Silvio Pasotti – Ritratti
L’arte del ritratto sembra essere una pratica perduta in quest’era dell’immediatezza.
Comunicato stampa
L’arte del ritratto sembra essere una pratica perduta in quest’era dell’immediatezza.
Non rimane molto tempo per l’interpretazione quando l’involucro vince sull’anima, quando l’istantaneità non lascia spazio al tempo e la rappresentazione viene istituzionalizzata sulla base dell’apprezzamento di massa. Dietro l’obbiettivo, la matita, il pennello un punto di vista intimo ed unico è chiamato a scrutare il soggetto, ad estrarre e rendere visibile ciò che è nascosto ed invisibile. Uno dei traduttori di questo linguaggio impalpabile è di certo Silvio Pasotti il quale, durante la sua carriera decennale, ha trovato nel ritratto un elemento sempre più importante ed identificativo del proprio percorso.
Nella Milano degli anni 70/80, all’interno del vibrante palcoscenico culturale che la caratterizzava, Pasotti si inserisce come spettatore attivo. Osserva, registra ed imprime nelle mani e nella mente i gesti, le voci, le espressioni di tutti quei volti che hanno reso memorabile il proprio tempo.
Racconta tratteggiando le tante storie dei vari protagonisti italiani, e non solo, di svariati settori. Celebri scrittori, giornalisti, mercanti d’arte che hanno fatto la storia delle gallerie milanesi, ma anche imprenditori, icone della moda e del cinema compaiono a testimoniare non solo la loro presenza nella storia d’ogni campo, ma anche quella dell’artista che ne ha delineato l’impronta.
In tali rappresentazioni un fine tratto descrittivo si mischia ad uno più intuitivo nella coniugazione di due opposte tecniche narrative; vivacità e compostezza giocano sul foglio rivelando la trama del soggetto. La scorza esterna si sfuma e si intreccia, mostra riflessi, ombre, frame di un gesto congelato nell’atto descrittivo, permettendo così alla moltitudine di “io” presenti in ognuno di noi di palesarsi.
Pasotti mostra in questo modo l’uomo per quello che è: un anima frammentata e complessa racchiusa in un recipiente dalla conformazione unica. Non vi è difatti un ritratto uguale all’altro, sì, la mano è la medesima, ma proprio come i soggetti descritti ogni raffigurazione è singolare ed incomparabile. Ognuno ha una sua voce, un suo modo di vivere lo spazio, di nascondersi o di esibirsi; c’è chi è più ingarbugliato, chi ha bisogno di pochi tratti per venire fuori, qualcuno è un po’ più cupo e vive in bianco e nero, mentre qualcun’altro ama il colore e non può farne a meno. Proprio in questa diversità, nella peculiarità di ogni ritratto Pasotti rivela il suo talento facendosi interprete e traduttore dell’invisibilità dell'animo in segno tangibile.