Some–body to Love
Una collettiva sul tema dell’amore, inteso nel senso più vero del termine, come massima espressione del desiderio attraverso il corpo. Passionale, solitario, romantico, mercenario.
Comunicato stampa
“L’amore è il desiderio di possedere il bene, per sempre.”
Platone
SOME-BODY TO LOVE a cura di Claudio Composti è una collettiva sul tema dell’amore, inteso nel senso più vero del termine, come massima espressione del desiderio attraverso il corpo. Passionale, solitario, romantico, mercenario. Ma cos’è amore? Il titolo gioca sul doppio significato di Some-Body, inteso sia come “qualcuno da amare” che “qualche corpo da amare”.
La mostra include sia artisti internazionali come Araki, Nadav Kander, Jacob Aue Sobol, Antoine D’Agata, Michael Ackerman, Toni Thorimbert, Eva Stenram, Melissa Steckbauer, Noè Sendas, Benjamin Mouly, sia artisti italiani come Vanni Cuoghi, Gianpiero Fanuli, Lady Tarin, Giuliano Sale e Silvia Argiolas, Francesca Galliani, Maurizio Montagna,Francesca Belgioioso, Tiziano Doria e Giacomo Vanetti. Artisti che hanno ritratto nelle loro opere il tema del corpo e dell’amore carnale o sessuale, attraverso la fotografia, il collage o la pittura.
Cos’è amore? Cos’è eros? Nei secoli filosofi, scrittori, pensatori non hanno mai dato un senso univoco alla parola amore. I filosofi hindù hanno un vocabolario di oltre 100 parole dedicate esclusivamente all'amore. L'etimologia della parola amore risale al sanscrito kama = desiderio, passione, attrazione (i kama-sutra sono brevi discorsi sulla passione fisica). Nella cultura occidentale si usa invece solo un’unica parola per definire i vari genere d’amore: per una donna, per un parente, per un amico, per Dio, per una passione. Già i filosofi greci invece utilizzavano diverse parole per definire diverse tipologie d’amore: eros (l’amore sessuale, passionale), àgape (l’amore da e per Dio e per il prossimo – amore cristiano, usata poi nel Nuovo Testamento e in S.Paolo), filia (l’amore parentale, amicale), storge (l’amore naturale genitoriale per i figli ad esempio) e xenia (l’amore verso l’ospite). Tale era l'importanza di Eros per gli antichi Greci che il dio dell'amore diventa secondo la cosmogonia di Esiodo la divinità primordiale, il primo dio che appare nel mondo, il più antico di tutti. Secondo Platone invece l'eros può essere indirizzato verso la filosofia, l'amore per la sapienza piuttosto che dissipato in un atto sessuale: questo allo scopo di utilizzare l’energia erotica come veicolo per la trasformazione della coscienza e l’unione intima con il divino. Eros era dunque inteso come anelito alla conoscenza. Nel Simposio l'eros è descritto come forza universale che muove tutte le cose verso la pace, la perfezione e la divinità, è un Daimon, una creatura cioè che sta a metà tra la divinità e la mortalità. La cultura occidentale cristiana poi, come dice Igor Sibaldi “…ci ha abituato a reprimere e a falsare i termini di eros e amore, mettendo tutto nel calderone che chiamiamo sessualità, parola recente nata solo a partire dal XVIII sec. con la nascita della borghesia”, con pesanti contaminazioni di tipo religioso. In pratica nei rapporti tra i due sessi si chiedeva un comportamento adeguato alle esigenze della nuova società dell'epoca. Del resto a tenere banco nella famiglia borghese di inizio secolo erano ancora i rigorosi precetti cattolici, che imponevano la più assoluta morigeratezza: non si permetteva che due fidanzati dormissero sotto lo stesso tetto o che rimanessero a lungo soli.
