SOS Cotton Candy. Call for break
S.O.S. Cotton Candy si inserisce nella convulsa settimana del contemporaneo torinese in maniera inattesa, caratterizzandosi come un anti-evento.
Comunicato stampa
S.O.S. Cotton Candy si inserisce nella convulsa settimana del contemporaneo torinese in maniera inattesa, caratterizzandosi come un anti-evento.
S.O.S Cotton Candy è una mostra che si fruisce uno alla volta, sottraendosi così all’incombente lavoro delle public relations; concepita come una sorta di “chiamata di emergenza” promette di liberare per qualche minuto dalla serrata tabella di marcia che i giorni di Artissima impongono. L’ospite sarà accolto con uno zucchero filato e introdotto in un ambiente familiare, a cui le opere d’arte hanno dato forma.
Lo zucchero filato, infatti, è un simbolo di spensieratezza, dona appagamento; il suo odore avvolgente e leggero è una “madeleine” che riporta all’infanzia o a una sensazione di confort che vorremmo eterna.
Harald Szeemann diceva che ogni mostra è un atto d’amore. Lou Reed e Laurie Anderson cantavano che l’amore è riavere indietro il tempo. Lo zucchero filato, quindi, attraverso il dolce sapore cura l’anima e simboleggia la ricerca dell’otium e la libertà dalla schiavitù del lavoro.
Il display concepito rimanda idealmente alle atmosfere dello studiolo rinascimentale in cui la collezione di opere d’arte e gli elementi paesaggistici creavano un luogo adatto allo studio e alla meditazione. Il tempo da dedicare alla cultura, alle passioni e agli affetti era all’epoca a solo appannaggio dei ricchi signori, per gli altri la giornata era scandita dai ritmi di lavoro che sebbene non ancora legati all’impianto di produzione industriale dettavano comunque la vita relazionale.
Gli “oggetti artistici” divengono oggetti affettivi e rituali che costruiscono un set, quello di uno spazio privato, una casa in cui le opere scandiscono il tempo della fruizione. È lo spettatore che attiva il set, che narra la sua storia, in una integrazione fisica e temporale con lo spazio.
Il luogo dove sarà ospitata la mostra è ignoto e verrà svelato solo dopo la “chiamata di emergenza” che potrà essere effettuata nel momento in cui è realisticamente possibile prendersi una pausa da lavoro, la pausa pranzo.
Un vero e proprio secret show, modalità presa in prestito dal mondo musicale come regalo ai membri della propria comunità che facilita la scoperta del territorio della zona Lingotto, zona puntellata da spazi vuoti e inutilizzati, da attività chiuse e in vendita, in cui l’ex sede della FIAT ricorda un tempo che ormai non c’è più.
BIO
Apparatus 22
Apparatus 22 è un collettivo artistico transdisciplinare fondato nel gennaio 2011 dagli attuali membri Erika Olea, Maria Farcas, Dragos Olea e Ioana Nemes (1979-2011) a Bucarest, Romania. Dal 2015 tra Bucarest e Bruxells, Apparatus 22 si definisce come un collettivo di sognatori, ricercatori, attivisti poetici e futurologi (falliti) interessati all’esplorazione delle intricate relazioni tra economia, politica, studi di genere, movimenti sociali, religione e moda al fine di comprendere la società contemporanea. Nei diversi lavori di Apparatus 22 – installazioni, performance, testi – la realtà si mescola con la finzione e la narrazione, e tutto si fonde con un approccio critico che attinge conoscenza ed esperienza dal mondo del design, della sociologia, della letteratura e dell’economia. Il loro lavoro è stato presentato in mostre e festival presso La Biennale di Venezia 2013, MUMOK, Vienna (AT), Steirischer Herbst, Graz (AT), Akademie Schloss Solitude, Stuttgart (DE), Museion, Bolzano (IT), Académie Royale des Beaux-Arts de Bruxelles (BE), Kunsthalle Wien (AT). Apparatus 22 lavora anche al di fuori degli spazi istituzionali, con performance in luoghi pubblici, interventi in spazi privati e altre forme ibride.
