Si Fest 2021
La trentesima edizione del SI FEST inaugura il 10 settembre, per un intenso fine settimana durante il quale Savignano sul Rubicone ospiterà grandi ospiti italiani e stranieri.
Comunicato stampa
La trentesima edizione del SI FEST inaugura il 10 settembre, per un intenso fine settimana durante il quale Savignano sul Rubicone ospiterà grandi ospiti italiani e stranieri. Arno Rafael Minkkinen illustrerà il progetto Uguale ma diverso. Same But Different, con le sue fotografie senza tempo, in cui la figura umana si fonde con il paesaggio selvaggio e naturale, per ribadire che l’uomo non è altro che una parte infinitesimale di un ecosistema complesso, mentre Esther Horvarth racconterà della più grande spedizione artica di tutti i tempi con le sue immagini potenti che ritraggono l’epicentro del riscaldamento globale nell’Artico.
Il difficile e fondamentale rapporto con la Natura è al centro della tematica che questa edizione del Festival vuole indagare, un’edizione speciale in occasione del trentennale che ci spinge a riflettere non tanto sul passato, quanto sul presente e il futuro della fotografia. Per sottolineare questa visione il direttore artistico, Denis Curti, ha titolato l’edizione 2021 FUTURA. I domani della fotografia. FUTURA al femminile dunque, come tanta fotografia di oggi e di domani, ma anche FUTURA senza distinzione di genere, alla latina, come il plurale delle cose destinate a esistere e pronte a venire alla luce. Da sempre la fotografia è stata lo strumento prediletto per sondare, scoprire e portare alla luce ciò che non era ancora evidente ai più, per portarci in mondi lontani o anche solo per rivelare la verità nei mondi a noi vicini.
Ad illustrare il ruolo di un punto di vista femminile ci sarà più di un’interprete, tra le altre le fotografe della mostra Uno sguardo sul domani, realizzata in collaborazione con la Biennale della Fotografia Femminile e curata da Alessia Locatelli che si interroga su temi strategici per un mondo diverso e possibile: la natura e il paesaggio, la migrazione forzata, l’umanità futura che si troverà a gestire le sorti del pianeta. Ma anche il lascito generazionale di cinque grandi fotografe raccolto da Elisabetta Rasy ne Le indiscrete che aprirà la serata inaugurale in una conversazione con Denis Curti.
Il trentennale vuole essere un’occasione di riflessione dunque, sollecitata anche dagli eventi dell’ultimo anno e mezzo, per capire come l’umanità, ma soprattutto quale umanità, possa essere degna di abitare un mondo che non si assoggetta più alle leggi dell’uomo e alla sua invasiva e ingombrante presenza.
Presenza testimoniata dalle pagine di giornale che sono parte integrante della mostra 30x30, trenta eventi selezionati insieme a la Repubblica completata con le immagini di Reuters per raccontare i fatti più significativi accaduti in Italia e nel mondo dalla prima edizione del Si FEST nel lontano 1992 ad oggi. O dalle immagini della mostra Luce in archivio realizzate nel corso delle passate edizioni del festival: una panoramica tra prime edizioni del festival, backstage, momenti più significativi e fondi fotografici acquisiti negli ultimi trent’anni grazie ai numerosi fotografi che sono passati dalla piazza di Savignano e ai censimenti fotografici che hanno ritratto la vita della cittadina che, più di ogni altra in Italia, è stata oggetto di studio e testimone dell’evoluzione della società attraverso le immagini.
E sempre attraverso le immagini, questa volta quelle vincitrici di Reset, a Savignano verrà raccontata la società contemporanea; la call è stata indetta da Sistema Festival Fotografia, formato da cinque festival di fotografia italiani – Cortona On The Move, Festival della Fotografia Etica (Lodi), Fotografia Europea (Reggio Emilia), Photolux Festival (Lucca) e SI FEST (Savignano sul Rubicone) – che si sono uniti per dare vita a una piattaforma di progettazione comune. I risultati della call lanciata nell’ambito del bando pubblico Strategia Fotografia 2020, indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC), saranno in mostra a Savignano: tre progetti fotografici e un paper. L’Italia è oggetto di grandi cambiamenti: sfruttamento del territorio, urbanizzazione, spopolamento, gentrificazione, sostenibilità e nuovi modelli di sviluppo economico sono fenomeni già oggetto di studio. La pandemia ha accelerato queste macro-tendenze, ma ha fatto emergere anche altre criticità, ridefinendo il concetto stesso di territorio e relazione tra cittadini. Reset si è proposta di studiare questi temi e avviare un’analisi dell’Italia contemporanea attraverso il linguaggio fotografico.
Le giornate inaugurali del festival saranno ricche di appuntamenti: incontri, talk, proiezioni, letture portfolio e visite guidate; Savignano sul Rubicone come ogni anno torna al centro dell’interesse di tutti gli appassionati di fotografia e si riprende il ruolo che da trent’anni a questa parte ricopre unendo fotografia alta e bassa, esperti e amatori, tradizione e innovazione, non sottraendosi alla responsabilità che le spetta di illustrare lo stato dell’arte della fotografia in Italia.
SI FEST è un’iniziativa del Comune di Savignano sul Rubicone, realizzata dall’Associazione Savignano Immagini, promossa e sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna, con il patrocinio del Comune di Rimini, in collaborazione con il Dipartimento delle Arti – Università di Bologna.
30° SI FEST
FUTURA. I domani della fotografia
Inaugurazione 10 settembre 2021
Mostre aperte 10.11.12, 18.19 e 25.26 settembre
Savignano sul Rubicone (FC)
[email protected]
www.sifest.it
Biglietteria e ingressi
I biglietti per il festival sono acquistabili presso Piazza Borghesi.
Pass per tutte le mostre, ingresso illimitato: 15 euro
Biglietto intero per un singolo accesso a tutte le mostre: 10 euro
Biglietto residenti a Savignano sul Rubicone: 5 euro
Biglietto per under 12: gratuito
La partecipazione alle visite guidate e ai talk è gratuita per i visitatori muniti di biglietto.
In concordanza con le nuove disposizioni governative (DPCM del 23 luglio 2021) in materia di contrasto al Covid-19 sarà obbligatorio per i visitatori dai 12 anni in su esibire il Green Pass corredato da un valido documento di identità o essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido effettuato nelle ultime 48 ore.
Ufficio stampa nazionale Emanuela Bernascone
+39 335256829 - [email protected]
Ufficio stampa locale Mariaelena Forti
+39 3478868104 - [email protected]
LE MOSTRE
Arno Rafael Minkkinen
UGUALE MA DIVERSO/Same But Different
Palazzo Martuzzi, Sala Allende (Corso Vendemini 18)
Nato in Finlandia, emigra negli Stati Uniti con la sua famiglia all’etàdi sei anni. Sin da giovane sceglie la fotografia come mezzo espressivo, arrivando a diventare un fotografo di fama internazionale: da molti anni il suo particolarissimo corpus creativo è esposto in tutto il mondo, le sue immagini sono conservate in musei, gallerie e collezioni private, lui stesso tiene corsi e frequenti lectio magistralis.
