Sonia Arienta – L’eleganza del nero
Edicola Radetzky presenta la mostra personale di Sonia Arienta, L’eleganza del nero – Secondo Atto di Atti di fede, tragicommedia multimediale in più Atti, work in progress.
Comunicato stampa
Edicola Radetzky presenta la mostra personale di Sonia Arienta, L’eleganza del nero - Secondo Atto di Atti di fede, tragicommedia multimediale in più Atti, work in progress - è un progetto di drammaturgia urbana incentrato sul disorientamento cromatico, generato da percezioni e informazioni contraddittorie.
I protagonisti sono i colori con il ruolo di elementi strategici nella comunicazione di massa a scopi manipolatori. In questo caso, il colore mostrato è contraddetto dal nome che lo denota.
Si apre quindi uno scarto giocato sulla contrapposizione fra un colore primario e il suo complementare. Il giallo è definito viola, l’azzurro è chiamato arancione, il rosso è descritto come verde...Oppure, chi guarda è “obbligato” ad associare ai colori parole contrastanti, opposte alle convenzioni della società occidentale.
L’atto di fede prevede che si creda ciecamente a ciò che viene scritto o detto, in virtù dell’autorevolezza dell’oratore, senza controllare o mettere in discussione la veridicità delle parole...
Questo è ciò che avviene (e senza che la maggior parte delle persone si accorga) nelle forme di persuasione sleale. Chiamare le cose con i nomi sbagliati, fare credere una cosa alfine di depistare, nascondere verità scomode, controllare e distrarre le masse con diversivi che distolgano l’attenzione dai problemi reali sono strategie impiegate da chi gestisce la comunicazione di massa per conto terzi, ovvero per i gruppi di potere che per mantenere la loro egemonia esercitano forme diverse di controllo (sociale, economico).
Per questo, la consapevolezza e la coscienza critica sono gli antidoti agli effetti dell’iperproduzione di messaggi terrorizzanti, intimidatori, seduttivi/seducenti, provocatori, tentatori, della comunicazione tossica, inquinata, spacciata per “autorevole”.
Nel XIX secolo era un luogo della città direttamente connesso all’esercizio del potere istituzionale repressivo, censorio, per eccellenza, ovvero quello dell’Impero Asburgico. Qui venivano affissi editti e proclami, con quel che implicavano in terminidi oppressione della popolazione. Ordini, imposizioni più o meno vessatorie da parte di un regime straniero, conservatore e bigotto, fra i principali fautori della Restaurazione e delle sue politiche reazionarie. Nei primi anni del XX secolo, quello stesso spazio si trasforma in edicola, ovvero il “contenitore” e diffusore di notizie che plasmano l’opinione pubblica, con censure manifeste e latenti, a seconda dei periodi.
Attualmente, l’Edicola nel suo essere sede di manifestazioni artistiche, è un “faro”, una lanterna che illumina la città, collocata su uno spazio-isola, “sospeso” sull’acqua dei Navigli e della Darsena, da cui inviare ai naviganti segnalazioni che sollecitino a sviluppare e coltivare spirito critico, in mezzo al mare urbano.