Franco Ariaudo
Franco Ariaudo (Cunei, 1979), vive e lavora a Torino. La ricerca di Franco Ariaudo tende a indagare, e a tratti a destabilizzare, quei corto-circuiti antropologici e sociali che vedono la formazione di una precisa corrente di pensiero, il radicamento di una tradizione o semplicemente la locuzione di un luogo comune, ricorrendo all’utilizzo di diversi media che, grazie a piccoli scarti percettivi, tendono a ribaltare il comune sguardo dello spettatore. Nei suoi lavori si palesano e manifestano i “giochi di forze in gioco”, quelle tensioni tra movimenti e energie contrastanti che vedono un preciso soggetto quale oggetto di contesa (tra tradizione e modernità, tra potere e sottomissione). Ha partecipato a mostre presso COLLI Independent Art Gallery di Roma, Barriera (Torino), Easward Prospectus gallery di Bucharest. È membro di Progetto Diogene (Torino) dal 2011 e nel 2013 è stato artist in residence presso Khoj, International Artist Association di New Delhi attraverso la piattaforma Resò. nel 2016 è stato invitato a Toruń, Polonia per partecipare al progetto Kulturhauz’s New Urban Archeology, a cura di Krzysztof Gutfrański, per sviluppare la sua ricerca “Derby”. Ariaudo è autore e curatore, con Fabio Cafagna, del libro Del Lancio (Viaindustriae, 2015), e, in collaborazione con Luca Pucci ed Emanuele De Donno del libro Sportification, eurovisions, performativity and playgrounds (Viaindustriae, 2017).
www.francoariaudo.com
Johanna Billing
Johanna Billing (Jönköping , 1973), vive e lavora a Stoccolma, dal 1999 produce video che intrecciano musica, movimento e ritmo. Unendo le modalità di produzione di eventi live collettivi e workshop dal un linguaggio cinematografico, Billing dirige parzialmente i partecipanti, attivando una serie di improvvisazioni sulla nozione di performance e la possibilità che detiene di esplorare le questioni del pubblico e del privato così come l'individuo nella società nel suo insieme. Le sue recenti mostre personali includono: Keeping Time,Villa Croce, Genova (2016), I’m Gonna Live Anyhow until I Die, the MAC, Belfast (2012); Moving In, Five Films, Grazer Kunstverein, Graz, Forever Changes, Museum für Gegenwartskunst, Basel, Keep on Doing, DCA, Dundee (2007) and Magical World, PS. 1, New York (2006). Ha partecipato a mostre di rilievo come 4th Auckland Triennial, Last Ride in a Hot Balloon, Auckland (2010); Documenta 12, Kassel (2007); Belief, Singapore Biennale (2006); 9th Istanbul Biennial; 1st Moscow Biennale (2005); 50th Venice Biennale (2003). Dal 1998 al 2010 Johanna ha anche diretto l'etichetta discografica Make it Happen, pubblicando musica e organizzando spettacoli dal vivo.
www.johannabilling.com
Mirko Canesi
Mirko Canesi (Milano, Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Milano. Espone in spazi nazionali e internazionali, pubblici e privati: David Dale Gallery, Glasgow; PAC, Padiglione d'arte contemporanea, Milano; PAV Parco d'arte vivente, Torino; Careof, Milano, Barriera, Torino; MAC Museo d’Arte Contemporanea, Lissone; Fabbrica del Vapore, Milano; Mole Vanvitelliana, Ancona; Kunsthalle Eurocenter, Lana; Herron Gallery, Indianapolis; Downtown Gallery, Knoxville; Leonrodhaus für Kunst, Munich; Spazio Thetis, Venezia; The Workbench International, Milano.
Interessato alla pratica attiva sul territorio, effettua diversi interventi in differenti contesti ambientali: Parco delle Cave, Milano; Parco della Villa Reale di Monza; Parco Sempione, Milano; Madeinfilanda, Pieve a Presciano; Forest Art Path, Darmstadt; Gola del Furlo, Pesaro-Urbino; Oratorio di San Protaso al Lorenteggio, Milano; Parc del la Primavera, Barcellona; Edicola Radetzky, Darsena, Milano.
www.mirkocanesi.com
Cecilia Ceccherini e Alberto Valz Gris
Cecilia Ceccherini (Pisa, 1991) vive e lavora tra Londra e Torino. È attualmente iscritta alla Chelsea School of Arts (University of Arts London) dove segue un master in Textile Design, dopo aver precedentemente studiato presso l'Accademia Albertina di Belle Arti e l'Accademia di Belle Arti di Carrara. La sua pratica esplora il rapporto tra medium tessile e comunicazione, considerando il tessuto come una superficie che intreccia paesaggi e culture attraverso rappresentazioni simboliche e stratificate.
