st art. L’arte per tutti – Evaristo Petrocchi
È dedicata all’artista ambientale Evaristo Petrocchi la nuova mostra dal titolo “Uno sguardo sul mondo” che il Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano ospita dal 5 settembre al 5 ottobre 2019, nell’ambito della rassegna “st’art. L’arte per tutti”, il progetto di Mondadori Store a cura di Angelo Crespi.
Comunicato stampa
È dedicata all’artista ambientale Evaristo Petrocchi la nuova mostra dal titolo “Uno sguardo sul mondo” che il Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano ospita dal 5 settembre al 5 ottobre 2019, nell’ambito della rassegna “st’art. L’arte per tutti”, il progetto di Mondadori Store a cura di Angelo Crespi. Con i suoi collages assemblati con materiali naturalistici e industriali, Evaristo Petrocchi porta avanti un importante progetto internazionale contro i cambiamenti climatici, in un viaggio ideale da terra a terra che, dopo diverse peregrinazioni in tutta Europa, approda a Milano.
A partire da una rilettura in chiave naturalistica del famoso quadro di Bocklin, “L’isola dei morti”, nascono due fra le più importanti opere della produzione artistica di Petrocchi, “Inside the Room” e “Inside the Isles”, che reinterpretano la suggestione di Bocklin con l’intento di diffondere una cultura di tutela a favore dell’ambiente e contrastare le preoccupanti trasformazioni della Terra. Così, il discorso artistico di Petrocchi diventa un modo per riflettere sul presente e sui cambiamenti che sconvolgono il Pianeta nelle sue implicazioni più profonde, a livello simbolico e metafisico.
All’opera ispirata a Bocklin ne sono seguite altre, con le quali l’artista ha assemblato una moltitudine di baccelli con materiali scuri che riecheggiano il petrolio, dando il senso della forza della natura inquieta ed il disagio dell’Uomo quando si altera l’identità dei luoghi.
La lettura e la produzione dell’opera d’arte crescono in un territorio denso, e guardano alla profondità delle cose al di là della banalità del loro esistere. È un processo di ricerca dell’essenza e dell’identità di luoghi, persone o eventi analizzando le possibilità di un altro esistere, sempre nella contemporaneità in cui viviamo, ma con forme di osservazione diverse. Non si tratta di una pura operazione di metalinguaggio ma di esternazione di ciò che l’artista sente in luoghi fisici, spirituali o culturali, e che ho avuto modo di avvicinare.
Fra i temi cari all’artista emerge anche la commistione di “nuovo” e “antico”, restituita nell’opera che Petrocchi dedica alla Fondazione Prada. Qui si confrontano due elementi fondamentali dell’architettura caratteristica di Milano, dove la conservazione di elementi architettonici del passato convive con nuove e geniali strutture della modernità, per unirsi in una simbiosi inscindibile. Di fronte a questo scenario perfetto l’artista aggiunge un altro elemento dirompente, sintesi della conservazione e dell’innovazione architettonica, ossia l’inquietudine della natura.
“Quale può essere lo strano fenomeno atmosferico o naturalistico che sta accadendo? – si domanda Evaristo Petrocchi. - La natura sfugge a qualsiasi razionalizzazione urbanistica e architettonica, anche se la sua agitazione dipende dalle profonde alterazioni climatiche e ambientali che il nostro mondo sta subendo. I lavori sono densamente sentiti dall’artista, in questo caso da me stesso, come immagini fondanti dell’arte che produco ed al tempo stesso come un messaggio culturale ed ambientale di tutela e conservazione della Terra”.
“Uno sguardo sul mondo” di Evaristo Petrocchi
di Angelo Maria Crespi
Il glicine è un arbusto volubile i cui rami si avvitano seguendo la rotazione della terra. A secondo delle specie, se originarie dell’emisfero boreale o australe, ruota in senso orario o antiorario. Anche i baccelli, seccando, s’attorcigliano a spirale e poi, letteralmente, esplodono lasciando che i semi si spargano e trovino (o non trovino) il terreno giusto per fecondare. La vita procede in questo modo assecondando il ritmo segreto dell’universo: si sviluppa per strutture organizzate e schemi segnati, ma anche il caso gioca il suo ruolo.
Non è dunque strano che proprio i baccelli e i semi del glicine siano utilizzati da un artista raffinato come Evaristo Petrocchi, quali simboli di questo sommovimento nascosto della Natura, essendo il suo un lavoro fortemente indirizzato verso un pensiero ecologista, militante ma nel senso più puro del termine, una militanza innanzitutto estetica. Petrocchi si nuove infatti tra arte povera e concettuale, ma con uno spirito contemporaneo che si manifesta, per esempio, nell’uso dell’immagine fotografica. I suoi collages, frutto di sovrapposizioni di materiali naturali (i baccelli o i nidi di vespe) e industriali (come il bitume), rimandano alla perfezione, per metafore e avvicinamenti - e così deve fare l’arte, dire senza indicare – al suo impegno politico, avendo egli sviluppato in questi anni un importante progetto sui cambiamenti climatici, tema di pressante attualità.
Se da un lato dunque c’è l’arte impegnata, dall’altra, Petrocchi non nega però le potenzialità dell’arte per l’arte, cioè del discorso artistico fine a sé stesso, che vive di rimandi e citazioni quasi letterarie, ed è autonomo rispetto al mondo che ci circonda, e che procede per evi e non per spazio. Una delle sue fonti, per esempio, è quell’Isola dei morti di Böcklin che tanti artisti ispirò dalla fine Ottocento; e cosa dire del suo “Non ti scordar di me”, un pastrano reso scultura e poi dipinto che rimanda, ma in modo plastico, alle pitture algide degli indumenti di Gnoli.
In questo senso, l’uso del simbolo sfocia fin nel metafisico: “Inside the room” è la sublimazione di questo slittamento quasi semantico, per il quale le tende apposte alla fotografia, fisicamente e materialmente presenti, diventano il velo che nasconde o che solo lascia intravedere, appena, la verità della vita dietro; “verità” che, nel suo significato etimologico profondo, dal greco “aletheia”, così arguiva il filosofo tedesco Heidegger, significa appunto la cosa svelata, la cosa a cui è stato tolto il velo.
EVARISTO PETROCCHI
Artista ambientalista, è nato a Roma nel 1954. Vive e lavora tra Roma ed Assisi. Attualmente compone collages assemblati con materiali naturalistici e industriali, che unisce a immagini fotografiche. Ha pubblicato Nell’immagine fonda (Fabrizio Fabbri editore, 2012) in occasione della mostra tenuta al Museo di Arte Contemporanea di Perugia di Palazzo Penna, a cui è seguito il progetto – mostra Inside the Isles, presentato per la prima volta ad Ancona nel 2017.
Ad EXPO 2015 ha presentato il progetto ideato e curato per ANCI, Italia Nostra e Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, denominato Progetto Nazionale Orti Urbani, come forma di agricoltura sociale e culturale dei territori italiani e come modulo etico di vita per le popolazioni.