Siembra directa

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO SAN GIACOMO
Via Carrarone Rasponi (48026) , Russi, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
23/06/2023

ore 18,30

Curatori
Alessandra Carini, Paolo Pileri
Generi
arte contemporanea

Il tema scelto dalla curatrice Alessandra Carini sarà ancora quello della salvaguardia della Natura e più precisamente del suolo, risorsa essenziale che sta esaurendosi e sulla quale c’è ancora poca consapevolezza.

Comunicato stampa

Il tema scelto dalla curatrice Alessandra Carini sarà ancora quello della salvaguardia della Natura e più precisamente del suolo, risorsa essenziale che sta esaurendosi e sulla quale c’è ancora poca consapevolezza. Per questo motivo Carini ha scelto di essere affiancata dall’esperto Paolo Pileri, ingegnere ambientale e professore di Progettazione e pianificazione urbanistica al Politecnico di Milano, da anni impegnato nella divulgazione e salvaguardia del nostro suolo.

SIEMBRA DIRECTA, l’arte che sta dalla parte del suolo. Questo il nome scelto per la mostra, dove le prime due parole in spagnolo significano “semina diretta”, metodo agricolo molto diffuso in Argentina che consiste nel seminare il terreno senza ararlo, e richiama anche un modo di apprendere privo di sovrastrutture e condizionamenti.

L’esposizione sarà divisa in due parti: il piano terra, dove verrà esposto materiale fotografico e video in collaborazione con ISPRA e SIPe, dedicato al suolo e la situazione in cui oggi versa, e il primo piano, che ospiterà le installazioni site specific di Oscar Dominguez e Ana Hillar, artist* argentini residenti a Faenza da più vent’anni.

PIANO TERRA: selezione delle fotografie presentate nella mostra “L’Italia perde terreno: il consumo di suolo e il degrado del territorio” e una serie di opere di Ana Hillar selezionate con la preziosa collaborazione di Tempesta Gallery (Milano).
La mostra fotografica “L’Italia perde terreno”, un progetto di Angelo Antolino durato sette anni, è stata realizzata in occasione della presentazione del Rapporto Nazionale ISPRA-SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” presso il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma il 21 settembre 2019 con le fotografie di Antolino e le immagini aeree e satellitari provenienti dall’archivio di dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente delle Regioni e Province Autonome.

Il catalogo della mostra a cura di Michele Munafò e Alessandra Attanasio raccoglie una selezione delle fotografie presentate in mostra al MAXXI e riflette sul tema del suolo, analizzandole le dinamiche di sfruttamento e le possibili azioni di tutela e protezione necessarie. Paolo Pileri, ingegnere ambientale e professore del Politecnico di Milano, ha partecipato alla stesura del catalogo e ha promosso l’esposizione di una selezione delle fotografie a Siembra Directa.

Il suolo è una risorsa fragile, limitata e non rinnovabile, che svolge funzioni fondamentali per la regolazione dei cicli e processi ambientali. Esso è fondamentale per la vita dell’uomo, in quanto protagonista di numerose sue attività ed elemento centrale del paesaggio e del patrimonio culturale. Una delle principali cause di degrado del suolo è lo sfruttamento di terreni per la costruzione urbana e infrastrutturale. Mentre, tra le conseguenze del consumo del suolo ci sono l’aumento del rischio sia di inondazioni che di scarsità idrica.
La sua salvaguardia è, dunque, un’urgenza collettiva, per questo una maggiore consapevolezza su cause e rischi è necessaria.

Come afferma Paolo Pileri: “Al nostro Paese dobbiamo dare, e presto, basi culturali robuste e convincenti per comprendere cosa sia un albero, un prato, l’ecologia, il suolo e quanto tutto ciò ci faccia stare bene. Dobbiamo spiegare che l’economia non ha più bisogno delle betoniere come prima.”

PRIMO PIANO: Installazioni site-specific di Oscar Dominguez e Ana Hillar

Dominiguez e Hillar fin dagli esordi utilizzano materiali organici per la loro ricerca, cercando sempre un’armonia stilistica ma soprattutto etica con l’ambiente naturale.
Oscar Dominguez, è un artista molto conosciuto e apprezzato nel territorio per le sue grandi installazioni in materiale deperibile che trova in loco, come rami, radici e canne, che intesse magistralmente creando grandi sculture che si inseriscono perfettamente nell’ambiente naturale.

Ana Hillar, conosciuta ampiamente in Italia e all’estero, ha scelto come materiale d’elezione la ceramica, ma anche materiale organico che, come Dominguez, usa nelle sue grandi e leggiadre installazioni. Entrambi gli artist* hanno incentrato la loro ricerca sul rapporto essere umano – natura, cercando di far emergere tutta la fragilità, la complessità e la sacralità delle nostre esistenze.
Durante il periodo della mostra verranno organizzati degli incontri con espert*, artist* e curator* che affronteranno anche il delicato tema della recente alluvione.

