Sprezzatura / Sam

Informazioni Evento

Luogo
L.E.M. LABORATORIO ESTETICA MODERNA
Via Napoli 8, Sassari, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
27/10/2012

ore 18.30

Curatori
Alberto Zanchetta
Generi
arte contemporanea, collettiva

Come suggerisce il sottotitolo del progetto: lo scopo della mostra è incentrato sul concetto stesso di arte, intesa come “ciò che trasforma” (Homo Faber), e sull’interazione con/tra gli artisti (Homo Dialecticus). Nello spazio interrato del L.E.M. sarà esposta una maschera della tradizione sarda e una copia del libro Solaris di Stanislaw Lem mentre alle pareti verrà proiettato il video Asterina di Dacia Manto.

Comunicato stampa

.SPREZZATURA.
HOMO FABER, HOMO DIALECTICUS

Durante una conferenza tenutasi nel 1994, Luciano Fabro così commentava una delle sue opere più famose, L’Italia: «ho preso la sagoma dell’Italia e l’ho appesa all’incontrario. Era una cosa che giocava naturalmente sull’ambivalenza, sull’ambiguità del senso, ecc. Però allora fu più un’immagine buffa, stimolante, neanche ironica perché come ironia non era poi granché. Era un po’ – come dire? – rivoltare il problema». L’opera, realizzata alla fine degli anni sessanta, ebbe un largo seguito anche nelle decadi successive, annoverando tra le versioni più note quella dell’Italia d’oro.
L’aspetto più saliente e seducente dell’Italia d’oro è da ricercarsi nel retro, dove troviamo imbullonate le isole dell’arcipelago italiano. Posto che nell’opera di Fabro la Sardegna e la Sicilia erano state parzialmente “occultate”, l’obiettivo di questa mostra è di all[in]earle su uno stesso asse geografico, sviluppando un sodalizio che preserva pur tuttavia una propria autonomia culturale.
Il progetto è strutturato in due distinti appuntamenti e coinvolgerà gli spazi espositivi del L.E.M. di Sassari e quelli della Zelle di Palermo.
Al L.E.M. saranno esposte soltanto le opere di Fabio Melosu, Chiara Seghene, Stefano Serusi e Carlo Spiga, mentre gli artisti siciliani renderanno disponibile la documentazione riguardante le opere che presenteranno a Palermo. Viceversa, alla Zelle sarà la volta delle installazioni di Giuseppe Lana, Sebastiano Mortellaro, Giovanni Termini e Studio++, cui si affiancheranno i documenti forniti dagli artisti sardi.
I documenti-materiali serviranno a comprendere il processo “naturante” delle opere (termine usato da Fabro per indicare ciò che si sta facendo), mettendo a disposizione del pubblico un corollario d’informazioni, appunti, schizzi, progetti, collage, taccuini, che potrebbero essere integrati con scarti di lavorazione, fotografie e oggetti di varia natura.
Le esposizioni al L.E.M. e a Zelle saranno complementari ma ognuna manterrà una sua identità specifica. Non si tratta quindi di un’unica mostra da riproporre tale e quale a distanza di tempo, bensì di un progetto che prevede approcci diversi e tempistiche differenti.
Come suggerisce il sottotitolo del progetto: lo scopo della mostra è incentrato sul concetto stesso di arte, intesa come “ciò che trasforma” (Homo Faber), e sull’interazione con/tra gli artisti (Homo Dialecticus). Gli artisti sono quindi chiamati a confrontarsi e a interpretare lo spirito critico e solidale di Luciano Fabro; ma anziché connotarsi come un omaggio alla sua figura tutelare, il progetto intende sviluppare, approfondire e rivitalizzare la “lezione” che ci ha lasciato in eredità. I temi sviluppati dagli artisti saranno quindi gli stessi che hanno impegnato la ricerca estetica di Fabro, ossia l’arte come atto di responsabilità, l’ampliamento formale del linguaggio plastico, la definizione dell’esperienza e dell’istanza con gli oggetti, l’inesausta ricombinazione delle forme, e in particolar modo l’esercizio della sprezzatura.

