Space as a duty of care
Studio G7 presenta la collettiva space as a duty of care.
Comunicato stampa
Studio G7 presenta la collettiva space as a duty of care, con opere di Simon Callery, Anneke Eussen, Jacopo Mazzonelli, Goran Petercol e Silvia Stefani. Il progetto, a cura di Daniele Capra, raccoglie lavori di natura tridimensionale dei cinque artisti, la cui pratica può essere letta come un reiterato atto di responsabilità verso lo spazio e di attenzione a cosa in esso può accadere.
Tale analisi prende forma dalla nozione di duty of care, principio che nella common law anglosassone prevede la responsabilità di prendersi cura di ciò che accade a qualcuno o a qualcosa. Esso rappresenta l’obbligo di diligenza nei confronti di persone, oggetti e luoghi, e incarna il dovere di cura e rispetto per quello che esiste. Nel contempo il concetto testimonia il naturale e diretto coinvolgimento delle persone nelle situazioni e nel contesto: è una forma di attiva partecipazione a ciò che è comune, in cui l’individuo si fa carico di agire nel rispetto dell’ambiente in cui è immerso.
Nella pratica dei cinque artisti, benché caratterizzata da genesi e metodologie differenti, il principio del duty of care esemplifica come lo spazio possa essere il luogo del possibile, del rigore e della cura. Le opere – accomunate dalla tensione verso l’analisi formale e concettuale dello spazio – sono azioni di consapevolezza nei confronti delle tre dimensioni in relazione alla materialità, al volume, all’ordine, alla superficie, alla struttura e al limite fisico dei materiali.
La ricerca di Simon Callery (1960, Londra, UK) nasce a partire dall’analisi del paesaggio, la cui presenza viene evocata attraverso la materialità della pittura. Il paesaggio diventa nelle sue opere uno spazio di tessuto dotato di volume che condensa l’esperienza della visione in una forma minimale dotata di elementi ricorsivi.
Le opere di Anneke Eussen (1978, Kerkrade, NL) sono spesso realizzate con materiali di risulta prelevati da un contesto e ricombinati senza alcun vincolo rispetto alle loro peculiarità funzionali. In tal modo l’artista conferisce un nuovo ordine agli oggetti che vengono dotati di una nuova semantica e di un ritmo visivo inatteso.
La pratica di Jacopo Mazzonelli (1983, Trento) indaga gli aspetti della musica, del suono e della memoria per assenza, alludendo alla prassi strumentale, al ricordo e ai segni che il tempo lascia sugli oggetti. Le sue opere sono un deliberato atto di astensione dal mondo, in cui la tensione è data dal rigore del silenzio e dallo spasmo dall’attesa.
La radicale sintesi dei concetti è uno degli elementi centrali nella poetica di Goran Petercol (1949, Pola, HR), i cui campi d’indagine spaziano dalla semiologia agli aspetti formali dell’agire artistico. Con un linguaggio nitido ed essenziale egli investiga la grammatica delle cose, la luce, l’ombra e le possibilità topologiche offerte dagli oggetti.
Il corpo e la postura sono gli elementi generativi delle opere di Silvia Stefani (1974, Bassano del Grappa), la cui pratica esplora le dinamiche della tensione e del limite fisico dei materiali. I suoi lavori, modellati sovente sulla metrica umana, sono dotati di una forte carica visiva e psicologica, originata dal continuo alternarsi di linee rette, segmenti spezzati e angoli aperti.
Immagine Silvia Stefani, Alzarsi o cadere, 2015, cavalletto, pittura acrilica, 75 x 75 x 65 cm, courtesy of the artist, ph. Nico Covre