Inaugurazione: venerdì 23 giugno ore 18:30.
Orari di apertura: venerdì dalle 16:00 alle 20:00, sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00; domenica dalle 10:00 alle 13:00.
Fino al 24 settembre 2023.

Evento promosso dal Comune di Russi
Con il patrocinio di Politecnico di Milano e Ordine degli Architetti di Ravenna
Con la collaborazione di ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale- e SIPe - Società Italiana di Pedologia –
Sponsorizzato da Qu Lighting
Grafica di eee studio

● ● ●

Approfondimenti sulle opere site-specific del PRIMO PIANO

OSCAR DOMINGUEZ

Oscar Dominguez nasce a Tucuman, in Argentina, nel 1970. Dopo la formazione accademica si trasferisce nel 1999 a Faenza (RA), dove attualmente vive e lavora. Le sue sculture si arricchiscono della luce e del calore della terra, sono povere nei materiali ma sanno sprigionare forza ed energia, passione e vigore. Ogni opera racconta un percorso, una ricerca nella storia del mito, per giungere a raccontare dell’uomo, della natura, della vita in uno spazio assolutamente atemporale.

Oscar Dominguez si occupa di opere site-specific da più di dieci anni, allontanando la sua produzione dalla scultura e attuando una vera e propria trasformazione: i suoi materiali sono elementi di recupero, scarti naturali a cui l’uomo non presta attenzione, con lo scopo di generare rispetto e curiosità per il luogo in cui ci si trova. Dominguez parte dalla materia prima grezza e la accompagna attraverso un percorso virtuoso, distruggendola per poi ridarle valore.

“Memoria del Agua” nasce dall’utilizzo di un elemento a lui molto familiare: un campo di kiwi accanto alla sua casa, le cui radici erano state abbandonate sul terreno. Sospese come sinapsi senza inizio né fine, le connessioni tra gli apparati radicali formano un tessuto denso e ribaltano le nostre sicurezze: ciò che dovrebbe essere all’esterno si trova all’interno di un palazzo, mentre quello che dovrebbe essere sotto i nostri piedi, ci sovrasta. Cambiare il punto di vista è indispensabile per permetterci di scollarci da una visione privilegiata della vita: modificare l’angolo di visione dell’Universo è il solo modo che ci aiuterà a scuotere le coscienze.

“Espejo” è un intervento site-specific che nasce da un ripristino effettuato durante la ristrutturazione del Palazzo. Dominguez usa lo spazio a suo favore per far riflettere i due piani reciprocamente: il primo chiaro, piatto e verticale; il secondo scuro, pesante e orizzontale. Verticalità e orizzontalità ancora una volta si incontrano nella risultante che le unisce. Nasce quindi un dialogo tra quello che siamo, unito alle nostre azioni, e quello che accade dopo di noi, a causa nostra. In un universo in cui tutto tende all’equilibrio, l’uomo crea fratture scomposte che rompono il bilanciamento armonioso.

Nella Stanza dei Continenti Dominguez ci trasporta a duemila metri di altezza, nella Valle Calchaqui, un'area della regione nord-occidentale dell'Argentina che attraversa le province di Catamarca, Tucumán, Jujuy e Salta. “Apacheta” era il termine con cui gli antichi peruviani denominavano dei cumuli di pietre posti sui passi andini a cavallo dei due versanti. Ed è proprio un’apacheta che viene raffigurata nell’immagine sul fondo della sala. Sassi accumulati in zone in cui le piante sono basse e i sentieri sono invisibili. Questi luoghi diventano punti di riferimento, simili a templi in onore della Madre Terra, la Pacha Mama, dove i passanti lasciano ciò che hanno, per dimostrare il loro transito, oppure raccolgono qualcosa dal cumulo, in caso di necessità. Si crea allora una rete di persone che si intreccia attraverso la presenza degli oggetti: un dialogo tra figure invisibili che si parlano, si incontrano ma non si vedono. Anche in questo caso è presente l’elemento che unisce il piano orizzontale e quello verticale: una lancia a due punte il cui colore è dato da una bruciatura del legno che ricorda un rituale di purificazione. Le estremità puntano al cielo e alla Terra e il punto di incontro tra i due piani diventa dorato ed immensamente prezioso.