Arno Rafael Minkkinen da oltre cinquant’anni lavora con l’autoritratto, come un acrobata, piega e contorce il suo corpo nudo e lo immortala in posizioni paradossali, mettendo a rischio la propria incolumità. Nei suoi scatti – che si ripetono uguali ma diversi, poiché le variazioni sono minime – autore e soggetto coincidono. Si mette sempre in gioco: le pose rischiose, gli equilibri precari, le situazioni limite sono vissuti in prima persona; nonostante abbia superato le settanta primavere, continua a utilizzare il suo corpo per creare immagini spettacolari, davanti alle quali viene da chiedersi comesiariuscito a realizzarle.
Quelle di Minkkinen sono fotografie senza tempo, in cui la figura si fonde con il paesaggio selvaggio e naturale, per ribadire che l’uomo non è altro che una parte infinitesimale di un ecosistema complesso. Al bando ogni presunzione di superiorità: l’unione poetica e armonica con gli elementi naturali sancisce la necessità del rispetto per ogni forma di vita. Ogni alterazione di questo equilibrio può avere conseguenze fatali per l’uomo stesso.
La produzione di Minkkinen veicola un messaggio chiaro: si prende coscienza del proprio corpo solo nella relazione con il mondo e si conosce il mondo attraverso la relazione con il nostro corpo. Minkkinen è dentro gli elementi naturali o sopra, ne è parte integrante.
In alcuni scatti il suo corpo imita le forme della natura, in altri si mimetizza, fin quasi a scomparire. La sua produzione spazia da visioni surreali a vere e proprie messe in scena, l’ironia si alterna allo stupore generato da posizioni ed equilibri improbabili. Le sue fotografie sono il frutto di una meticolosa ricerca e di una assoluta padronanza tecnica. A questa si abbinauno stile riconoscibile, caratterizzato dalla luce uniforme e dalle superfici immobili, che danno corpo alla nostra idea di eternità.
Arno Rafael Minkkinen, nato in Finlandia nel 1945, è fotografo, saggista e docente. Da una cinquantina d’anni si dedica all’autoritratto, con una costanza che ha pochi termini di paragone nella storia del genere. All’attivo ha più di cento mostre personali e sette volumi monografici, uno dei quali ha vinto il premio come libro fotografico del 2019 in Germania. Le sue opere sono conservate in un’ottantina tra musei e istituzioni di rilevanza internazionale. Tra i tanti riconoscimenti, si segnalano il titolo di cavaliere della Repubblica di Finlandia (1993), la Guggenheim Fellowship (2015) e la medaglia Pro Finlandia (2017), alta onorificenza riservata agli artisti finlandesi.
EstherHorvath
POLARNIGHT
La più grande spedizione artica di tutti i tempi
a cura di Marta Cannoni e Livia Corbò (Photo Op)
Monte di Pietà (Vicolo del Monte di Pietà 1)
Da settembre 2019, Esther Horvath ha trascorso quasi quattro mesi a bordo della nave rompighiaccio tedesca Polarstern per documentare ogni fase di MOSAiC, la più grande spedizione polare di tutti i tempi, promossa per raccogliere dati sull’atmosfera, l’oceano, il ghiaccio marino, l’ecosistema, i processi biogeochimici ed elaborare modelli climatici globali.
Unica fotografa ufficiale, Esther Horvath ha ripreso non soltanto i momenti più significativi della ricerca scientifica, ma anche la vita quotidiana dell’equipaggio della Polarstern e gli straordinari paesaggi polari, lavorando spesso in condizioni quasi proibitive: a meno 45 gradi e immersa nella notte polare 24 ore su 24.
“Durante la prima fase della spedizione MOSAiC eravamo completamente al buio: ventiquattr’ore di buio pesto, la notte polare. Ho provato la sensazione di una notte infinita. Non avevo mai sperimentato questo genere di oscurità completa. L’unica luce proveniva dai faretti sugli elmetti dei partecipanti alla spedizione e dalla nave rompighiaccio Polarstern. Essere sul ghiaccio marino era come essere sulla Luna. Il cielo era nero. Quando questa profonda oscurità si combina con il vento e la neve che soffia, è una vera magia.”
La spedizione è iniziata il 20 settembre 2019, quando la nave è salpata da Tromsø, in Norvegia, per trascorrere un anno alla deriva nell’oceano Artico, intrappolata nel ghiaccio. L’obiettivo era studiare da vicino l’Artico, epicentro del riscaldamento globale, come mai si era fatto prima, e raccogliere dati fondamentali per comprendere il cambiamento climatico.
Esther Horvath è una fotografa documentarista. Nata in Ungheria, dopo un master in economia, nel 2012 si è trasferita a New York per frequentare l’International Center of Photography, dove siè diplomata in “Documentary and Photojournalism”. Dal 2015 dedica la sua fotografia alle regioni polari: nel 2016 ha avviato il progetto a lungo termine IceBird, seguendo le spedizioni scientifiche che indagano l’assottigliamento della calotta polare; con un’immagine della spedizione MOSAiC (2019-2020) ha vinto il World Press Photo 2020 nella categoria Ambiente. Membro dell’International League of ConservationPhotographers e della Photo Society, ricopre il ruolo di fotografa scientifica per l’Istituto Alfred Wegener-Centro Helmholtz per la ricerca marina e polare. Dal 2018 vive a Brema. Le sue fotografie sono state pubblicate su «National Geographic», «The New York Times», «The Wall Street Journal», «TIME», «Audubon Magazine», «GEO Magazine» e molte altre testate internazionali.
LUCE IN ARCHIVIO
Percorsi visivi dai cataloghi fotografici di Palazzo Vendemini
a cura di Jessica Andreucci e Giuseppe Pazzaglia
Biblioteca Comunale, Palazzo Vendemini (Corso Vendemini 67)
Da diversi anni il Comune di Savignano sul Rubicone promuove la “cultura dell’immagine”, stimolando la partecipazione pubblica alle iniziative di valorizzazione del patrimonio iconografico e valorizzando la fotografia quale strumento di indagine dei processi di cambiamento sociale. Una costante e riconosciuta azione che conta pochi eguali nel panorama nazionale, e che nei suoi più recenti sviluppi ha portato alla progettazione di unaCasadella Fotografia: uno spazio aperto, atto a conservare, studiare e valorizzare il consistente archivio fotografico della città.
In attesa della fototeca comunale, è Palazzo Vendemini a ospitare l’archivio, che conta oltre 200.000 documenti tra fotografie storiche e cartoline postali, opere della sezione contemporanea, censimenti e campagne fotografiche, e il fondo del reporter riminese Marco Pesaresi, recentemente acquisito dall’amministrazione comunale. Ed è proprio Palazzo Vendemini il luogo in cui l’importante patrimonio fotografico di Savignano si mette in mostra in occasione della sua 30a edizione (1992 Portfolio in Piazza – 2021 SI FEST), secondo i percorsi visivi curati da Giuseppe Pazzaglia e Jessica Andreucci.
Luce in archivio parte dalle facciate di Palazzo Vendemini, con un’esposizione di immagini realizzate nel corso delle passate edizioni della manifestazione; una panoramica comprensiva e inevitabilmente incompleta, tra prime edizioni del festival, backstage, momenti più significativi. La mostra prosegue poi nei locali interni, con immagini provenienti dai diversi fondi fotografici, con lo scopo di avvicinare e favorire la conoscenza di quello straordinario patrimonio visivo che è l’archivio fotografico della città.
