Silvana Alasia – Percorsi
Così come ce lo propone Silvana Alasia il suo cammino nell’arte procede per tappe, che prendono le mosse nella seconda metà degli anni Ottanta.
Comunicato stampa
Percorsi
Così come ce lo propone Silvana Alasia il suo cammino nell’arte procede per tappe, che prendono le mosse nella seconda metà degli anni Ottanta.
Gli inizi sono dettati all’insegna di una ricerca grafica pulita, nitidamente trasparente, composta ad applicarsi alla resa pura di suggestioni tratte dalla dimensione della realtà; ma è da notare come ben presto l’iniziale e più spontanea attenzione per il mondo naturale lasci il posto alla consapevolezza che il fare artistico debba misurarsi con i repertori consolidati della figurazione: per questo la Garzetta o il paesaggio con le tracce nella neve si tramutano rapidamente in visioni fantasmatiche e gli oggetti o gli esseri animati – la sedia a dondolo, o i cavalli - , prendono la consistenza di presenze multiple, riflesse e gli artefatti umani divengono solidamente memori di una tradizione visuale colta.
Il suo mestiere si affina presto per rispondere alle intenzioni di una resa figurativa rinnovata, che se in parte si rende funzionale alle esigenze professionali della grafica d’arte, dall’altra scopre, in proprio, la gioia dell’interpretazione fiabesca del mondo naturale, ben testimoniata dalle libere stilizzazioni che vanno, per esempio, dal Gufo, alla Gazza ladra, alle Tartarughe.
Se il disegno con la Composizione musicale del 1987 ha il pregio di anticipare una fitta serie di dipinti recenti e di analogo tema, che già hanno trovato spazio nella personale che “Arte per Voi” le ha dedicato lo scorso anno, mancavano ancora all’appello, nella ricostruzione dell’ultima stagione dell’itinerario artistico di Silvana Alasia, due capitoli che l’hanno più intensamente occupata tra il 2012 e l’inizio del 2013. Il primo dei quali – e penso ad esempio ad un soggetto come La petite jardinière, ben memore di un soggetto, ma anche di una tecnica compositiva che già ci era nota dall’esposizione delll’anno scorso – si impernia sulla rivisitazione di temi che, volendo, si possono ricondurre ai repertori tradizionali definibili come “nature morte”, ma in cui si fa largo una istanza di ricerca materica differente, che prende ad operare dal tessuto pittorico dello “sfondo”, fino ad interferire progressivamente con le “figure”, come accade alla Composizione deco o alle Pagine bianche, che alludono esplicitamente ad una costruzione spaziale e ad una densità poetica finora insolite nelle sue tele e in cui ora si afferma con sicurezza una atmosfera carica di valenze introspettive.
Dalla messa a punto di queste esperienze Silvana Alasia può facilmente trascolorare - e qui tocchiamo il secondo e altrettanto recente ed interessante capitolo - nelle sperimentazioni che conducono alla ricerca “informale”, in cui il lavoro di costruzione visuale, tralasciando le interferenze naturalistiche, si concentra sull’interiorità del messaggio emozionale, affidato alla pura espressività degli impasti e delle stesure cromatiche, come in Africa, in Frammenti e oro o in Traccia rossa, oppure nei liberi motivi dell’astrazione - non priva di rimandi colti, da Burri alle rivisitazioni, persino in una suggestiva chiave optical - testimoniati da dipinti quali Contrasti, Antitesi, Scomposizione o Studio cromatico.
Paolo Nesta