Sirene Queer
DoubleRoom arti visive inaugura “Sirene Queer”, collettiva a cura di Massimo Premuda dedicata alle recenti ricerche visive di cinque artisti focalizzati sull’interesse per le sirene viste come figure mitologiche capaci di incarnare l’ibrido per eccellenza fra l’uomo e l’animale, fra il maschile e il femminile.
Comunicato stampa
Giovedì 12 gennaio alle ore 18.30, al DoubleRoom arti visive inaugura "Sirene Queer", collettiva a cura di Massimo Premuda dedicata alle recenti ricerche visive di cinque artisti focalizzati sull'interesse per le sirene viste come figure mitologiche capaci di incarnare l'ibrido per eccellenza fra l'uomo e l'animale, fra il maschile e il femminile. La mostra rientra nel fitto calendario di iniziative innescate nell’ambito del progetto multimediale "Varcare la frontiera #4 flussi di marea", un articolato festival organizzato dall'associazione Cizerouno e curato da Mila Lazić e Massimiliano Schiozzi, che si avvale del sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della collaborazione con l'associazione Alpe Adria Cinema. Per il secondo anno consecutivo infatti verranno organizzate 3 giornate di riflessione e dibattito sulle questioni di genere inserite nel programma della 28° edizione del Trieste Film Festival, col sottotitolo "#sirene", che tratterà il tema con una serie di eventi cinematografici, espositivi, teatrali, musicali e di approfondimento, in calendario dal 24 al 26 gennaio.
Il mito della Sirena è di per sé sconfinato, partendo dalla mitologia è approdato alla musica, all'arte, all'opera lirica e al cinema: donne uccello della mitologia, dee preolimpiche che seducevano tramite un canto sublime, donne pesce demonizzate dal cristianesimo, sono un simbolo femminile potente, in continua metamorfosi, capace di richiamare le immagini della dea preistorica o dell'ibrido per eccellenza.
La collettiva "Sirene Queer" presenta così cinque diverse ricerche visive sul tema dell'ibridazione assoluta fra uomo e animale: dalla classica iconografia della sirena ammaliatrice, seduttrice e incantatrice di omerica memoria, fino alle moderne donne fatali, dive e vamp, passando anche attraverso l'immaginario di vigorosi tritoni e sirenetti, ripercorrendo la storia dell'arte dalle sirene a doppia coda delle chiese romaniche fino a quelle inglesi dei Preraffaelliti al culmine della loro bellezza!
La mostra si apre con una serie di grafiche ed acquerelli degli anni '70 della grande scultrice ermafrodita triestina Fiore de Henriquez (1921-2004), che rappresentano i bozzetti preparatori della scultura degli anni '80 “Sireno/Mermale”, raccontata attraverso fotografie e il testo di Jan Marsh tratto dalla sua biografia “Art & Androgyny” pubblicata nell’anno della sua scomparsa: “Nel 1980, Fiore iniziò una nuova scultura che era rimasta a lungo nella sua immaginazione, un Sirenetto uscito dai suoi sogni.
“Dal mare senza cuore esco, ecco il mio cuore”
Il titolo si spiega più o meno facilmente. Il termine usuale italiano per merman è il tritone [sic], dai figli di Nettuno così come rappresentati nelle fontane neoclassiche. Mermaid comunque è la sirena [sic], che è chiaramente adattabile al genere maschile; il titolo italiano della scultura è infatti “Il Sireno”. Ma questo non può venir tradotto in inglese, dove le sirene sono tutte femmine. Infatti l'opera venne prima del nome: Fiore creò l'immagine dal suo sogno e solo dopo concepì il titolo. Sireno [sic]: like a mermaid, but – mermale! (come una sirena, ma - sireno!)
Ma sirene ibride sono anche quelle a disegno di Zima Stanco, immerse in un immaginario popolato da dee steatopigie ermafrodite e presenze plurisessuate capaci di autofecondarsi, o come quelle negli acquerelli preparatori e nel video di animazione di Daria Tommasi, in cui creature marine, come anemoni vulviformi e meduse falliche, incontrano sinuose sirene e prestanti tritoni.
L'esposizione si chiude con il recente ciclo fotografico "Genus fluens" di Nika Furlani, in cui l’intramontabile mito delle sirene, carico di mistero e seduzione, è strettamente connesso alla relazione ancestrale tra uomo e natura. Le sirene con l’aspetto chimerico umano-animale, caratterizzate dal loro magnetico richiamo, mutano e si sovrappongono nel tempo, sconfinando dalla mitologia, alla religione, all’arte. Questa capacità di trasformazione rappresenta l’illusione del corpo perfetto, simbolo della pienezza dell’essere data dalla compresenza di elementi contrari, maschili e femminili, e dall’armonia che nasce dal loro reciproco equilibrio. Il rapporto tra uomo e natura con la proiezione di pesci e molluschi sui corpi nudi, utilizzando diversi tipi di fauna marina, richiamano l’immaginario delle sirene ma anche un ritorno alle nostre origini. La fauna marina si fonde così con i due corpi - quello femminile e quello maschile - generando una nuova creatura artificiale, paradigma di un corpo con un'identità di genere fluida e pansessuale.
Infine, in occasione dell'inaugurazione della mostra al Magazzino delle Idee, corso Cavour 2, con opere di Mario Magajna, Diletta Allegra Mazza, Ugo Pierri e Aldo Sbadiglio, verrà presentata in anteprima assoluta sabato 14 gennaio alle ore 18 la nuova performance di Nina Alexopoulou e Nika Furlani "Sirene Fluide", un'articolata azione curata da Massimo Premuda che vedrà protagonista il corpo della performer nell'ottica di un'identità di genere fluida capace di travalicare con disinvoltura i tradizionali ruoli, fluttuando così dal maschile al femminile e ridefinendo in ogni quadro la propria identità, hic et nunc, davanti allo spettatore.
L'azione pensata dalla performer greca Nina Alexopoulou e dalla fotografa triestina Nika Furlani parte così da alcune suggestioni visive estratte dai recenti cicli fotografici della Furlani che, in una ricerca simbiotica fra corpo umano e natura, elabora nudi contemporanei su cui proietta in presa diretta con l'ausilio dell’episcopio, sorta di proiettore analogico, elementi animali e vegetali che risvegliano sulla pelle nuda percorsi esistenziali e ricordi primordiali legati a un inconscio ormai sopito.
In questo processo di sirenizzazione, o somatizzazione sirenica, il corpo della performer arriva a una sintesi simbiotica con l'esuberanza dell'elemento animale marino, elementi vivi pronti ad aderire e a intrecciarsi nel tempo effimero di una performance pensata come un trionfo dell'ibridazione totale fra umano e animale, maschio e femmina, fluttuando in una dimensione onirica e mitologica fuori dal tempo.