Mario Vidor
RIFLESSI SULL’ACQUA
Vecchia Pescheria (Corso Vendemini 51)
Per festeggiare la sua trentesima edizione, il SI FEST ripropone al pubblico una delle mostre dell’edizione originale. Era il 18 luglio 1992 e il festival, allora diretto da Lanfranco Colombo, debuttava con il nome di Portfolio in Piazza esponendo proprio in piazza Borghesi Riflessi sull’acqua di Mario Vidor. Secondo l’autore l’acqua è: “…il più grande pittore che la natura abbia saputo creare” il suo intento era dunque quello di contemplare la poesia fatta di luci e colori che essa riesce a originare. “I riflessi sull’acqua sono le tavolozze del tempo, riescono a dipingere tutto quello che si può rispecchiare; in giornate particolari, verso sera, quando c’è un po’ di vento si possono cogliere sfumature cromatiche meravigliose in centesimi di secondo se si usa la macchina fotografica quasi come un prolungamento della propria fantasia e di quella creatività generatrice che certamente sono patrimonio di ognuno di noi.”
Mario Vidor (Farra di Soligo, 1948) si è avvicinato alla fotografia dopo le prime esperienze in ambito pittorico. Dal 1982 la sua ricerca abbina l’indagine storico-scientifica e il linguaggio creativo. Alla prima pubblicazione, Sulle terre dei Longobardi (1989), sono seguite alcune singolari cartelle foto-litografiche e numerosi volumi, tra cui i premiati Semplicemente Italia (1992), Le torri di Babele (1998) e Pagine bianche (2002). Protagonista di circa trecento mostre personali, ha esposto le sue foto in tutto il mondo.
30x30
Una lunga storia per il nostro futuro
a cura di Roberto Brognara, Denis Curti e Mariaelena Forti
Vecchia Pescheria (Corso Vendemini 51)
In occasione della trentesima edizione, il SI FEST rilegge il tempo trascorso alla luce delle cronache nazionali e internazionali. Cosa è successo in questo piccolissimo spicchio di storia? La pecora Dolly, il crollo delle Torri Gemelle, la nascita dell’euro, il dilagare della pandemia… I principali fatti dal 1992 a oggi vengono raccontati con una pagina del quotidiano «la Repubblica» e alcune fotografie che hanno fatto il giro del mondo: un racconto scandito, anno per anno, dai visual del festival.
Nel 1992, quando è nato il SI FEST, si era agli albori della globalizzazione, all’inizio di una trasformazione che negli anni seguenti ha investito le telecomunicazioni, i beni di consumo, le produzioni culturali, la musica, la gastronomia, la moda e tutto il resto, amplificando anche fenomeni poco lusinghieri come i rischi ambientali e le diseguaglianze sociali. Con la globalizzazione, non solo siamo diventati cittadini del mondo, ma il mondo è diventato totalmente interdipendente. Parallelamente si è diffuso internet, una tecnologia che è maturata accanto alla globalizzazione, ma che ha anche contribuito ad accelerare il suo effetto. Tramite internet progressivamente, ma a ritmo sostenuto, si è creata una realtà parallela in cui il mondo materiale si specchia e in cui nuove attività crescono e si consolidano su scala planetaria. Quello che succede a livello globale ora trova mille canali per imporsi anche a livello locale: eventi che in precedenza risuonavano solo all’interno dei confini nazionali fanno sentire ovunque la loro voce.
Non è per caso, né per cosmopolitismo, che i fatti scelti per raccontare i trent’anni di una manifestazione italiana come il SI FEST abbiano quasi tutti un’origine, uno sviluppo o dei protagonisti che italiani non sono. E non è casuale che questi eventi-simbolo abbiano segnato l’immaginario collettivo del nostro Paese – e forse ne influenzino il futuro – meglio di tanti altri fatti accaduti nell’anno che qui rappresentano.
Ovviamente questi eventi di portata globale continuano a comparire sulle prime pagine di tutti i quotidiani, in tanti casi per più di un giorno, abbondantemente approfonditi nelle pagine interne. Ma a differenza di quanto accadeva prima, quando ancora erano giornali e tv a selezionare i temi e a imporli al dibattito pubblico, ora gli avvenimenti e i protagonisti che colonizzano l’immaginario mondiale sono altri. E sono in costante, aleatorio, cambiamento.
PERCORSI AL FEMMINILE
Uno sguardo sul domani
Federica Belli, Francesca Cesari, Aida Silvestri, Francesca Todde, Sofia Uslenghi
a cura di Alessia Locatelli
in collaborazione con Biennale della Fotografia Femminile di Mantova
Piazza Borghesi (dal 10 al 19 settembre)
Le cinque fotografe in mostra si interrogano su temi strategici perunmondo diverso e possibile: la natura e il paesaggio, il lascito generazionale, la migrazione forzata, l’umanità futura che si troverà a gestire le sorti del pianeta.
Il progetto fotografico di Federica Belli, dal titolo If we just act like it…, è una ricognizione visiva dell’estate 2020. Nell’estate del primo anno di pandemia, è evidente il desiderio di riappropriarsi giocosamente dei territori resi irraggiungibili dal lockdown. Quei territori tornano alla fine accessibili, in un effimero tentativo di ritorno alla normalità.
Con In the Room, Francesca Cesari osserva invece, in punta di piedi, i primi periodi della vita umana. Madri e bambini sono ritratti nell’intimità appartata e silenziosa delle loro stanze, in cui si rinnovano i gesti rituali ed eterni delle precedenti generazioni di donne. Un’eredità che andrà a rinnovare il futuro dell’umanità.
La fotografa inglese Aida Silvestri, in Even This Will Pass, sfida i pregiudizi subiti da chi emigra per ragioni economiche, climatiche, sociali o politiche. I suoi ritratti negati, sfocati per scelta, sono accompagnati da una poesia che racchiude la storia di ciascun migrante fotografato e ne segnala in modo performativo, sulla superficie di stampa, il tragitto illegale compiuto tra Eritrea e Regno Unito.
Francesca Todde, con A Sensitive Education, ci porta nel mondo di Tristan e della silente natura che avvolge il suo lavoro di addestratore di uccelli. Quello tra l’uomo, le specie animali e il loro ambiente è un rapporto sempre più delicato. In questi scatti però, la presenza dell’essere umano è solo suggerita, di spalle, per lasciare spazio ai protagonisti piumati e a una riflessione su quello che ognuno può fare per riconquistare un rapporto con le altre specie viventi e i loro habitat.
Sofia Uslenghi, con My Grandmother and I, ci parla infine del rapporto tra generazioni, sovrapponendo con estrema eleganza i propri ritratti e alcuni scatti fotografici d’epoca che mostrano sua nonna da giovane: due donne, coetanee nell’attimo eterno della fotografia, ma distanti nella storia; due generazioni che si accostano, attraverso una sovrapposizione visiva che è al contempo stratificazione del ricordo e passaggio di testimone tra memoria e futuro.
“Nulla è permanente, tranne il cambiamento” affermava Eraclito. In questo mondo in perenne evoluzione, la fotografia è uno strumento di analisi privilegiato per comprendere il passaggio epocale che stiamo affrontando e orientare le nostre scelte verso un’evoluzione più consapevole e in sintonia con le specie viventi che abitano il pianeta. Conciliando intelligenza razionale e intelligenza emotiva, la fotografia ci suggerisce valide alternative per abbracciare il cambiamento senza timore.