Ogni passione sessuale era per la Chiesa un "peccato mortale". Ma se questa era la rigorosa morale di facciata, ce n'era un'altra ben più tollerante e libertina, estremamente funzionale al soddisfacimento degli istinti sessuali dell'uomo. Infatti, la stragrande maggioranza dei giovani maschi veniva iniziata sessualmente nel luogo tradizionalmente ad esso deputato, il bordello (chiamato anche casa di tolleranza). Mentre prima si usava la parola piacere, i “moderni” borghesi iniziano a usare la parola sessualità per includere tanti concetti e sfumature, nascondendo e confondendo i vari significati di amore. Anche la parola omosessuale, nell’accezione odierna come la conosciamo noi, nasce nella cultura borghese di fine ‘800; prima gli stessi filosofi greci o Casanova o Don Giovanni vivevano il piacere indifferentemente con uomini, ragazzi e donne, in modo naturale e accettato culturalmente, senza necessità di definirsi o meno omosessuali.
Prima di allora, il termine sesso era riferito solo al genere, maschio o femmina, e non ad un comportamento sociale. Anche i latini distinguevano il verbo amare, cioè desiderare in maniera viscerale, carnale da un'attrazione più mentale, razionale, spirituale per esprimere la quale era usato il verbo latino diligere, cioè scegliere, desiderare come risultato di una riflessione. Una erronea ma curiosa interpretazione etimologica della parola amore individua nel latino a-mors = senza morte l'origine del termine, quasi a sottolineare l'intensità vitale di questo potentissimo sentimento. Forse per questo i francesi chiamano l’orgasmo “petit mort”. Uno sconvolgimento totale di anima e corpo.
Secondo le ultime scoperte neurologiche, un orgasmo produce l’attivazione di moltissime aree del cervello, più di quelle che si immaginassero i ricercatori; in quest’attività aumenta la sopportazione al dolore poiché il cervello rilascia sostanze benefiche per il corpo, alleviando fino al 50% situazioni di dolore intenso come quello da parto e con sorprendenti risultati anche in situazioni gravi come una paralisi totale. Si è scoperto infatti che alcune donne sono in grado di indurre e provare l’orgasmo addirittura senza stimolazione fisica, ma solo con il pensiero. L'orgasmo è infatti uno dei più potenti attivatori naturali di dopamina: le scansioni del cervello effettuate su volontari (maschi) durante l'eiaculazione, hanno mostrato l'attivazione degli stessi centri del piacere eccitati dall'eroina e da altre sostanze stupefacenti. Si producono energie e onde positive che hanno effetti benefici e ripercussioni dal lato fisico, fino ad oggi negate o sconosciute ma che il corpo, da sempre, conosce e produce, secondo quel sapere antico più vicino alle filosofie orientali che considerano corpo e anima un’unità inscindibile; la tradizione indiana infatti ha saputo porre il problema della liberazione e della felicità dell’uomo anche attraverso la valorizzazione degli istinti umani che abbiamo dentro di noi. Sapere fisiologico e culturale che è stato filtrato dalla nostra cultura cattolica occidentale con traduzioni di testi sacri, provenienti dall’Asia, imprecise, omesse o manipolate in nome di un imperativo controllo sociale da parte del potere. La religione cattolica occidentale, depositaria del sapere, ha gestito per secoli la nostra educazione all’amore e al piacere carnale, relegandolo ad un’azione peccaminosa e sporca. Da reprimere e tacciare come spettro di una libertà lasciva, pericolosa al potere stesso, ma parte importante della cultura di molte civiltà; la mancanza di una educazione sentimentale, ha creato invece confusione e smarrimento sul senso dell’amore, il che ha agevolato l’imposizione di regole per descrivere e spiegare cosa fosse e come praticarlo, secondo regole morali e pratiche che controllassero la società anche nel privato. L’amore invece è un universo fatto di mille sfumature ed è una parola che ancora oggi, associata alla parola sesso, resta un argomento tabù. Almeno formalmente. Ma si sa: vizi privati e pubbliche virtù.