Sophie Tottie – Photography Ends Here
In Photography Ends Here Sophie Tottie sottolinea il limite dell’occhio meccanico; il titolo implica infatti l’interesse dell’artista nel focalizzarsi su una camera percettiva dove la percezione del “reale”, nonostante sia sul punto di svanire, rimane ancora esperibile all’occhio umano.
Comunicato stampa
PHOTOGRAPHY ENDS HERE
SOPHIE TOTTIE
Inaugurazione lunedì 14 novembre ore 18.30
Renata Fabbri arte contemporanea è lieta di annunciare la mostra personale Photography Ends Here dell’artista Sophie Tottie.
In Photography Ends Here Sophie Tottie sottolinea il limite dell’occhio meccanico; il titolo implica infatti l’interesse dell’artista nel focalizzarsi su una camera percettiva dove la percezione del “reale”, nonostante sia sul punto di svanire, rimane ancora esperibile all’occhio umano.
L’intero corpus espositivo vuole quindi evidenziare i “difetti” connaturati nella pratica meccanica della fotografia, che finiscono col generare un vuoto percettivo che muta gli aspetti più cruciali delle opere presenti. I lavori della Tottie esprimono altresì un concetto percettivo di “cecità e lentezza” 1 che si manifesta nel momento in cui il visitatore accetta di riflettere su di essi da diverse angolazioni. Analogamente alle parole di William Blake “For the Eye altering alters all” 2 , le opere accolgono come possibili i molteplici significati che nascono da una visione più attenta e approfondita delle stesse.
L’artista invita a codificare la serie di disegni “Moving Target” partendo sia dall’analisi dei materiali utilizzati – metallo e inchiostro - che dei supporti sui quali i segni sono stati tracciati. Le spirali creano un’illusione di profondità mentre i supporti, in modo più diretto, marcano la superficie - entrambi (o attraverso l’immaginazione o la presenza di una fisicità) suggeriscono un'esperienza vissuta in prima persona dove l’ “Io”, la “dimensione interiore” diventa una possibilità di riflessione.
I wall drawings “Face value”, “Tipping Point” e “Single Fare”, anch’essi di forma circolare, sono realizzati con segni metallici differenti i quali, in base al tipo e al supporto utilizzato, si esprimono in diverse forme come se volessero mostrare la parte più intima dei segni metallici stessi.
L’utilizzo di oggetti di uso comune come monete, cucchiai, anelli e pezzi di metallo vuole trascendere dal concetto di valore “reale” o “ideale” ed esprimere un qualcosa rispetto all’opera in sé e al modo in cui la si approccia. Nella sua prima mostra dedicata a questa tipologia di disegni, Sophie Tottie rimanda a una citazione estrapolata dalla mostra Worthless: “Value is always a term in a relationship, a term of measurement. Value is a discourse, an emotion, a memory, a desire, or all these at once.” 3
“Oxidoplis” e “Oxid Square” mostrano una resa diversa rispetto ai lavori precedenti: presentano infatti delle linee definite che creano onde o trame visive (assomigliano alle righe che vanno a comporre un testo) e sono realizzate con lo stesso inchiostro permanente che un tempo si usava per firmare i documenti o per evitare che i testi sbiadissero. L’inchiostro contiene del metallo e una volta estratto per essere applicato sulla carta ossida istantaneamente al contatto con l’aria. Le sfumature variano da tonalità più trasparenti ad altre più scure e la cancellazione (data ad esempio dalla sovrapposizione di una linea sull’altra) riduce notevolmente la visibilità del gesto performativo.
1 Nel suo nuovo libro Surface: Matters of Aesthetics, Materiality, and Media, Giuliana Bruno tratta di artisti quali Sophie Tottie,
Tacita Dean, Robert Irwin, Isaac Julian, Luisa Lambri e rimanda a come Yve-Alain Bois descriva la “cecità percettiva” come il
risultato di una “lentezza percettiva”. Per vedere, infatti, dobbiamo frenare e “aggiustare” il nostro sguardo sul tempo […].”
Surface: Matters of Aesthetics, Materiality, and Media, University of Chicago, 2014. Il volume sarà pubblicato in italiano nel
2016 dalla casa editrice Johan and Levi Publishing.
2 Verso tratto dalla poesia “The Mental Traveler” di W. Blake, presente all’interno del Pickering Manuscript, 1803. Di seguito
l’interpretazione di Carl Johan Malmberg: “If we look at the world and ourselves differently, the world and we become
different”. (Stjärnan i foten, Wahlström och Widstrand, 2012).
3 Dal testo “Face Value” di Brian Holmes, presente nel catalogo di Worthless - una mostra curata da Carlos Basualdo alla
Modern Gallery, a Ljubljana, Slovenia, nel 2000.
La mostra prosegue fino al 14 gennaio 2016
BIO:
Sophie Tottie (Stoccolma - Svezia, 1964), vive e lavora a Stoccolma. Dal 1994 ad oggi è stata vincitrice di molti premi e residenze tra i quali I.S.P. - International Studio program, NY; The Elisabeth Foundation, NY; I.A.S.P.I.S., Stoccolma; Berliner Künstlerprogramm des DAAD, Berlino. Il suo lavoro è stato esposto al MoMA e The Drawing Center, New York; Kiasma, Helsinki; Moderna Museet; Malmö Konstmuseum; Gothenburg Art Museum; Vancouver Art Gallery; Museum of Contemporary Art Chicago, Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, Biennale di Venezia; Castello di Rivoli. É presente nelle collezioni istituzionali del MoMA New York, Moderna Museet in Stockholm, Malmö Konstmuseum, Schering Stiftung e Kupferstichkabinett a Berlino. Tottie è stata recentemente nominata professore al Royal Institute of Art di Stoccolma. Precedentemente è stata professore al Malmö Art Academy e alla Lund University, nonché visiting professor presso l'Università di Harvard.