Francesca Belli entra nel mondo della fotografia nel 2018 come concorrente più giovane di Master of Photography, talent di Sky Arte, per poi lavorare con Oliviero Toscani al centro FABRICA. A New York affianca il fotografo Chris Buck e, rientrata in Italia, tiene un TEDx Talk sulla fotografia contemporanea. Laureata in economia e management, è ora fotografa freelance e abbina collaborazioni con Sky Arte e progetti di ricerca fotografica.
Francesca Cesari è una fotografa freelance attiva a Bologna. Laureata in storia dell’arte contemporanea, con un diploma in Professional PhotographicPracticeall’LCP di Londra, fotografa persone nel loro ambiente in luce naturale, indagando le fasi di passaggio dell’esistenza e le relazioni umane, con una particolare attenzione al femminile.
Aida Silvestri vive nel Regno Unito. Laureata con lode in fotografia all’Universitàdi Westminster, crea lavori che sfidano stigmi, pregiudizi e ingiustizie sociali attirando l’attenzione sulle questioni razziali, economiche, identitarie e sanitarie collegate ai fenomeni migratori. Le sue opere abbinano in modo originale la fotografia documentaria e la manipolazione della superficie fotografica.
Francesca Todde vive a Milano e lavora tra Italia e Francia. La sua ricerca si concentra sugli elementi invisibili delle relazioni, a volte incrociando storie di condivisione con gli animali. Il suo lavoro è distribuito da Contrasto.
Nel 2018 insieme a Luca Reffo ha fondato la casa editrice Départ Pour l’Image. Il suo primo libro, A Sensitive Education, è stato pubblicato nel gennaio 2020.
Sofia Uslenghi ha passato la sua infanzia sullo Stretto e ora vive a Milano. A vent’anni ha scoperto la fotografia come mezzo d’indagine personale. Si concentra sull’autoritratto, lavorando su sovrapposizioni di fotografie che tengono uniti pezzi della sua storia personale e familiare. Usa mappe, fotografie satellitari e strumenti che la riportano virtualmente dove è nata.
Elena Givone
DREAMS
Monte di Pietà (Corso Vendemini 53)
Dreams nasce dall’idea che i sogni rendano liberi. In un unico racconto sono accomunati luoghi segnati dalla disperazione: le favelas di Florianopolis e il carcere minorile di Salvador de Bahia in Brasile, il Mali dove l’acqua scarseggia, gli orfanotrofi di Mandalay in Myanmar, le zone povere dello Sri Lanka e dell’Ucraina, la città siriana di Aleppo ridotta in macerie sotto gli occhi dei bambini che la abitano. Invece di raccontarci “il dolore degli altri”, Elena Givone ci invita a immaginare un mondo in cui ognuno possa trovare una via aperta alla speranza. Alternando frasi e ritratti ambientati, ridà voce a un’umanità cui è stata tolta la parola e trasforma il fotogiornalismo in una relazione basata sullo scambio reciproco, nel segno della leggerezza.
Nei Paesi in cui ci conduce sognare è un lusso. Eppure lei si muove lieve, cercando paziente quel pezzetto di anima che la vita sembra aver dimenticato. Nel vuoto, nella solitudine, nell’assenza di umanità ritrova così il valore del sogno: un semplice tappeto si trasforma in un magico oggetto volante, da una lampada esce l’Aladino dei desideri, il coniglietto Rafi diventa un amico capace di dare conforto e la matrioska è il simbolo della famiglia e della madre ritrovata. Sognare diventa un modo per lottare e nessuno può toglierci il sogno della vita: essere amati e saper amare.
Durante la mostra ogni visitatore può scrivere il suo sogno e condividerlo sui social con un apposito hashtag, partecipando così alla creazione di un vero e proprio “muro dei sogni”. Può inoltre visitare l’atelier dei sogni di Elena Givone e i suoi strumenti magici, farsi ritrarre e sfogliare una selezione dei quaderni dei sogni realizzati in giro per il mondo. Mentre molti pensano a creare muri, noi li abbattiamo volando sulle ali della fantasia.
Elena Givone (1979) è una fotografa e artista visuale torinese, ambassador di Fujifilm. Negli ultimi quindici anni ha lavorato in Italia, Bosnia, Brasile, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito, Mali, Burundi, Egitto, India, Sri Lanka, Myanmar, Ucraina e Grecia, sviluppando anche laboratori dedicati ai giovani e aprendo una scuola di fotografia in Sri Lanka. Interessata al rapporto tra realtà esterna e sfera interiore, viaggia sempre accompagnata da una fotocamera Fuji Instax e, con la sua “foto magica”, regala attimi di incanto ai bambini e agli adulti che partecipano ai suoi progetti.
RESET
Sistema Festival Fotografia racconta la società contemporanea
Fotografie di Francesco Andreoli, Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, Mattia Marzorati
Testi di Benedetta Donato
Consorzio di Bonifica (Via Garibaldi 45)
Nel 2017 cinque festival di fotografia italiani – Cortona On The Move, Festival della Fotografia Etica (Lodi), Fotografia Europea (Reggio Emilia), Photolux Festival (Lucca) e SI FEST (Savignano sul Rubicone) – si sono uniti per dare vita a una piattaforma di progettazione comune, il Sistema Festival Fotografia. Tra le iniziative più recenti di questa rete si segnala Reset, un’open call promossa nella primavera scorsa nell’ambito del bando pubblico Strategia Fotografia 2020, indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura. Rivolta a fotografi e curatori italiani o residenti in Italia, la call richiedeva un contributo originale, in forma visiva o testuale, sul tema della rigenerazione urbana e umana. I vincitori sono stati annunciati nel luglio scorso durante Cortona On The Move e ora vengono presentati con una mostra al SI FEST.
L’Italia è oggetto di grandi cambiamenti: sfruttamento del territorio, urbanizzazione, spopolamento, gentrificazione, sostenibilità e nuovi modelli di sviluppo economico sono fenomeni già oggetto di studio. La pandemia ha accelerato queste macro-tendenze, ma ha fatto emergere anche altre criticità, ridefinendo il concetto stesso di territorio e relazione tra cittadini. Reset intende studiare questi temi e avviare un’analisi dell’Italia contemporanea attraverso il linguaggio fotografico. La mostra dedicata a Reset, insieme al catalogo pubblicato da Postcart Edizioni, è una prima tappa in questa direzione: i tre progetti fotografici e il paper che hanno vinto la call ci invitano infatti a rileggere in modo nuovo la società, il paesaggio e il territorio che abbiamo davanti agli occhi.
Nel progetto fotografico (Un)vaxxed Francesco Andreoli conduce un’indagine su un tema quanto mai attuale, quello delle vaccinazioni, avvicinando cittadini di ogni età, professione ed estrazione sociale. L’esito è uno spaccato della nostra società, studiata senza ricorrere a una contrapposizione netta tra fazioni, Sì-vax e No-vax.
In Questa terra è la mia terra Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni si concentrano invece su un’emergenza al tempo stesso ambientale, economica e sociale: l’epidemia di Xylella Fastidiosa che affligge gli olivi della penisola salentina, con conseguenze drammatiche per il paesaggio e per il tessuto economico. La soluzione a cui stanno lavorando scienziati, agronomi e agricoltori è la creazione un super-albero locale immune al patogeno: una risposta sostenibile, che evita l’impianto di massa di olivi globalizzati.
