Simona Ghizzoni – Quaderni di un mammifero
Personale di Simona Ghizzoni, in occasione della mostra al Palazzo dei Diamanti “Antonio Ligabue.Vita d’artista”. Accomuna i due artisti non solo la frequentazione della stessa terra reggiana, ma soprattutto la passione per l’autoritratto, per il mondo naturale e animale, che nella Ghizzoni assume toni che avvicinano le sue opere alle atmosfere del realismo magico.
Comunicato stampa
Simona Ghizzoni è stata invitata a dialogare con le opere di Antonio Ligabue, di cui apre in contemporanea l’esposizione al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Accomuna i due artisti non solo la frequentazione della stessa terra reggiana, ma soprattutto la passione per l’autoritratto, per il mondo naturale e animale, che nella Ghizzoni assume toni che avvicinano le sue opere alle atmosfere del realismo magico. Racconta l’artista: “Gli animali da sempre per me rappresentano uno specchio, uno sguardo muto che risponde al mio, interrogandomi sulle distanze che ci separano. Condivido con Ligabue l’urgenza di immergersi nella natura, ma la mia è una natura che non è mai realistica. La serie 'Innaturale', di cui espongo opere inedite, racconta una natura rigogliosa, immaginaria. Mentre l’autoritratto è un modo di fissare la propria presenza nel mondo, una punteggiatura. Nella serie di 'Autoritratti su Rosso' riprendo l’idea delle Metamorfosi di Ovidio, mi trasfiguro e divento io stessa natura, animale, cespuglio, lupo, sorpresa nel mezzo della metamorfosi.”
I primi soggetti pittorici dell'uomo furono gli animali. Il primo materiale usato per la pittura fu probabilmente il sangue stesso degli animali. Poi, progressivamente, gli animali sono lentamente usciti dalle nostre vite. Si è ridotta a un nulla una delle relazioni più antiche, metaforiche e sacre: la relazione uomo-animale. Il rapporto metamorfico dell'uomo che vede nell'animale il suo alter ego è andato scemando, ma rimane fondamentale per la comprensione dell'io. Quando sono intenti a esaminare un uomo, gli occhi di un animale sono vigili e diffidenti. Gli altri animali sono tenuti a distanza da quello sguardo. L'uomo invece diventa consapevole di se stesso nel ricambiarlo. La Ghizzoni si sofferma ad osservare l'intermezzo, l'immagine compresa tra due fotogrammi, quella zona del visibile non destinata all'uomo. Ci immerge in un’atmosfera sospesa, un universo incontaminato dove il rispetto per la natura è totale. E per questo "innaturale" rispetto all'antropizzazione dilagante. Nelle opere dell'artista vero e immaginifico si sovrappongono fondendosi, in una commistione ambigua di immagini di animali reali, imbalsamati e diorami fotografati nei musei internazionali.
“L'irrealtà delle immagini principalmente si crea attraverso l'inquadratura. Inquadrare significa escludere, diceva Susan Sontag, e io scelgo di escludere il contesto in cui le immagini si trovano. Sono nata a Reggio Emilia - spiega l’artista -, metà di montagna e metà di pianura. Forse per questo mi sono sempre sentita un po’ fuori posto. Sin da piccola conosco la leggenda del pittore Antonio Ligabue, che dipingeva per un bacio le sue fiere sui tovaglioli delle osterie. Santi, folli e artisti hanno sempre fatto parte dei nostri paesi. La fragilità fa parte dei nostri paesaggi, nebbiosi, sussurrati. La nostra arte è fragile, e di Ligabue confesso di condividere in parte le ossessioni.”