Silvia Giambrone / Jacopo Mazzonelli – La Correzione
Galleria Marcolini
20 apr 2019, 18:29 (11 giorni fa)
“La Correzione” è il titolo della doppia personale che pone in dialogo due artisti quasi coetanei, Silvia Giambrone (Agrigento 1981) e Jacopo Mazzonelli (Trento 1983), da due prospettive diverse e attraverso pratiche ugualmente eterogenee, sul tema della ricomposizione della norma, sul suo regno finale dopo una seconda instaurazione, ovverosia la correzione e normalizzazione di una dissonanza, di un’anormalità.
Comunicato stampa
“La Correzione” è il titolo della doppia personale che pone in dialogo due artisti quasi coetanei, Silvia Giambrone (Agrigento 1981) e Jacopo Mazzonelli (Trento 1983), da due prospettive diverse e attraverso pratiche ugualmente eterogenee, sul tema della ricomposizione della norma, sul suo regno finale dopo una seconda instaurazione, ovverosia la correzione e normalizzazione di una dissonanza, di un’anormalità. Giambrone compone i frammenti di un immaginario domestico in cui il restauro della norma, ovverosia della normalità e della quiete, passa attraverso il sacrificio e una forma sottile e ambigua di adeguazione, mentre Mazzonelli destruttura ordini classificatori (l’alfabeto, la partitura, il palinsesto, lo spettro sonoro, la scala musicale), architetture, macchine e strumenti musicali (tutte cose che si costruiscono seguendo una regola) ricomponendoli in costruzioni inaudite e abnormi. Dentro la mostra ci muoviamo come testimoni di un lavoro di ripristino della normalità dopo un abuso, un abominio, ma mentre osservando le opere di Giambrone siamo testimoni oculari, nel senso che vediamo e riconosciamo le testimonianze lasciate da quella gigantesca macchina correzionale che è il domestico, davanti agli anti-strumenti di Mazzonelli siamo Ohrenzeuge, i testimoni auricolari immaginati da Elias Canetti, che disinseriti i loro “orecchi segreti” ridiventano persone normali. Per entrambi gli artisti il mondo è un sistema di segni — un linguaggio — accessibile nella misura in cui è strutturato per canoni e statuti, in cui la deviazione dalla norma è un errore esecrabile, ma in cui il segno, ovverosia l’opera che documenta un ordine, una normalità, come il corpo mai del tutto normalizzato della donna (Silvia Giambrone, Il danno, 2018) o le macchine sonore (Jacopo Mazzonelli, Breath, 2019), è strutturato dentro un’estetica che rivela una sorprendente corrispondenza tra i due artisti.
La mostra si articola in due progetti espositivi concomitanti, a Forlì (Galleria Marcolini) e a Trento (Paolo Maria Deanesi Gallery). Due diversi nuclei di opere di entrambi gli artisti, in ciascuno spazio, strutturano un discorso sulla dimensione correzionale di pratiche comuni (il domestico e l’esecuzione musicale), ragione per cui entrambe le mostre hanno lo stesso titolo. Le due mostre, a Forlì e a Trento, inaugurano a distanza di un giorno: il 2 maggio a Forlì (via Francesco Marcolini 25/A, ore 18:30) e il 3 maggio a Trento (Vicolo dell’Adige 17, ore 18:00)
Jacopo Mazzonelli, Trento (1983); vive e lavora a Verona. Diplomato in pianoforte e in musica contemporanea presso l’Accademia Internazionale TEMA di Milano, Jacopo Mazzonelli realizza sculture, installazioni e performance che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. L’indagine sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo si accompagna a quella sul “gesto musicale” inteso come ciò che sottende l’esecuzione e non il suono prodotto: lavorando sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che destruttura, trasforma e ricompone. Suoi lavori sono già in importanti collezioni tra le quali: AGI-Verona; Caldic Collection, Rotterdam, Unicredit Art Collection; VAF Stiftung Collection; MART Collection, Rovereto; Fondazione Francesco Fabbri, Treviso. Tra le principali esposizioni ricordiamo: “Sonografia”, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (2018); To Be Played at Maximum Volume”, Mart - Galleria Civica di Trento (2017); VI Vaf Prize-Posizioni Attuali dell’arte, Schauwerk - Sindelfingen - Stuttgart e Stadtgalerie - Kiel (2014). In collaborazione con il compositore Matteo Franceschini, dal 2017 realizza una fitta serie di progetti performativi dei quali, insieme alla pianista Eleonora Wegher, è anche interprete diretto. Silvia Giambrone, Agrigento (1981); vive e lavora tra Roma e Londra. Lavora con performance, installazione, scultura, video, suono. La sua ricerca è incentrata sulle forme sotterranee di assoggettamento. Negli ultimi quattro anni vince numerosi premi e partecipa a numerose conferenze e residenze in Europa e Stati Uniti. E’ ambasciatore per Kaunas 2022. Lavora con la Galleria Stefania Miscetti, Roma. Alcune tra le sue mostre più significative includono: Pandora's Boxes, CCCB Museum, Madrid (2009); Eurasia, Mart, Rovereto (2009); Moscow Biennale: Qui vive? (2010); Flyers, Oncena Biennal de la Havana (2012); Re-Generation, Museo Macro, Roma (2012); Mediterranea 16 (2013); Let it go, American Academy in Rome (2013); Critica in arte, Museo MAR, Ravenna (2014); Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, Museo MAG, Riva del Garda (2014); A terrible love of war, Kaunas Bienale, Lituania (2015); ‘Suite Rivolta’, Museu de Electricidade, Doclisboa’s Passages, Lisboa (2015); Every passion borders on the chaotic, Museo Villa Croce, Genova (2016); W Women in Italian Design, Triennale Design Museum, Milano (2016); Archeologia domestica Vol. I, IIC, Colonia (2016); Time is out of Joint, La Galleria Nazionale, Roma (2017); Corpo a corpo, La Galleria Nazionale, Roma (2017); Terra mediterranea: in action, NiMAC, Cyprus (2017); Il corpo è un indumento fragile, Museo del 900, Firenze (2018); Young Italians 1968 – 2018, Italian Institute of Culture, New York City (2018); SHE DEVIL Remix, Museo Pecci, Prato (2018); Premio Vaf, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Fondazione Vaf (2019); Wall-eyes. Looking at Italy and Africa, Keynes Art Mile, Johannesburg (2019); Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, Galleria d’Arte Moderna, Rome (2019); Italia. I racconti (in)visibili, Styles Regional Gallery, Gyumiri, Armenia (2019); Italia. I racconti (in)visibili, Museo Cultural Las Condes, Santiago del Cile (2019).