La terra dei buchi di Mattia Marzorati è invece un’inchiesta sulle criticità ambientali della provincia di Brescia, terra di storiche cave trasformate in discariche. Queste, insieme alla contaminazione dell’aria e a un alto numero di siti radioattivi e allevamenti intensivi, producono conseguenze deleterie per la salute dei cittadini: un esempio di come gli attuali modelli di sviluppo siano ormai diventati insostenibili.
A queste indagini fotografiche si affianca il testo Lo sguardo lungimirante, in cui Benedetta Donato esamina il ruolo della fotografia nella rigenerazione urbana e umana, con un excursus sul territorio nazionale e case history su Genova e sulle aree interne d’Italia. Il tema portante della sua analisi è il concetto di “lungimiranza”, intesa come la capacità dei fotografi di intravedere le implicazioni di uno specifico contesto, su tre fronti: la memoria dei luoghi oggetto di ricostruzione, la riscoperta di aree sconosciute, le zone nascenti.
Francesco Andreoli (Carpi 1996) è diplomato alla Libera accademia di belle arti di Firenze, dove ha coltivato la sua passione per la fotografia. Attento a tematiche sociali, con un particolare interesse per il ritratto, ha all’attivo pubblicazioni su magazine («D – la Repubblica»), esposizioni in festival (RIPHOTO#2, Kranj Foto Fest, Biennale Giovani Fotografi) e partecipazioni a percorsi formativi dedicati (Photograph-ER – Fotografia Europea). Lavora a Firenze, dove è assistente del fotografo Paolo Woods.
Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni dal 2013 realizzano progetti fotografici pubblicati su testate di tutto il mondo. Protagonisti di mostre in Europa e Asia, hanno all’attivo cinque libri, tra cui una trilogia su tre città in transizione (GüleGüle, RhOME, Forcella). Tra i riconoscimenti ottenuti: Gomma Grant (2016), Istanbul Photo Book Award (2018), Sony World Photography Award (2019), PHmuseum Grant (2020), PrixPlancheContact (2021). Quest’anno hanno vinto anche la Call for EuropeanPhotographers del PhotoBrussels Festival.
Mattia Marzorati (Cantù 1992), laureato in scienze del turismo all’UniversitàInsubria di Como, ha studiato fotografia a Granada (La Ampliadora) e fotogiornalismo a Madrid (EFTI). Dopo aver svolto le professioni più disparate, nel 2017 ha pubblicato il suo primo lavoro fotografico su «National Geographic Italia» e ha poi collaborato con «Internazionale», «L’Espresso», «Vogue», «The British Journal of Photography», «El País», Sky. Si dedica a lavori documentaristici e di reportage, in Italia e all’estero.
Benedetta Donato, curatrice indipendente, laureata in sociologia dell’ambiente e del territorio alla Sapienza di Roma, ha approfondito lo studio della fotografia alla Sorbonne Nouvelle di Parigi. Oltre ad aver collaborato ai documentari della serie Fotografia italiana (Giart) e alla sezione Fotografia contemporanea giapponese dell’Enciclopedia dell’arte contemporanea (Treccani), ha curato pubblicazioni e mostre di Maurizio Galimberti, Francesco Faraci, Giuseppe Mastromatteo, Nicola Tanzini, Alberto Gandolfo, Adriano Nicoletti e Romano Cagnoni. Contributing editor della rivista «IlFotografo», è stata nominator del Leica Oskar Barnack Award e dirige il Romano Cagnoni Award.
Lorenzo Zoppolato
LE IMMAGINI DI MOREL
Progetto vincitore del Premio Portfolio “Werther Colonna” SI FEST 2020
Galleria Muccioli (Corso Vendemini 64)
“Questo è un diario di viaggio lungo le strade della Patagonia, fino alla fine del mondo, laddove affondano profonde le radici del realismo magico: qui realtà e immaginazione hanno la stessa consistenza. Non è la somma dei chilometri a tracciare il percorso, bensì i luoghi e i soggetti che incontro. Essi vivono in un tempo dilatato e sospeso, come catturati dagli specchi della macchina infernale inventata da Morel, raccontata nel libro di Adolfo Bioy Casares. Nel mio cammino faccio esperienza di luoghi, persone e storie strappati al loro tempo. Passati lontani, soli e senza padroni che li possano adeguatamente ricordare. Futuri distopici dove tutto è ormai perduto, finanche la memoria da cui provengono. Storie smarrite in attesa di essere raccolte e ricollocate nella trama del tempo.” Lorenzo Zoppolato
Lorenzo Zoppolato (Udine 1990) inizia a lavorare come assistente fotografo a Milano durante gli studi universitari. Dopo la laurea entra in una multinazionale del settore pubblicitario, ma capisce presto di voler raccontare altri tipi di storie. Fotografo professionista dal 2014, vince una borsa di studio alla NABA di Milano accedendo al master in Photography and Visual Design e negli anni seguenti ottiene i primi riconoscimenti. Nel 2015 viene premiato come International Black & White Photographer of the Year nella categoria Emerging Talent, nel 2017 si aggiudica la borsa di studio dell’Ernesto BazanScholarship Fund for Young Photographers, poi conquista il Gran Premio Portfolio Italia FIAF (2018), il premio per il miglior portfolio all’International Month of Photojournalism di Padova (2019) e lo Storytelling Award dell’Italian Street Photo Festival (2020).
Giulia Gatti
SU MIA MADRE TIRA VENTO
Progetto vincitore del Premio “Marco Pesaresi” 2020
Galleria Muccioli (Corso Vendemini 62)
Nel 2017 Giulia Gatti è partita per l’America Latina e da lì ha scoperto di voler tracciare una sorta di mappa emotiva di ricerca della madre: madre come archetipo e non donna di carne e latte, madre come terra di appartenenza e tradizione, madre come casa, culla e tomba.
“Può capitare la fortuna di avere accanto una figura che combacia con i nostri desideri, e può capitare la fortuna di non averla. Mia madre non combacia con l’idea che io ho di madre, allora sono andata alla ricerca di quell’idea e per ora l’ho trovata tutta dentro un paese, mia madre è un paese.Su mia madre tira vento”.
Giulia Gatti nasce a Fabriano nel 1995. Danzatrice sin da piccola, si trasferisce a Roma, dove lavora in diverse compagnie di danza. Nel 2016 a Torino inizia un percorso di studi dedicato al teatro fisico. Nel 2017 si iscrive al Nuovo Istituto di Design di Perugia, dove si diploma in fotografia. Partecipa a workshop itineranti in Islanda e Argentina, maturando una fascinazione per il racconto fotografico. Continua poi il suo viaggio in America Latina, tra Messico, Perù, Bolivia e Patagonia, dedicandosi a progetti che abbracciano danza, fotografia e scrittura.
Maria Cristina Comparato
DELLA PRESENZA
Progetto vincitore del Portfolio Italia - Gran Premio Fujifilm 2020
Monte di Pietà (Vicolo del Monte di Pietà 1)
della Presenza racconta il percorso dell’autrice a partire dalla scoperta di un tumore metastatico al seno, ripercorrendo sinteticamente le tappe dalle difficoltà iniziali fino all’integrazione finale in una nuova quotidianità.
