sciita alla fine degli anni settanta. Neshat torna nel suo paese solo 15 anni dopo e la constatazione dei profondi cambiamenti sociali causati dal nuovo regime ne segnerà nel profondo l’esistenza riversandosi nella sua ricerca artistica. Dalla prima e iconica serie fotografica intitolata Women of Allah (1993- 97), composta da ritratti femminili in bianco e nero con sovrapposte iscrizioni in lingua farsi (persiano), il lavoro di Neshat si amplia presto al video e ai film che le faranno ottenere importanti riconoscimenti come il Leone d’Oro
alla Biennale d’arte del 1999, con la video installazione Turbulent (1998), e il Leone d’Argento alla mostra del Cinema di Venezia nel 2009 con la sua prima opera cinematografica intitolata Women Without Men, dedicata all’Iran nel 1953.