Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery – The Game
La mostra si dipana in due diversi spazi di Milano, intimi e pieni di fascino in zona Gorla – Naviglio Martesana. Due realtà, Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, che dal 2021 dialogano organizzando insieme mostre, laboratori ed eventi.
Comunicato stampa
Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, due spazi di Milano in zona Gorla - Naviglio Martesana, tornano in duo per presentare dal 6 marzo al 18 aprile 2024 The Game , mostra collettiva, a cura di Silvia Franceschi, che invita a cimentarsi sul tema del gioco un gruppo di artisti di diverse generazioni con tecniche e stili diversi, dalla fotografia alla pittura, dal lavoro tridimensionale all’installazione, dalla tecnica mista al collage, fino al libro d’artista. In mostra opere di: Elisa Carovilla, Paolo Ceribelli, Luca Corradi, Anna Dormio, Giorgi & Perfetti, Anna Giuntini, Mimmo Iacopino, Angelo Jelmini, Andrea Meregalli, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa e René Pascal.
Schiller per primo illustrò che il gioco, come l’arte , insegna la creatività che è propedeutica alla costituzione della persona. Per questo, in mostra, il tema poteva essere interpretato dagli artisti in senso lato, anche nel suo significato opposto (“Questo non è un gioco”) affinché ogni artista, con la propria sensibilità, fosse libero di interpretarlo seguendo direttrici anche molto diverse.
Così è stato. In mostra c’è chi cattura il cielo per poi sparargli; chi, fondendo antiche ceramiche e moderni giocattoli, conduce lo spettatore nel suo mondo da Alice nel Paese delle Meraviglie o chi nel mondo di Heidi con i suoi paesaggi di pastelli a cera formato figurina; chi attraverso le proprie perfette composizioni di soldatini colorati o di armi riesce a depotenziare la guerra trasformandola in mero gioco; chi partendo da un pensiero di Enzo Mari ricorda “che la scoperta, l’invenzione e dunque il gioco sono fondamentali per la costruzione dell’uomo” e per questo dobbiamo conservare il gioco dentro di noi; chi col suo naviglio gremito di omini colorati ricorda che quei barconi che attraversano il mare non sono un gioco; chi, immortalando vecchi giocattoli, come l’ormai archetipico cubo di Rubik, o rivisitando luoghi di viaggio ove si giocava a nascondino, ricorda come la nostra memoria possa giocare con noi, regalandoci d’improvviso immagini, voci, e sensazioni che credevamo dimenticati; chi gioca con immagini e parole nei suoi libri d’artista; chi con i suoi collage di materiali diversi e vecchie fotografie gioca con la metamorfosi dei ricordi; chi con una tavolozza di stoffe colorate, metri da sarto, carta e materiali trovati crea opere in cui magicamente convivono estremo rigore compositivo e libertà; e chi, last but not least, ricorda a tutti che dobbiamo rivendicare a gran voce il nostro diritto di giocare, a tutte le età, e soprattutto pretendere che a poter giocare siano i più piccoli. Sempre e ovunque, anche quando i grandi ottusamente sembrano giocare alla guerra.
Perché il gioco è una cosa seria, e per giocare bisogna rispettare le regole.