Simon Perathoner – Glitch&Data
Mostra personale
Comunicato stampa
“Non è mai inutile tornare a domandarsi di cosa esattamente un'immagine sia l'immagine” Georges Didi-Huberman
Alcuni teorici della comunicazione ritengono che le nuove tecnologie stiano riplasmando il nostro modo di pensare, rendendoci più superficiali e meno predisposti ad un ragionamento di tipo profondo. Se negli anni Settanta con Jean Baudrillard si è parlato di “cultura del simulacro”, oggi di fatto ci troviamo oltre il simulacro, perché la relazione non è più quella con realtà parallele che corrispondono a riflessi della realtà vera, ma con nuove forme di realtà simulata che hanno definitivamente affiancato la realtà vera. L'invenzione e innovazione delle immagini tecniche ha profondamente modificato il nostro rapporto con la realtà, e il tipo di fruizione a cui le stesse ci stanno abituando, sta sempre più determinando anche il nostro modo di fruire le arti visive. D’altro canto, gli artisti hanno a disposizione un’infinita opportunità espressiva resa possibile da intelligenze artificiali in grado di produrre realtà mai esistite prima.
A riflettere su queste tematiche, e a dar vita ad opere d’arte intrise di un divenire storico che ha sempre più a che fare con le nuove tecnologie e con la codifica e transcodifica delle immagini, è l’artista Simon Perathoner, un gardenese “anomalo”, che invece di scolpire il legno ha scelto di mescolare codici digitali, trasformare hardware in opere d’arte e fare del “glitch”, ovvero dell’errore imprevedibile nella sequenza dei codici che compongono un determinato contenuto, la propria personale cifra stilistica.
Il suo è essenzialmente un lavoro fotografico, che si sofferma a riflettere sulla fotografia stessa, sulla natura del medium e sul concetto di codice, dando vita anche a oggetti, installazioni ed elementi non immediatamente associabili all’ambito della fotografia.
L'apparecchio fotografico, ha scritto Vilém Flusser, agisce in funzione del fotografo e il fotografo deve voler fare ciò che l'apparecchio è in grado di fare, nonostante la scelta dell'oggetto sia libera, essa è comunque in funzione del programma dell'apparecchio. I colori del paesaggio che distinguiamo in fotografia, non sono altro che fattori chimici, perché la macchina è programmata così da tradurre queste informazioni in immagine.
Un orientamento di matrice concettuale che parte proprio da questi assunti quello di Perathoner, con opere che sfidano a primo sguardo lo spettatore, per poi guidarlo fornendo tracce e spunti di riflessione importanti. "Vista da Rasciesa del Sassolungo innevato in una giornata di sole d'inverno - Val Gardena": potremmo pensare di trovarci di fronte ad una fotografia di paesaggio. E invece ci troviamo ad osservare un quadro costellato di scritte bianche e nere, un codice binario, l’essenza stessa della fotografia. Nel caso di un’altra opera, "Brain_EquivocationTurin", l’artista ha scattato 5047 foto della città di Torino con una macchina fotografica digitale per poi decidere di non esporre le foto in sé come siamo abituati a pensarle, bensì l’hardware che le contiene. L’opera è sigillata sotto vetro, la teca non è rimovibile e le foto salvate nell’hardware sono originali in raw, non esistono copie digitali o stampe fotografiche delle stesse.
I titoli delle opere di Perathoner si dimostrano in questo senso rivelatori ed evocativi, fornendo una prima chiave d’accesso ad opere che invitano a riflettere sulla processualità e performatività della loro genesi.
La prima mostra personale di Simon Perathoner in territorio gardenese, a cura di Camilla Martinelli, inaugura venerdì 21 giugno alle ore 20.30 presso il Circolo Artistico e Culturale di Ortisei e rimane visitabile, con una pausa tra il 5 e l’8, fino al 21 luglio. Il 9 luglio avverrà un cambio espositivo ed alcune opere andranno a prendere il posto di altre. Nei giorni di apertura della mostra, il Circolo Artistico e Culturale di Ortisei, sito nella centrale Piazza S. Antonio, è aperto dalle 16.00 alle 19.00 e dalle 20.00 alle 21.30, entrata gratuita.
In occasione dell’inaugurazione del 21 giugno è prevista una speciale introduzione performativa di Hannes Egger. L’artista e performer meranese interagirà con un’opera di Perathoner pensata appositamente per la mostra, opera con la quale il pubblico sarà altresì invitato ad interagire, un lavoro di video game art che rappresenta soprattutto l’appropriazione di un linguaggio digitale “altro”: quello del mitico Super Mario World.
Simon Perathoner è nato nel 1984 a Bressanone. Ha studiato Graphic Design presso la Scuola d’arte di Ortisei, conseguito una laurea in Arti e Nuovi Media presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e un corso di perfezionamento in Fotografia presso l’Università di Arti Applicate di Vienna. Nel 2013 ha vinto il Torino IGAV Residency Award. Ha partecipato a varie mostre collettive in Italia e all’estero: “Bivacco”, San Servolo, Venezia (2019); “Biennale Gherdeina VI” (2018); “Black Box” 00A Gallery, Merano (2016); “Verbovisioni”, Magazzini del Sale, Venezia e “Speak Together”, Foyer - Kaiserliche Hofburg Innsbruck, Austria (2015); “Relations in Form - beyond the border”, Quartair, Den Haag, Olanda, “Mapping effekt - The Area of Bustle”, 12th International Festival of Contemporary Art, Ptuj, Slovenia (2014); “Landshape”, SpazioULTRA, Udine; “The Others”, ex jail “Le Nuove” Art-Fair, Torino, “ThisAge” Galleria A+A, Venezia (2013); “Antidepressiva 2”, “Clubschiff Johann Strauß”, Donaukanal, Vienna, “Unreal Nature”, Hufak Offspace - Die Angewandte, Vienna (2012); “BYOB” @ Internet Pavillion of the 54th Venice Biennale, San Servolo, Venezia, “Art Night – Venice”, Palazzo Grassi walls, Venezia (2011). Vive e lavora a Ortisei.