Simona Bramati – Déjà Vu
Un percorso di ventisette opere curato da Beatrice Buscaroli attraverso i vari generi amati dall’artista: dai personaggi femminili alle figure mitologiche, dai cicli simbolici di vita e morte alle raffigurazioni acrobatiche, impresse su tela e su tavola passando dall’olio alla tecnica mista.
Comunicato stampa
La galleria d’arte Tedofra ospita per la prima volta nei propri spazi bolognesi la mostra personale di Simona Bramati dal titolo “Déjà Vu”, un percorso di ventisette opere curato da Beatrice Buscaroli attraverso i vari generi amati dall’artista: dai personaggi femminili alle figure mitologiche, dai cicli simbolici di vita e morte alle raffigurazioni acrobatiche, impresse su tela e su tavola passando dall’olio alla tecnica mista.
Fresca dei consensi ottenuti a Venezia dalla sua ultima personale “Indiscrezioni”, Simona Bramati è un’artista marchigiana lanciata alla ribalta nazionale da Vittorio Sgarbi. La partecipazione alla 54^ Biennale di Venezia nel Padiglione Italia regione Marche segue le importanti partecipazioni a grandi mostre come “Il Male, esercizi di pittura crudele” (Torino, 2005), e “Arte Italiana 1968-2007, Pittura” (Palazzo Reale - Milano, 2007). La sua personale “Lachesi, la filatrice del destino” a Palazzo della Signoria di Jesi nel 2008 ha totalizzato oltre 6500 visitatori in tre settimane riscuotendo l’interesse della stampa nazionale. Tra le sue personali “Il peso di un giorno oscuro” (Genova, 2010). Ha vinto il Premio Internazionale d’Arte “Satura Prize 2010”.
Una presentazione erudita e appassionata quella di Beatrice Buscaroli, curatrice che non ha bisogno di presentazioni dopo aver diretto il Padiglione Italia della scorsa Biennale di Venezia. “Tra volute e racemi, filamenti lunghi che stremano il pennello fino a farlo esaurire sopra corpi già estenuati da nomi impossibili, Parche, Circe, Didone, Simona Bramati impone il suo rapporto chiarissimo con la pittura. Non cerca, non trova, sa quel che vuole dalla tecnica imparata e interrogata con la pazienza di un artigiano. Le si fronteggiano due mondi, quello antico dei miti e quello contemporaneo, della ferita e dell’incerto. Simona Bramati è capace di dosare, di dosare sapientemente la sua tecnica, tra l’attrazione del nume - sia un nome o un ruolo - e la sua caparbia volontà di dare alla sua pittura anche un valore “sociale”, come si dice oggi. Nell’opera di Simona Bramati il rintocco del passato bussa con discrezione assoluta. Di cui anche lei stessa sembra stupirsi. Come se certe figure, da lei chiamate a incarnare il suo pensiero, le rovesciassero addosso qualcosa che neppure lei conosce. I corpi s’inarcano, si torcono, s’intagliano in silhouettes che richiamano Klimt, Feuerbach, Franz von Stuck, e persino qualche italiano, come Sartorio o De Carolis”.