Silvano Galifi – Passport Photo
L’artista presenta una serie di vagine, dipinte a olio su tavola di legno 37 x 32 cm, come tante fototessere, in serie, una dopo l’altra, lo spettatore avrà l’occasione per guardare con nuovi occhi ciò che è da sempre al centro di ogni pensiero.
Comunicato stampa
Sin dai tempi della preistoria, l’uomo si dilettava nel disegnare vagine, sin da quei
tempi esisteva la censura, creando imbarazzo, i Sacerdoti cancellavano o
modificavano i disegni raffigurando al loro posto, storie di caccia.
In tempi più recenti la vulva era usata per scacciare i demoni, rendere fertile una
terra, infliggere il male, diverse credenze popolari raccontano che gli orsi potessero
essere messi in fuga da una fanciulla che si sollevasse la gonna. Il mare in tempesta
poteva essere domato da una vulva.
E così, attraversando ogni epoca, potremmo scoprire come la visione della vagina sia
mutata, arrivando a essere ai tempi nostri, il simbolo estremo della pornografia, del
sesso, dell’indecenza. Non capaci di osservare con occhi “naturali” abbiamo paura e
vergogna a guardare là, dove ogni essere umano è portato alla vita.
L’artista presenta una serie di vagine, dipinte a olio su tavola di legno 37 x 32 cm,
come tante fototessere, in serie, una dopo l’altra, lo spettatore avrà l’occasione per
guardare con nuovi occhi ciò che è da sempre al centro di ogni pensiero.
Sarà la sede principale di Violabox in Via Trebisonda, quest’anno, a ospitare la mostra
organizzata in collaborazione con START. Le gallerie cittadine inaugurano
contemporaneamente, in un percorso collegato l’avvio della nuova stagione.
Testo critico di Roberta Cantarini.
Mostra vietata ai minori di anni 18.
Da Venerdi 7 Ottobre 2011 a Venerdi 4 Novembre 2011
Da martedi a Sabato dalle 16:00 alle 19:00
Testo critico
Silvano Galifi, con il progetto "PassportPhoto", espone la parte più nascosta e
misteriosa del corpo femminile, la vagina. I ritratti, installati in serie, svincolano
subito i genitali dalla possibilità di essere univoci oggetti di desiderio. La vulva
diventa una vera e propria cartografia dell'identità di una donna, una persona nella
sua interezza: corpo, attitudini, storia personale, educazione. Dietro a ciascuna
tavola, vengono mappate le nazionalità dei genitori della modella, segnate sulla
cartina del mondo: una catena di provenienze senza fine ha potenzialmente inizio. La
vagina é qui non solo territorio di proiezioni erotiche, ma anche psicologiche,
politiche, rituali. Luogo di gioia, potere, punto di origine di altre creature e vite,
perché i genitali delle donne in questa società sono per lo più sovraesposti in maniera
allusiva e totalmente superficiale, mentre in altre vengono mutilati, addirittura, e
ritenuti osceni e riprovevoli? La radice comune di questi due aspetti é probabilmente
la stessa che ha portato molte donne a rifiutare il ritratto di Silvano Galifi non perché
semplicemente non volessero, ma perché provavano vergogna della proprio vagina in
quanto "brutta". Sebbene il nostro tempo e noi stessi ci dichiariamo liberi da molte
censure rispetto a passati più o meno recenti, ancora colpisce tutti la violenza
ancestrale di una forza (anche la propria) che ha a che fare con la vita, la morte, il
terrore profondo di gioire infinitamente o di scomparire.
Parte integrante del progetto é la documentazione e archiviazione dei contatti, delle
fotografie, di tutte le risposte ricevute, le difficoltà incontrate sia dalle modelle sia
dall'artista stesso: un diario e un reliquiario attraverso cui "Identità proibite" prende
continuamente forma.
Roberta Cantarini
Violabox