Simone Gori – Ego
L’installazione, composta da una grande camera d’aria di fibra poliammide e da una serie di fotografie, rappresenta una riflessione sull’ego di chi fa arte in primo luogo, e, più in generale, di chi vive al tempo in cui la possibilità di esprimersi e auto-promuoversi (self-branding) sembrano alla portata di tutti, grazie alla proliferazione dei media.
Comunicato stampa
Per due settimane, dal 27 marzo al 13 aprile, presso gli spazi della nota galleria La Corte Arte Contemporanea di Firenze ( www.lacorteartecontemporanea.it), sarà fruibile “EGO”, opera di Simone Gori, giovane artista pratese giunto alla sua seconda personale.
L’installazione, composta da una grande camera d’aria di fibra poliammide e da una serie di fotografie, rappresenta una riflessione sull’ego di chi fa arte in primo luogo, e, più in generale, di chi vive al tempo in cui la possibilità di esprimersi e auto-promuoversi (self-branding) sembrano alla portata di tutti, grazie alla proliferazione dei media.
Così, nell’opera di Simone Gori, la grande camera d'aria di tessuto sintetico, fuoriuscendo dalla piccola scatola (contenitore-corpo individuale) si espande gonfiandosi e sottraendo ossigeno al pubblico.
E’ sorretta con sforzo dall’artista - come testimoniano anche le foto incollate ai bancali - che a volte si trova a barcollare scosso dalla forza indomabile dell'ego gonfiato, il cui peso non aveva previsto.
Si spinge oltre, arriva ad occupare tutto lo spazio della galleria, costringendo il pubblico ad abbandonare la sala.
Durante l’evento di apertura sarà offerto un aperitivo con un’ironica rielaborazione del grande classico tarallucci e vino, ad opera di Alberto Gramigni.
Simone Gori (Prato, 1986). Artista e architetto, si interessa al dialogo tra arte, luoghi e persone. Invitando il pubblico ad un'esperienza fisica, lo interroga senza filtri su temi essenziali della condizione postmoderna. Energia che viene generata dai contrasti vibra nelle sue opere: irriducibile singolarità e bisogno di comunità, facilità a creare connessioni virtuali e incapacità ad affrontare distanze reali. La sua ricerca è molto focalizzata sui materiali impiegati, che vengono scelti sempre in relazione al luogo espositivo e usati al massimo della loro plasticità.