In collaborazione con Zelle Arte contemporanea

DURATA MOSTRA LEM SASSARI: DAL 27 OTTOBRE AL 23 NOVEMBRE
DURATA MOSTRA ZELLE PALERMO: DAL 24 NOVEMBRE AL 24 DICEMBRE

.S.A.M.

Nello spazio interrato del L.E.M. sarà esposta una maschera della tradizione sarda e una copia del libro Solaris di Stanislaw Lem mentre alle pareti verrà proiettato il video Asterina di Dacia Manto. Ognuno di questi elementi innescherà con gli altri un rapporto di analogie e di discrepanze, generando un cortocircuito visivo (la sigla s.a.m. è infatti l’acronimo di Solaris-Asterina-Mamuthones).
Stanisław Lem, Solaris, 1961. Celebre scrittore di fantascienza, Lem ha spesso sviluppato nei suoi racconti delle profonde riflessioni esistenziali. I suoi personaggi sono sempre costretti a confrontarsi con se stessi, con la società e la cultura. Gli uomini descritti da Lem affrontano l’incomprensibile attraverso un viaggio interiore che li porta a delle scelte rassegnate, come nel celebre romanzo Solaris.
Dacia Manto, Asterina, 2009. Il video documenta i ritmi del mondo naturale, registrandone ogni impercettibile evoluzione. L’osservazione pseudo-scientifica trasforma la natura in un teatro di “eventi minimi” i cui protagonisti sono gli insetti, le spore, i funghi, le fronde e i fiori. La sensibilità pittorica dell’artista tende qui a ricostruire scenari ancestrali e a dar vita a un poetico ecosistema.
Mamuthones. Maschera tipica del carnevale di Mamoiada, risale ai riti stagionali di tipo agrario e ha una forte valenza apotropaica. Intagliate nel legno di fico oppure nell'ontano o nell'olmo, alcune di queste maschere sono ricavate dal castagno o dal noce, mentre anticamente venivano intagliate nel pero selvatico. La visera (maschera facciale) è in legno annerito.
Gli oggetti, i luoghi e le suggestioni di questa mostra tendono a confondersi in un circolus methodicus che tenta di destabilizzare i confini tra ciò che è reale e ciò che è artefatto. Nascono così strane relazioni tra il contesto espositivo e il mondo raccontato nel romanzo di fantascienza di Stanislaw Lem (non a caso, il cognome dello scrittore corrisponde al nome della galleria e al modulo lunare che la Nasa usò tra il 1969 e il 1972); il paesaggio fittizio creato dal “Dio bambino” di Solaris sembra invece intrattenere una relazione con il video di Dacia Manto, in cui i macroingrandimenti ci restituiscono la bellezza di una natura che ci risulta sconosciuta, più immaginaria che concreta; a sua volta, la maschera di un Mamuthones assume l’aspetto di una creatura quasi aliena, avulsa cioè dalla realtà in cui è nata (a causa del progresso sociale e industriale). Decontestualizzati in un habitat comune, il libro, il video e la maschera entrano quindi a far parte di un climax culturale di tipo “relativo”.
Nella lingua italiana, il termine “relativo” è sinonimo di soggettivo, corrispondente, approssimativo. In pratica ogni cosa e/o evento perviene a un ordine limitato e condizionante. Nel linguaggio scientifico fa riferimento a un fenomeno che è in grado di assumere aspetti o valori diversi in funzione dell’ambiente in cui si trova così come della persona che li osserva. In base all’atteggiamento filosofico che considera la conoscenza come incapace di attingere a una realtà oggettiva e assoluta, il progetto espositivo intende muoversi sia nello spazio – quello della galleria, del folclore, del ricordo, dell’immaginazione, della fantascienza – sia nel tempo – con sconfinamenti tra passato e presente (vale a dire tra le tradizioni rurali e l’arte contemporanea) che finiscono per inserirsi nel ciclo perpetuo della natura.
Di fronte al video e a fianco del libro, la maschera sembrerà interrogarsi su quale sia effettivamente il mondo cui appartiene, ma il contesto conoscitivo rimarrà sostanzialmente insoluto...

Alberto Zanchetta