Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri
Questa mostra composta da quindici artisti contemporanei intende essere un omaggio a Papa Francesco e alla sua azione costante verso l’edificazione della pace nel mondo, in occasione della visita del pontefice in Molise e all’Università del Molise il 5 luglio 2014.
Comunicato stampa
“Mi permetto di ripetere questo che dice il Profeta, ascoltate bene: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, / delle loro lance faranno falci; / una nazione non alzerà più la spada / contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra». Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà, nel quale le armi saranno smontate, per essere trasformate in strumenti di lavoro! Che bel giorno sarà quello! E questo è possibile! Scommettiamo sulla speranza, sulla speranza della pace, e sarà possibile!” (Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro, 1 dicembre 2013)
Un uomo la cui azione è costantemente e pervicacemente rivolta alla speranza e alla necessità della pace, un reale costruttore di pace capace di fermare il bombardamento della Siria con la forza del digiuno e della preghiera e di invitare israeliani e palestinesi in Vaticano per una preghiera comune finalizzata alla pace in Medio Oriente: questa mostra composta da quindici artisti contemporanei intende essere un omaggio a Papa Francesco e alla sua azione costante verso l’edificazione della pace nel mondo, in occasione della visita del pontefice in Molise e all’Università del Molise il 5 luglio 2014.
Il titolo della mostra è ripreso da un celebre passo di Isaia (2, 1-5)- citato dallo stesso pontefice nell’Angelus del 1 dicembre 2013- che si riferisce alla profezia di una pace universale ed è stato tra l’altro uno dei riferimenti per la stessa scelta del nome del centro di arte contemporanea dell’Unimol, visto come spazio di condivisione multiculturale delle arti viste come strumenti di dialogo, contro ogni forma di odio e di discriminazione.
La mostra vuole dunque trattare il tema della pace legandolo al lavoro degli artisti- costruttori per eccellenza- e di artisti che da tempo nelle loro opere lavorano come “artigiani pazienti che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che divide” (come ha detto lo stesso Papa Francesco, citando San Giovanni XXIII, il 15 giugno 2014 nella sua visita alla Comunità di Sant’Egidio), testimoni di un dialogo sempre possibile tra culture, fedi, paesi e visioni differenti, e che va ricercato costantemente allontanando l’odio e cercando l’amicizia.
Cercando di evitare ogni possibile rischio di banalizzazione, sono stati invitati artisti che da tempo hanno trattato i temi legati alla mostra con una seria visione critica, lavorando in modo diverso ma rigoroso sul tema della pace attraverso ottiche, strumenti e riferimenti diversi, come Alì Assaf, che in un suo video ha trattato in modo metaforico ed efficace la tragedia dei naufragi dei migranti che fuggono dalla guerra per trovare la morte sulle carrette del mare; Paolo Borrelli e la sua mappatura simbolica dei conflitti che formano la dinamica vitale del mondo, in un viaggio per immagini e concetti dove lo scontro e l’incontro possono assumere connotazioni differenti; Bruno Canova, deportato in un lager tedesco durante la seconda guerra mondiale, che sin dalla fine degli anni sessanta ha realizzato un lungo ciclo sui disastri della guerra dove ha una parte importante la persecuzione dei diritti e delle vite degli ebrei sotto i regimi totalitari nazista e fascista; Sergio Ceccotti con i suoi quadri dove un falciatore allude alla speranza della pace mentre intorno la guerra esplode in un mondo indifferente; Stefania Fabrizi che con il suo velo dove un uomo dagli occhi coperti allude al Cristo bendato e percosso, simbolo di tutta l’umanità torturata e offesa dalla violenza; Susanne Kessler, con il suo albero che da serpente oscuro si trasforma in un ulivo di pace dal simbolico colore dorato; Federico Lombardo con le sue maternità, dove l’abbraccio tra la madre e il figlio compone il primo nucleo di un mondo dedicato non più alla morte, ma allo sviluppo pacifico della vita; Ernesto Morales, giovane artista argentino conterraneo di Francesco, che dipinge cieli simbolici liberi da minacce di guerra; Massimo Orsi che con le sue bandiere riflette sui conflitti in Medio Oriente, in Iraq e nel mondo arabo proponendo però una speranza di pace; Cosimo Paiano con la sua palma metaforica che vuole alludere alla speranza di rinnovata concordia, soprattutto in Terrasanta; Tobia Ravà con il suo simbolico e spirituale bosco-giardino della Torah, fatto di parole di pace; Sandro Sanna con il suo mosaico dorato che allude a una Gerusalemme pacificata e punto di incontro di religioni e culture; Marco Verrelli con i suoi bombardieri disarmati che si trasformano in macchine pacifiche di lavoro benefico proprio come le spade mutate in aratri della profezia di Isaia.