Siro Penagini – Il poeta della natura
Si inaugura il 1 aprile la mostra “Siro Penagini 1885-1952. Il poeta della natura”, a cura di Elena Pontiggia.
Comunicato stampa
"Penagini è stato forse il primo in Italia a capire Van Gogh e Gauguin, già nel 1910-12, dipingendo con un tono giallo-arancio, "impazzito di luce” come il girasole montaliano, prima di approdare negli anni venti ad accordi freddi di preziosa raffinatezza. Col suo colore commosso, è stato uno dei nostri artisti che ha saputo dipingere la natura (paesaggi, animali, fiori, frutti, vegetazione) con più intensa poesia" – chiosa Elena Pontiggia.
La mostra comprende oltre settanta opere e si vale della collaborazione della VAF-Stiftung, nella cui collana esce l’ampia monografia che fa da catalogo alla mostra, e ricostruisce tutto il percorso dell’artista milanese, riportando alla ribalta la sua pittura, oggi quasi dimenticata e insolita nel panorama italiano.
Siro Penagini fu un grande pittore e soprattutto un grande rivoluzionario del colore. In particolare è stato il primo in Italia a capire Van Gogh e Gauguin, come riporta la curatrice nell’estratto iniziale, e a riprenderne la luminosità dei colori.
E’ soprannominato “Il poeta della natura” perché i temi da Lui affrontati sono proprio quelli dell’Universo naturale, dagli animali ai fiori, dai frutti a tutto ciò che Madre Natura ha saputo regalare all’uomo.
Penagini nasce a Milano nel 1885 da famiglia benestante di Verbania. Risiedeva in Piazza Santo Stefano che raffigura con somma maestria nel grande quadro di proprietà del Museo del Paesaggio. Frequentò prima Brera poi l’Accademia di Monaco di Baviera, Capitale dell’Arte insieme a Parigi, ed ebbe così la grande occasione di conoscere da vicino molti pittori tedeschi, viaggiando da Dresda a Berlino, ma in particolare conobbe Van Gogh, Guguin e Klimt.
L’opera scelta, non a caso, come immagine guida ovvero “Bambino con albero da frutto” si ispira proprio a Klimt. Quest’opera ha un significato davvero importantissimo, è UN’OPERA CHE VUOLE ESPRIMERE RINASCITA in un periodo di Secessione Viennese IN CUI SI VOLEVA RIVOLUZIONARE L’INTERA SOCIETA’.
Il bambino con i sensi vergini, come si diceva allora, coglie i nuovi frutti dalla pianta, simboleggia la ricerca di una nuova civiltà, di una nuova società che nasca in quel momento e che rinnovi tutto quello che è vecchio, tutto quello che è superato.
“Verso la sorgente” è un ‘altra opera con gialli intensi e vivi , colori ferruginosi e intensi che rimandano a Van Gogh e Gauguin. Siamo solo nel 1912, data precocissima per l'Italia per la comprensione di questi Maestri francesi. In questa tela una donna va alla sorgente che diventa una metafora, diventa l’origine delle cose senza più sovra-strutture societarie, senza quei tabù, direbbe Freud, quei conformismi che bloccano l’uomo : e così la donna si presenta nella sua nudità a simboleggiare la totale simbiosi con la natura e il bambino a simboleggiare innocenza e rinascita.
Nel 1913 Penagini si trasferisce a Roma e conosce Massimo Gorki, il padre del romanziere russo, padre del realismo sociale con cui ebbe un lungo carteggio purtroppo andato perduto. Ed ecco così che nelle sue opere compare anche il tema del lavoro a fianco a quello della natura.
La “donna alla toilette” del 1915, esprime un altro tema molto amato invece dagli impressionisti e dai post impressionisti che potevano così dipingere attraverso il tema della toilette il corpo umano in tante dimensioni non canoniche. Penagini riprende anche lui questo tema ma per far capire che l'arte è sempre un modificare la realtà: “io non dipingo con i colori che vedo nella realtà, ma reinvento tutto. L'arte deve essere una reinvenzione del colore della natura”.
“Modelli al sole” è un altro quadro molto importante che esprime la simbiosi tra uomo e natura in un contatto totale senza sovrastrutture societarie, utopia tipica del periodo Belle Epoque. Le figure nude sono immerse nel paesaggio e i colori rosati ocra e gialli creano un vero scandalo nella Mostra Annuale tenuta alla Permanente nel 1917, ma non certo per i nudi quanto per questi colori strani che non venivano capiti nell'ambiente naturalistico lombardo che non amava queste cose. Penagini non si ferma a questi colori già comunque estraniati e consapevoli di Van Gogh e Gauguin, che all'epoca erano pressoché sconosciuti in Italia, ma accentua la sua ricerca del colore trasferendosi a Positano. E lì l'impatto dei colori abbaglianti mediterranei ha un influsso notevole sul suo lavoro.
Nel 1918 si sposa e si trasferisce appunto a Positano. Per un artista così innamorato del colore come era Penagini, che aveva visto tra l'altro la Secessione Romana e le opere di Matisse che, per la prima volta o quasi, venivano esposte in Italia, la lezione della natura diventa prorompente.
Il ricordo di Van Gogh, di Gauguin, di Matisse che aveva visto alla Secessione Romana e la luce di Positano, lo portano a dipingere con colori estremamente accesi, i suoi dipinti impazziscono di luce con accordi tra l'arancio, lo zafferano, il rosa e il verde; una luce intensissima ma non sgargiante, non urlata sempre un po’ trattenuta e introversa fuoriesce dai suoi dipinti; una intera sala della mostra è dedicata alle nature morte con pesci e alle loro variazioni, opere dalle cromie particolari e intense.
Tornato a Milano nel 1920 Penagini sperimenta un’altra fase, sempre estremamente influenzato dalla natura ma stavolta con colori più quieti, quelli della campagna lombarda e dei laghi che gli suggeriscono una gamma azzurra trasognata più ribassata non più gialli solari, ma colori delicati e sempre molto lirici.
Siro Penagini era stato intercettato da Margherita Sarfatti nel 1920 ed espone così alla Galleria Arte con Sironi, con Funi e tutti i futuri protagonisti del Novecento italiano che nasce nello stesso 1920 ma poi si presenta ufficialmente soltanto nel 1922. Nel 1922 tiene una mostra alla Bottega di poesia, che era allora una galleria appena nata, ma molto importante, poi decide di ritirarsi in provincia e continuare si a dipingere ma in zone isolate senza desiderio di apparire o di fare parte della schiera dei grandi. Comunque sia a Siro Penagini spetterebbe un grande “posto riservato” accanto ai più illustri Artisti che hanno fatto la Storia del Novecento.