Il titolo riprende l’idea di crisi della presenza sviluppata dall’antropologo Ernesto De Martino e richiama il pericolo esistenziale che la malattia risveglia: un pericolo che un tempo veniva affrontato collettivamente e che oggi ci troviamo invece a fronteggiare quasi sempre soli. Di fronte a questo pericolo la chiave risolutiva – sia fotografica che emotiva – è stata ridurre le cose all’essenziale, guardarle per quello che sono, mettere sullo stesso piano malattia e persona in un’operazione di ridimensionamento complessivo. L’esito finale è un compromesso. Anche se non manca quella tensione inevitabile che accompagna le malattie mortali, la quiete diventa la nuova protagonista del racconto. Il lavoro si compone di undici fotografie a colori, disposte in una struttura simmetrica. Le immagini si susseguono in un’alternanza rigorosa ma il rigore, esasperato dal ripetersi di colori e superfici, si smorza grazie all’affacciarsi della persona. A mano a mano, quest’affacciarsi si fa sempre più concreto fino allo sguardo finale, che finalmente si riapre sul mondo.
Maria Cristina Comparato (San Giovanni Rotondo) inizia a interessarsi di fotografia quasi per caso e senza una particolare direzione. L’incontro con l’associazione Officine Creative Italiane cambia radicalmente il suo modo di approcciarsi all’immagine, portandola su un percorso di maggiore consapevolezza. Il lavoro della Presenza nasce all’interno di uno dei laboratori di associazione ed è la prima opera in assoluto dell’autrice. Al momento si sta dedicando al progetto nazionale promosso dalla FIAF Ambiente Clima Futuro, seguita dai tutor Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri.
Valentina Cenni
SARÀ PERCHÉ LA AMO
Videoinstallazione
Monte di Pietà (Corso Vendemini 53)
Da un incontro tra il direttore artistico Denis Curti e la poliedrica artista Valentina Cenni è nata la videoinstallazione che porterà a Savignano il suo diario intimo, un lasso di tempo raccontato attraverso le immagini. I suoi trittici, sequenze di fotografie che si susseguono legate le une alle altre, sono il mezzo espressivo che Valentina Cenni ha scelto per comunicare le proprie emozioni; lei sempre così espressiva e immediata, ha scelto questa volta il filtro del linguaggio fotografico, in particolare del bianco e nero; ha scelto di mettersi dietro la macchina fotografica e lasciare che sia questo il mezzo della narrazione.
Valentina Cenni, riccionese, diplomata all’Accademia nazionale d’arte drammatica e alla Royal Academy of Dance, alterna recitazione, regia, arti performative e fotografia. Al cinema ha lavorato come attrice con Sergio Castellitto, Fabio De Luigi, Elio Germano, mentre a teatro è stata diretta tra gli altri da Fausto Paravidino, Cristina Pezzoli, Luigi Lo Cascio, in classici di Pinter, Sofocle, Shakespeare, e ha danzato e recitato nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Aggiungi un posto a tavola. Nel 2016, anno in cui ha vinto il Premio “Vincenzo Cerami” come miglior attrice giovane, ha debuttato come autrice e regista con La regina Dada, spettacolo scritto e interpretato con Stefano Bollani. La collaborazione con il compositore e pianista abbraccia anche la musica, la radio e la tv, con programmi come L’importante è avere un piano, Evviva! e Via dei Matti n° 0. In parallelo porta avanti l’attività di fotografa, realizzando anche copertine di libri e dischi.
RILEGNO
Fotografia a sostegno del pianeta
a cura di Alessandro Curti
Giardino “Papa Giovanni XXIII”
Ventiquattro fotografe e fotografi da tutto il mondo partecipano a questo progetto espositivo, con il supporto del consorzio Rilegno. Le immagini in mostra raccontano lo stato attuale del pianeta, in tutta la sua splendida fragilità, seguendo una sequenza narrativa che alterna fotografie che mettono in risalto lo spettacolo della natura ad altre che mostrano l’impatto, a volte violento, delle azioni umane sulla natura.
La scelta di realizzare questo progetto espositivo in esterna e a ingresso libero nasce dalla volontà di restituire qualcosa di concreto alla comunità, in continuità con la scelta dell’amministrazione comunale di Savignano sul Rubicone, che ha recentemente terminato la riqualificazione di Piazza Giovanni XXIII, rendendola di fatto un parco pubblico, un nuovo polmone verde, accessibile ai cittadini. In questo luogo il messaggio che arriva allo spettatore è un invito a una presa di coscienza su temi come la sostenibilità ambientale e l’economia circolare: in questo senso le immagini sono capaci di raccontare storie uniche, arrivando dritte al cuore di chi le osserva, focalizzando l’attenzione su temi cruciali della nostra contemporaneità, sui quali la popolazione mondiale si gioca il proprio futuro e quello delle generazioni a venire.
241 METRI
Panorama visivo del Camping Rubicone
Fotografie di Alessandra Baldoni, Ilaria Ferrara, Bartolomeo Rossi, Francesco Rucci
Progetto e mostra a cura di Jana Liskova
Galleria Muccioli (Corso Vendemini 62)
Iniziative come le campagne fotografiche, i censimenti e le residenze organizzate dal SI FEST nel corso dei decenni sono una perfetta testimonianza dell’incessante desiderio di esplorare l’identità di un territorio e di indagarne le trasformazioni mediante il medium fotografico, creando le condizioni favorevoli alla collaborazione, al confronto e allo scambio di esperienze professionali.
Rispetto al passato questa volta il SI FEST abbandona la famosa via Emilia, oltrepassa anche il fiume Rubicone e approda nella zona di Savignano Mare.
Quest’area è per la maggior parte occupata dal Camping Villaggio Rubicone, ma comprende anche un tratto di spiaggia sabbiosa lunga 241 metri, che fa di Savignano sul Rubicone il comune costiero italiano meno bagnato dal mare.
Chi sono i villeggianti di questo luogo e perché vi ritornano ogni anno? Sono le domande a cui cerca di rispondere Francesco Rucci (Bari 1987) attraverso una serie di ritratti nati dal dialogo con i frequentatori del campeggio. Attento alla composizione ma fedele anche al contesto in cui fotografa, Rucci rappresenta le situazioni, gli sguardi e la quotidianità di chi decide di trascorrere qui la stagione.
Bartolomeo Rossi (Udine 1993) sviluppa il suo progetto intorno al concetto di libertà e l’illusione di essa. Quando si vive in uno spazio quotidiano e tutelato, può capitare di non rendersi conto di quanto questo possa trasformarsi in una gabbia. Qui sono i colori di una fiaba, un “dispositivo” di controllo reale o percepito come tale e gli attori involontari di uno pseudo Truman Show a rendere questo universo totalmente artificiale.
Ma cosa avviene quando le luci si spengono e la notte cala su questo “tempio del divertimento”? Per Ilaria Ferrara (Matera 1995) tutto diventa ancora più anonimo, fantasioso, surreale. La permanenza dei residenti del camping è percepita esclusivamente attraverso la presenza di indizi inanimati. La vivacità del territorio esplorato, la rappresentazione della vita balneare che lo permea e la ricerca ossessiva di un’identità diventano il fulcro dell’indagine.
Essere piccoli non significa avere paure piccole. Le paure infantili, dovute alla fantasia che interviene a colmare la mancanza di pensiero realistico, permettono a mostri, draghi, ragni velenosi di nascondersi sotto il letto dei bambini. Nella fotografia di Alessandra Baldoni (Perugia 1976) la parte gommosa, colorata, luminosissima che si nota nel camping di giorno si alterna al perturbante, all’inquietante, al mostruoso che si percepisce con la coda dell’occhio in un regno del gioco e della spensieratezza costruito appositamente per i bambini.