Alberto Valz Gris (Torino, 1990) vive e lavora a Torino. Dottorando presso il Future Urban Legacy Lab, conduce attualmente un progetto di ricerca a lungo termine che investiga il rapporto tra forme dell'urbanizzazione e automazione del lavoro. Precedentemente ha ottenuto un master in Fine Arts presso il Sandberg Instituut (Amsterdam), come parte del programma Designing Democracy.
Nel 2017 Alberto e Cecilia hanno iniziato a collaborare attraverso postworkhabitat, un progetto collettivo che esplora, con una pratica visiva e performativa, scenari possibili verso la fine del lavoro umano. Il progetto ha finora prodotti due mostre a Macao (Milano) in collaborazione con Caffè Letterario Macao e Communion.
Enej Gala
Enej Gala (Lubiana, Slovenia, 1990) vive e lavora tra Torino, Venezia e Nova Gorica. Nel 2013 consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, con indirizzo Pittura. Trascorre un periodo di studi all’estero presso la Williem De Kooning Academy of Fine Arts a Rotterdam. Nel 2015 si laurea al biennio in Pittura presso la stessa Accademia di Venezia, Tra le varie personali ha fatto nel 2016 Prefabrick presso DOCVA, Via Farini e The Stable alla Aplusa Gallery a Venezia.
Partecipa a diverse mostre collettive in Slovenia, Italia, Montenegro, Croazia, Albania, Dakar, Lisbona e Rotterdam tra cui nel 2018 fa la residenza ed espone al interno della mostra Braintooling al Forte di Monte Ricco organizzata da Dolomiti Contemporanee. É membro del collettivo Fondazione Malutta con il quale espone in varie occasioni tra cui due volte alla Monitor Gallery di Roma.
Durante la residenza presso Fondazione Bevilacqua La Masa vince il Premio Stonefly 2015. Selezionato alla 31. Biennale Internazionale di Grafica di Lubiana curata da Nicola Lees. Nel 2012 vince la borsa di studio della 96a collettiva giovani artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa. Dal 2010 partecipa ai Workshop di Pittura ‘’Atelier F’’ a cura di Carlo di Raco a Forte Marghera.
www.enejgala.tumblr.com
Giuseppina Giordano
Giuseppina Giordano (Mazara del Vallo, TP, 1987), vive e lavora a MIlano
Nel 2007, abbandonati gli studi di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università di Palermo, si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di belle arti di Brera dove consegue il diploma di primo livello in Pittura nel 2012 e nel 2016, presso la medesima Accademia, consegue il diploma di secondo livello in Scultura.
Espone in Italia e all’estero: nel 2017, la mostra personale OPEN MOUTH/ CLOSED MOUTH presso il Chinese European Art Center di Xiamen, Fujian, Cina, e tra le mostre collettive nel 2018, La solitudine del curatore #1, a cura di Katiuscia Pompili, co-curata da Sasvatii Santamaria, Kaoz, Palermo, MANIFESTA 12 Collateral Events, The London Summer Intensive Showcase, Camden Arts Centre, Londra, UK, Mixed Media Residence Showcase, curata da Bryan Shevlin, Conartist, Manhattan, New York, USA e nel 2015 Il pane e le rose a cura di Marco Meneguzzo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano.
Nel 2018 è stata artista in residenza di The London Summer Intensive presso Slade School of Fine Arts & Camden Arts Centre, Londra,UK. A Gennaio 2019 sarà artista in residenza presso MASS MoCA Massachusetts Museum of Contemporary Art, North Adams, USA.
È sostenuta dalla The Secular Society, Virginia, USA con la borsa di ricerca TSS traveling artist.
www.giuseppinagiordano.com