Silvio Zangarini – Deserti di Pietra
Per l’edizione 2012 di Fotografia Europea, a Reggio Emilia, il giovane fotografo Silvio Zangarini presenta il progetto Deserti di Pietra, che sarà esposto nella sezione Off della manifestazione.
Comunicato stampa
Per l’edizione 2012 di Fotografia Europea, a Reggio Emilia, il giovane fotografo Silvio Zangarini presenta il progetto Deserti di Pietra, che sarà esposto nella sezione Off della manifestazione.
Torinese, classe 1981, Silvio Zangarini è laureato in filosofia e vive e lavora tra Torino e Aarhus, in Danimarca, dove sta attualmente svolgendo la propria attività di ricerca come fotografo e artista.
Sensibile all’approfondimento teorico del lavoro, quanto alle sollecitazioni culturali che provengono da diversi settori del mondo dell’arte e della cultura internazionale, Zangarini ha dato vita ad un progetto che coniuga in sé tanto la ricerca e lo studio dal punto di vista tecnico e tecnologico, quanto l’aspetto che concerne l’approfondimento tematico.
Il tema attorno a cui ruota la settima edizione del Festival, Vita in comune, è infatti declinato da Zangarini secondo la seguente riflessione: argomento del progetto è la nozione di piazza, che nella nostra epoca perde la sua funzione sociale e aggregativa e fisicamente si svuota, per lasciare lo spazio a modalità di incontro e dialogo assai diverse, magari legate al mondo della tecnologia, ma sempre più lontane dall’esperienza diretta, dalla percezione concreta e personale. Attraverso la visione delle piazze italiane vuote, o meglio svuotate dalla gente, come a voler sottolineare un assenza o una mancanza, Zangarini indica una condizione sociale contemporanea ampiamente condivisa.
Le piazze rappresentate sono tra le più note di città come Torino, Roma, Venezia e Milano, solo per citarne alcune. Dal punto di vista visivo e compositivo, le immagini ricordano ambienti metafisici alla De Chirico. I luoghi sono sempre vuoti, privi di ogni presenza umana. Ma soprattutto le immagini sono volontariamente dilatate, trasformate, distorte, fino a rendere i paesaggi irriconoscibili, secondo un atteggiamento intenzionalmente straniante da parte dell’autore.
Le fotografie sono tutte scattate in notturna e sono organizzate come una serie di polittici, dove dominano linee curve e immagini ripetute e ridondanti: quasi come se l’immagine rendesse conto dell’eco di una voce che risuona, sola in un vuoto deserto urbano.
L’idea del deserto allude poi a una componente quasi mistica, a presenze segrete o silenziose, di cui possiamo soltanto immaginare.
Forse, quando cade il silenzio, l’anima della città si ridesta, di notte? Il lavoro di Silvio Zangarini allude a una verità misteriosa, un po’ magica, ma molto concreta. La sua è una visione irreale, ma vivida, è profondo desiderio di socialità e di rapporti significativi e sinceri: è un invito cordiale e sincero a ripopolare le piazze, rendendole di nuovo vive, piene di gente, voci, persone. Insomma, luoghi riconoscibili perché in esse è possibile riconoscersi.
Maria Cristina Strati, primavera 2012