L’ultima parte dell’esposizione, “Mineral” vede dei grandi frammenti che ostacolano il nostro percorso, dettandone le possibilità. Nel 2021 Dominguez aveva realizzato una scultura con lo stesso materiale nel Parco pubblico Deserto Rosso a Ravenna, grazie a Deriva Festival, Arte Paesaggio Città curato, oltre che da Carini, anche da Sabina Ghinassi ed Elisa Greco. Per Siembra Directa riprende in mano quella materia così resistente ma apparentemente morbida e malleabile, e ne rielabora le forme e il significato. Questi grandi oggetti di ferro dello spessore di 7 mm venivano utilizzati a Bagnacavallo per produrre la carbonella e durano svariati anni, in quanto il loro deperimento ne trasforma la funzione, rendendoli sempre utili grazie a rattoppi e saldature. Il fuoco che ospitano, il lavoro e il tempo ne dettano le incrinature, i colori e le sembianze accartocciate.

ANA HILLAR

Ana Hillar nasce a Santa Fe, in Argentina, nel 1969. Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Santa Fe nel 1997. Successivamente si trasferisce in Italia e ottiene un diploma in restauro ceramico archeologico presso l'Istituto d'Arte di Faenza (RA), dove attualmente vive e lavora. Ana Hillar si è rivelata alla critica ceramica internazionale come vincitrice del Premio Faenza nella 52° edizione del Concorso Internazionale di Arte Ceramica nel 2001 con l'installazione intitolata "Sombra del Viento". Nel 2003 tiene la personale "Humano" al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e da allora numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero.

Nel lavoro di Hillar emerge la volontà di porsi in ascolto nei confronti delle sue origini, del lato più primitivo della natura umana ma anche di quello più essenziale. Il suo sguardo si pone interrogativo nei confronti dell’uomo, dell’ambiente naturale e dello spazio abitato e abitabile. La terra è centrale nel lavoro di Hillar: un materiale semplice ma allo stesso tempo complesso e ricco di vita. Il lavoro dell’artista attraversa terre di luoghi e geografie diverse, stabilisce quindi contatti con le tradizioni locali, ripercorrendo la memoria del luogo.

“Incapaces de dormir pero soñando sin cesar” nasce da una performance del 2003 realizzata in Argentina: corpi di danzatori ricoperti di fango si adagiano in forme ricavate nel terreno. Questi grembi o ideali sarcofagi escono dal terreno e se ne allontanano, costituendo una nuova dimensione che testimonia il nostro passaggio. Il titolo dell’installazione significa votati a un'insonnia perenne, ma intenti senza posa a sognare, è tratto da Memorie di Adriano di M. Yourcenar e rimanda alla costante effervescenza di realizzazione e voglia di grandezza che risiede nell’essere umano. Un continuo tentativo di lasciare una traccia, un’impronta che crei una nuova memoria.

“Quei grandi prigionieri delle rocce e delle onde, eternamente flagellati dall'oceano insonne, votati anch'essi a un'insonnia perenne, ma intenti senza posa a sognare, continuerebbero a opporre all'ordine olimpico la loro violenza, la loro angoscia, il loro desiderio perpetuamente frustrato. Ritrovavo in quel mito, ambientato ai confini del mondo, le teorie dei filosofi di cui m'ero nutrito: ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza..”

Poco più avanti nel percorso mostra è presente una proiezione della performance realizzata in Argentina vent’anni fa: una sequenza di immagini che lentamente lascia che l’idea della figura umana si perda e che il movimento prenda il sopravvento, concludendosi in fluide geometrie.

Nella sala che negli anni Cinquanta Mattia Moreni utilizzò come suo studio, Hillar realizza “Siembra directa - ridare ascolto alla terra”, un lavoro in terra cruda che muta con il passare dei giorni. La forma nasce da quella di un vaso, un oggetto dalle origini primitive legato all’agricoltura, ma non solo. All’interno di questa sono state inserite molte varietà di semi che, con la quotidiana cura, creeranno radici e usciranno dalla terra sottoforma di prato e piccola vegetazione. La terra cruda si asciugherà all’aria che ne potrà essere sia carnefice che benefattrice: infatti, i semi non cresceranno se questa si asciugherà completamente. Molti semi moriranno e molti sopravviveranno, in un riflesso esatto dell’equilibrio dell’Universo. In contrasto con questo, un lavoro in grès: un piccolo ciuffo d’erba protetto sotto una campana di vetro.

“Habitat mutabile” è un’installazione galleggiante, un insieme di rami realizzati in terracotta, che assumono il colore tipico di quest’ultima, rimandando ai colori dei dipinti e delle pareti della Stanza dedicata al segno zodiacale dei Gemelli. I rami sono copie fedeli dei modelli, specie autoctone spontanee che l’artista ha raccolto nei mesi passati. All’interno sono vuoti, e quindi fragili, in contrasto con la potenza e resistenza della ceramica, da cui sono formati. Ogni elemento fa parte di una rete che si unisce all’altra, nella composizione di una struttura visibile e invisibile o un habitat da rispettare.