Siena tra il ‘200 e il ‘400. Collezione Salini
In mostra una raccolta di opere d’arte senesi davvero eccezionale, circa 150 “pezzi” tra dipinti, sculture, oreficerie e maioliche verranno presentati nei suggestivi locali dei Magazzini per ricreare lo stile e l’atmosfera del Castello di Gallico.
Comunicato stampa
Dal 15 giugno al 15 settembre i Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico ospiteranno la collezione Salini, una raccolta di opere d’arte senesi davvero eccezionale, circa 150 “pezzi” tra dipinti, sculture, oreficerie e maioliche verranno presentati nei suggestivi locali dei Magazzini per ricreare lo stile e l’atmosfera del Castello di Gallico.
L’ingresso alla mostra sarà gratuito e, in accordo con il Comune di Siena , sarà comunque possibile fare un’offerta libera da destinare ad un opera di beneficenza.
Il catalogo, al prezzo promozionale di 18 euro, illustrerà le opere esposte nel percorso e sarà fondamentale per una migliore comprensione della mostra
La Collezione:
“L’architetto SimonPietro Salini è un uomo di infaticabile attività che ha svolto attività di costruttore e progettista occupandosi di opere di edilizia civile e industriale e costruendo ospedali, strade, ponti, ferrovie, dighe, impianti idroelettrici, acquedotti, ideando piani urbanisti e territoriali, oltre che in Italia, in ogni angolo dell’Africa, in Medio Oriente, in Cina e in Brasile, dove ha anche costruito fondazioni e ospedali per beneficenza: questo personaggio ha infine scoperto una meravigliosa e silenziosa campagna nel territorio senese, con un piccolo borgo antico da una parte, Montecalvoli, e un castello diroccato dall’altra, Gallico, li ha ristrutturati con un rispetto quasi maniacale per l’antico e ha cominciato a mettere insieme una collezione di opere d’arte senese – dipinti, sculture e oreficerie – che è diventata imponente sia per quantità che per qualità.
Tra queste opere si contano oltre trenta capolavori, alcuni dei quali prestigiosi anche per le loro provenienze : la grande Croce dipinta di Duccio già in collezione Odescalchi nel castello di Bracciano, il polittico di Bartolommeo Bulgarini e le cuspidi di polittico di Giovanni di Paolo provenienti dalla collezione Chiaromonte Bordonaro di Palermo. E poi il San Pietro in marmo di Giovanni Pisano dal viso sconvolto forse per il pianto dopo il rinnegamento di Cristo; la Madonna col Bambino su tavola di un seguace di Duccio giovane che non siamo riusciti a riferire a nessuno dei pittori senesi noti e abbiamo perciò chiamata Madonna Salini; un Cristo benedicente in legno di notevoli dimensioni, probabilmente riferibile al grande scultore noto come “Primo Maestro di Orvieto”( cioè l’artista ancora anonimo che ha iniziato la decorazione della facciata del Duomo di Orvieto); tre sculture bellissime di Tino di Camaino; una tavoletta con San Giacomo di Simone Martini; una cuspide con tre Santi e un impressionante laterale di polittico con San Giovanni Battista di Pietro Lorenzetti; una mirabile Crocifissione di Ambrogio Lorenzetti; due sculture di Goro di Gregorio; una stupenda, piccola Madonna col Bambino in piedi molto prossima ad Andrea Pisano; un piccolo e raro rilievo in stucco policromo con una Madonna col Bambino a mezza figura, di una grazia stupefacente ma di difficile attribuzione, con ogni probabilità di uno scultore senese della fine del Trecento; una superba Madonna col Bambino in terracotta di Jacopo della Quercia; tre sculture di Francesco di Valdambrino; altre tre sculture in legno di Domenico di Niccolò “dei cori”; una Vergine annunziata lignea, rivestita di foglia d’oro, di difficile definizione ma di squisita dolcezza tardogotica; una tavoletta con San Bernardino già riferita a Pietro di Giovanni Ambrosi ma sicuramente del Sassetta; davvero dell’Ambrosi, invece, un bellissimo e complesso altarolo a sportelli con varie figurazioni; due opere di Neroccio, una scultura di un Angelo annunziante addirittura documentata e un dipinto su tavola raffigurante la Madonna col Bambino e due santi.
Alcune opere si sono rilevate di attribuzione diversa da quella con cui erano state acquistate, ma la loro presenza in questa collezione non manca di avere un significato: così sculture gotiche riconosciute forse come francesi fanno comunque parte di quella corrente artistica a cui soprattutto si ispirava la pittura senese della prima metà del Trecento, quando Siena era diventata un avamposto del Gotico in Italia. Altre opere risultate non senesi avevano comunque avuto questo riferimento da importanti studiosi di storia dell’arte.
Per concludere, siamo di fronte a una collezione di grande spessore e di un’importanza davvero eccezionale, che emerge con forza nel panorama della storia del collezionismo otto e novecentesco.
Professor Luciano Bellosi
(La Collezione Salini, Firenze 2009 pp.29-31)