Sistema – Dematerializzazione – Testo
Dopo il successo della prima mostra del programma MY30YEARS – Coherency in Diversity, ideato dal critico internazionale Lóránd Hegyi per omaggiare i 30 anni di carriera della gallerista Annamaria Maggi, la Galleria Fumagalli prosegue con la presentazione della seconda esposizione: Sistema – Dematerializzazione – Testo che presenta congiuntamente le opere di Enrico Castellani, Maurizio Nannucci e Peter Wuethrich.
Comunicato stampa
Dopo il successo della prima mostra del programma MY30YEARS – Coherency in Diversity, ideato dal critico internazionale Lóránd Hegyi per omaggiare i 30 anni di carriera della gallerista Annamaria Maggi, la Galleria Fumagalli prosegue con la presentazione della seconda esposizione: Sistema – Dematerializzazione – Testo che presenta congiuntamente le opere di Enrico Castellani, Maurizio Nannucci e Peter Wuethrich.
Le 8 mostre del ciclo coinvolgono le opere di 12 artisti, fra maestri e più giovani, seguiti o rappresentati dalla Galleria Fumagalli al fine di delineare alcuni orientamenti estetici e concettuali ricorrenti. Per ogni occasione il critico Lóránd Hegyi ha individuato 3 artisti in grado di dialogare su alcuni temi specifici, al fine di far emergere inedite connessioni e analogie tra le loro differenti ricerche artistiche, evitando qualsiasi imposizione concettuale e lasciando anzi che le opere mantengano tutta la loro singolarità e autonomia di significato.
Questa seconda mostra Sistema – Dematerializzazione – Testo tenta di svincolare le opere dei 3 artisti da rigide categorizzazioni storico-artistiche, svelando altri livelli di significato, ed evocando sfere di pensiero più ampie e sovente imprevedibili. Ne è d’esempio l’interpretazione delle tipiche tele estroflesse di Enrico Castellani. Solo apparentemente monocromo e razionale, il sistema di estroflessioni creato dall’artista è invece una traccia di un processo creativo recondito, quasi narrativo, come si trattasse di una scritta. Il succedersi di queste tracce date da precisi atti pittorici, una vera e propria “scritta”, non si limita a trasportare un messaggio, ma invita lo spettatore a determinarne il significato, suggerendo quindi una partecipazione attiva a una situazione condivisa, e in questo ha il ruolo di materializzare la condivisione. In quest’ottica l’opera di Castellani stimola la percezione creativa e la reinterpretazione di fenomeni plastico-visivi ripetuti.»
Le potenzialità evocative della scrittura sono senz’altro oggetto di studio di Maurizio Nannucci, il quale attraverso le sue luminose scritte al neon, dall’evidente caratteristica sensuale e materiale, opera a livelli semantici e immateriali. Tali strutture scritturali, in virtù della loro relazione con specifiche realtà spaziali e architettoniche, favoriscono il dispiegarsi di significati immaginari, poetici, intelligibili. E immaginare altri significati comporta una libertà interpretativa e una rivalutazione delle convenzioni, come ben suggerito dall’opera iconica “What to see what not to see” del 2017, che si rifà proprio a questo atto della scelta, della decisione tra quali strade interpretative prendere per comprendere le realtà.
Anche Peter Wuethrich opera con la dilatazione dei livelli semantici del testo. Parole estrapolate da testi, dalla forte carica emotiva, comunicano realtà intelligibili e intime. Ma è soprattutto il libro l’oggetto caratterizzante dell’opera dell’artista, inteso come ambasciatore e protettore fisico dell'entità immateriale e spirituale del testo. Come scrive Hegyi, «la loro [del libro] esistenza è il presagio di qualcos’altro, essa allude a qualcosa che non è presente, la loro funzione è la materializzazione di ciò che è immateriale, la visualizzazione di uno stato intermedio che fa riferimento alla mediazione tra chi dà e chi riceve il messaggio da un lato, e a quella tra messaggio intelligibile, idea immateriale e sistema semiotico strutturato in base a principi razionali dall’altro.»