Paolo Simonazzi
ICONS OF LISCIO
Corso Vendemini 14
Icons of Liscio è un’indagine svolta a partire dal 2003 sui manifesti promozionali dei musicisti e delle orchestre di Liscio in una terra, l’Emilia-Romagna, in cui la musica da ballo è un’istituzione, un riferimento culturale forte e irrinunciabile. Le balere, un tempo numerose almeno quanto le chiese, sono un luogo storico di incontro e socialità, ma il Liscio si balla anche nelle piazze durante le sagre di paese e nelle feste dell'Unità. E ogni serata, ogni evento, anche nel mondo della musica da ballo ha il suo manifesto promozionale. Paolo Simonazzi ha cercato e fotografato questi manifesti affissi sui muri, sulle bacheche e lungo le strade dei paesi, tra i monti e la pianura, dell’Emilia-Romagna.
Il racconto fotografico documenta e fissa nel tempo la presenza e il messaggio di questi manifesti e allo stesso tempo rivela gli elementi estetici di un genere musicale con radici profonde e un proprio modo di entrare in relazione con la modernità e il passare del tempo. Le immagini di Paolo Simonazzi ci svelano, l’una accanto all’altra, la forza e l’efficacia in termini estetici e comunicativi di questi manifesti riconoscendo contestualmente l’importanza culturale e simbolica di un cardine della tradizione romagnola.
Paolo Simonazzi vive e lavora a Reggio Emilia. Il suo approccio stilistico rivela uno sguardo al tempo stesso affettuoso e ironico, in cui visioni rarefatte e sospese si alternano a fotografie che parlano di relazioni quotidiane, ambientate in quei luoghi di provincia dove il reale si confonde impercettibilmente con il surreale. L’autore ama cogliere il paradosso come vera e propria forma espressiva, come guida primaria del suo fotografare. In questo modo e grazie all’insegnamento di grandi e riconoscibili maestri, l’ordinario è capace di elevarsi a straordinario. Dal progetto qui presentato è stato tratto il volume Icons of Liscio. Il folklore della grafica, la grafica del folklore (Guaraldi LAB, 2019), con fotografie di Paolo Simonazzi e interventi di Massimo Pulini e Mario Turci.
I MEGASTORE
Progetto di valorizzazione dell’archivio fotografico di Marco Pesaresi
In collaborazione con l’Istituto professionale per il commercio “Luigi Einaudi”,Rimini
Cortile Chiesa del Suffragio (Corso Vendemini 38)
I megastore è un reportage inedito realizzato da Marco Pesaresi per documentare il consumismo di massa negli anni Novanta. Dopo due anni di lavoro sui negativi di Pesaresi e una mostra inaugurata a maggio 2021 presso la galleria dell’Istituto Einaudi, le immagini di quello straordinario progetto vengono ora presentate a Savignano sul Rubicone, città che conserva e promuove l’archivio del fotografo riminese, scomparso esattamente venti anni fa.
Tutto ha avuto inizio due anni fa con l’avvio di una collaborazione tra l’Istituto Einaudi e Savignano Immagini, associazione che ha in gestione l’archivio Pesaresi e che organizza il SI FEST.
Gli studenti hanno incontrato Isa Perazzini, la madre di Marco Pesaresi che ha raccontato loro la storia di suo figlio e ha permesso loro di accedere al materiale fotografico inedito che ritrae la vita e l’umanità brulicante dei megastore di Minneapolis, Mosca, Taiwan e Parigi. Gli studenti si sono occupati dello sviluppo dei negativi e hanno costruito la mostra approfondendo le tematiche sui megastore negli anni Novanta, così come sul concetto di non-luogo coniato da Marc Augé.
Dal selfie all’autoritratto
Progetto didattico a cura di Susanna Venturi e Mario Beltrambini
In collaborazione con l’Istituto di istruzione secondaria superiore “Marie Curie”, Savignano sul Rubicone
Monte di Pietà (Vicolo del Monte di Pietà 1)
Il SI FEST ospita gli esiti di un progetto didattico condotto nell’anno scolastico 2020/2021 in collaborazione con l’Istituto di istruzione secondaria superiore “Marie Curie” di Savignano sul Rubicone. Il progetto è partito dall’osservazione di un dato di fatto evidente a tutti: l’innovazione tecnologica ha rivoluzionato il modo di comunicare e le nuove generazioni, sui social media, esprimono i loro pensieri e loro emozioni usando soprattutto il linguaggio delle immagini e in particolare l’autoritratto come modalità di rappresentazione di sé.
CASA UNIBO
Progetti per le arti e la creatività
Direzione e cura Federica Muzarelli e Ines Tolic
Mostra realizzata da Corso di laurea in Culture e pratiche della moda, Università di Bologna – Campus di Rimini, Corso di laurea magistrale internazionale in Fashion Studies, Università di Bologna – Campus di Rimini, Dottorato in Scienza e cultura del benessere e degli stili di vita, Università di Bologna
In collaborazione con Dipartimento delle Arti, Università di Bologna
Corso Vendemini 24
La collaborazione tra l’assessorato alla Cultura del Comune di Savignano sul Rubicone e i corsi di laurea in moda dell’Università di Bologna nasce nel 2019, con la firma di una convenzione che impegna le parti a promuovere e stimolare iniziative di carattere scientifico, didattico e culturale con particolare, ma non esclusiva, attenzione agli eventi del SI FEST – Savignano Immagini Festival.
Durante l’anno accademico 2020/2021 gli studenti e i docenti del corso di laurea in Culture e pratiche della moda e della magistrale internazionale in Fashion Studies, con il supporto del Centro di ricerca Culture Fashion Communication (CFC) e del dottorato di ricerca in Scienza e cultura del benessere e degli stili di vita hanno realizzato alcuni lavori da esporre durante le celebrazioni previste per il trentennale del SI FEST.
A partire dal tema Identikit, proposto dal festival, sono state elaborate idee e realizzati progetti nell’ambito di diverse discipline: dall’informatica alla grafica, dalla letteratura alla filosofia, dal design alla fotografia. Idealmente, i lavori presenti in mostra offrono uno spaccato delle competenze acquisite dagli studenti nell’ambito dei corsi di laurea in moda, rendendo possibile intravedere anche le capacità e le competenze dei futuri professionisti che saranno.
I lavori più interessanti hanno trovato posto in Casa UniBo, un ambiente che per le giornate del festival è stato eletto a domicilio metaforico degli studenti e dei docenti del Campus di Rimini. Un luogo che, da una parte, accoglie i risultati di un lungo lavoro, reso particolarmente impegnativo dalle restrizioni imposte dalla pandemia; e che, dall’altra parte, valorizza il dialogo tra l’Universitàdi Bologna, il Campus di Rimini e le istituzioni del territorio.
FI FEST OFF
COVISIONI:
Indagine sulle relazioni durante la pandemia in Italia
a cura di Jana Liskova
Palazzo Don Baronio (Via Matteotti 30)
La pandemia e il conseguente lockdown ci hanno costretto a modificare in modo drastico pensieri, emozioni, relazioni in ambito sentimentale, sociale e lavorativo. Non avendo alcuna memoria storica di un evento simile, di fronte a un cambiamento che ha stravolto le nostre certezze, siamo stati tutti chiamati ad abbandonare abitudini radicate, che mai avremmo pensato di dover mettere in discussione.
Nelle prime settimane di lockdown Francesca De Dominicis, Cecilia Guerra Brugnoli, Jana Liskova, Francesco Rucci, Anita Scianò ed Erika Volpe hanno fondato un gruppo di lavoro per confrontarsi su questo particolare periodo storico e capire se la fotografia contemporanea fosse in grado di analizzare e documentare il cambiamento in atto nelle relazioni umane. Insieme a quaranta autrici e autori dislocati nelle varie regioni italiane, hanno così creato Covisioni:, un progetto collettivo chiamato a raccontare il cambiamento attraverso il mezzo fotografico.
Nei lavori di Covisioni: è possibile osservare alcune costanti, aspetti ricorrenti e a volte inattesi come la trasformazione dei luoghi di incontro in non-luoghi, o la riscoperta di se stessi e del proprio rapporto con la natura. L’attenzione, più che sulla cronaca, si concentra sulla trasformazione in atto nelle relazioni umane. Dalla necessità di rappresentare l’assenza nasce così la scelta di raccontare l’essenza, per individuare una nuova realtà e nuove visioni condivise.
Mostra a ingresso gratuito
SI FEST OSPITA
ME, MYSELF & I = [WE]
Monte di Pietà (Vicolo del Monte di Pietà 1)
Quattro classi del Liceo artistico “Carlo Amoretti” di Imperia ragionano sul rapporto tra sé e autoritratto, con un video nato da un laboratorio e ospitato nella mostra dell’Istituto “Marie Curie” di Savignano Dal selfie all’autoritratto.
MY DEAR
Diario visivo della quotidianità di 15 donne di 9 nazionalità a cura di Filippo Venturi e Associazione Between
Showroom Montemaggi Designer (Via Roma 2)
Le protagoniste del progetto My Dear, tramite delle usa e getta da 27 scatti (con alcune eccezioni dettate da scelte tematiche o visive), si sono focalizzate su storie personali, confidenze, ma anche sui rapporti sociali che abbiamo dovuto rivedere a causa della pandemia. Da questo percorso è scaturito un universo di testimonianze composto da sensibilità distinte, provenienze diverse, approcci disparati, ma tutti convergenti nel bisogno di ricevere e offrire, oggi più che mai, ascolto, comprensione e vicinanza.
Mostra a ingresso gratuito
SAPER FARE ARTIGIANO DEL RUBICONE
Leonardo Farina, Alessandro Mazza, Mirco Ricci, RaffaeleTurci
a cura di CNA Forlì-Cesena
Corso Vendemini, 44
CNA accompagna i visitatori in un viaggio tra le imprese artigiane del distretto calzaturiero del Rubicone per fermare in uno scatto l'unicità del saper fare artigiano.
Protagonisti sono i fotografi professionisti del territorio ed alcune imprese contoterziste del distretto calzaturiero. La volontà è quella di raffigurare complessivamente il “Saper fare” artigiano, che rappresenta un punto di eccellenza identitario del sistema imprenditoriale del nostro territorio.
Lo scopo è mettere in evidenza l’orgoglio di essere imprenditori sul nostro territorio. Far riscoprire il valore tangibile del creare con maestria un prodotto, condizione alla base del Made in Italy ed un invito indiretto anche alle nuove generazioni a considerare quanto di bello ci possa essere nel diventare imprenditori.
Un matrimonio tra la capacità espressiva dei fotografi e la capacità realizzativa delle imprese del territorio, considerando come anche i fotografi professionisti locali, possano misurarsi con un festival importante come questo.
Gli imprenditori ed i loro collaboratori del distretto calzaturiero trovano la bellezza in ogni singola componete che serve a costruire una scarpa. Orgogliosi del loro saper fare che è patrimonio culturale e costituisce parte dell'identità del territorio in cui siamo. Con questa esposizione si dimostra la loro passione.
Le imprese oggetto delle fotografie: Trancificio Romagnolo Snc di Zammarchi Ivan & e c; Puntoart s.r.l; MPL – Waterjet cutrone by Pierluigi Marco; Smart Leather s.a.s di Alessandri Primo & c.; Ramones srl; Calzaturificio Catia di Talacci & c. sas; Angelini srl; Bianco Accessori snc di Bianchini Gianluca e Lombardi Gessica.
Mostra a ingresso gratuito
LETTURE PORTFOLIO E PREMIO “WERTHER COLONNA”
Come da tradizione, SI FEST ospiterà le letture portfolio. Saranno dieci i professionisti del mondo della fotografia che sabato 11 (dalle 9.20 alle 12.20) e domenica 12 settembre (dalle 15 alle 19) incontreranno i fotografi iscritti negli spazi del Giardino “Papa Giovanni XXIII” di Savignano sul Rubicone (FC).
I lettori portfolio a SI FEST 2021
Alla trentesima edizione di SI FEST interverranno: Silvia Camporesi, una fotografa che attraverso i linguaggi della fotografia e del video costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale, e che negli ultimi anni si è dedicata al paesaggio italiano; Livia Corbò, curatrice, nonché co-curatrice della mostra del SI FEST 2021 Polarnight. La più grande spedizione artica di tutti i tempi, photo editor del mensile Amica, collaboratrice de Il Fotografo e co-fondatrice dell’agenzia Photo Op, metterà a disposizione la sua esperienzanel mondo della fotografia, dalla gestione della produzione a quella del mercato editoriale e nel campo del diritto d'autore; Luigi Gariglio, sociologo dell’Università di Torinoe fotografo, esperto nei temi della reclusione, del controllo sociale e della coercizione; Alessia Locatelli,direttrice artistica della Biennale della Fotografia Femminile di Mantova e dell’Archivio Enrico Cattaneo, oltre che curatrice della mostraPercorsi al femminile. Uno sguardo sul domani al SI FEST 2021;Anna Volpi, presidente de La Papessa e della Biennale della Fotografia Femminile, fotografa e docente di fotografia; Francesca Marani, photo editor e contributor di Vogue Italia e co-curatrice del Photo Vogue Festival; Fulvio Merlak, presidente onorario FIAF e direttore di Portfolio Italia dal 2004 e promotore di seminari e corsi avanzati di lettura dell’immagine; Francesco Merlini, fotografo documentarista, photo editor, curatore e coordinatore dell’agenzia internazionale Prospekt; Alice Siracusano, esperta in comunicazione, già in BBDO, WPP, Google, YOOX e Samsunge attualmentead e socia di maggioranza in Luz; Marisa Zanatta, photo editor e giornalista di Vanity Fair fin dal primo numero, specializzatanella ricerca di ritratti e nei rapporti con le agenzie e i fotografi esteri.
Le iscrizioni sono aperte fino a martedì 7 settembre. Per iscriversi è necessario leggere il regolamento e compilare l’apposito form online. Ogni fotografo potrà richiedere e svolgere un massimo di tre letture portfolio, al costo di 20 euro ciascuna.
I portfolio ritenuti meritevoli dai lettori accederanno alla selezione finale per il Premio Portfolio “Werther Colonna” SI FEST 2021, che consiste nella realizzazione di una mostra a SI FEST 2022 e nella pubblicazione del catalogo ad essa connesso. Il valore del Premio è di 4mila euro, generosamente offerti dalla Famiglia Colonna e dal Gruppo IVAS in ricordo di Werther, straordinario sostenitore di SI FEST e appassionato mecenate della cultura e dell’attività fotografica savignanese.