Stanislao Farri – Amuleti di pietra
L’ultimo libro fotografico di Stanislao Farri è dedicato agli antichi bassorilievi in pietra, incastonati nei muri delle case della montagna reggiana (ma anche modenese e parmense) – segni benauguranti, o destinati a tenere lontano il malocchio.
Comunicato stampa
L’ultimo libro fotografico di Stanislao Farri è dedicato agli antichi bassorilievi in pietra, incastonati nei muri delle case della montagna reggiana (ma anche modenese e parmense) – segni benauguranti, o destinati a tenere lontano il malocchio; talvolta, simboli di una radicata religiosità popolare – sono stati scovati da Farri nel corso delle sue ripetute ricognizioni, durate decenni, nei paesi sperduti del nostro Appennino. Farri, da sempre sensibilissimo ai temi della fotografia come strumento di salvaguardia di una memoria che rischia di andare perduta, ha così potuto fornire il materiale per la realizzazione di questo libro, “Amuleti di pietra”, che viene presentato sabato 13 ottobre alle ore 10.30 all’Hotel Astoria di Reggio Emilia. La pubblicazione del volume – 112 pagine, oltre 200 fotografie in bicromia; testi del curatore del libro, Sandro Parmiggiani, di Clementina Santi e di Walter Baricchi – è stata resa possibile dal contributo di Progeo Sca, che intende così celebrare il ventesimo anniversario della propria costituzione. Sarà infatti il Presidente di Progeo, Marco Pirani, a fare gli onori di casa durante l’incontro di presentazione del volume, che si preannuncia come un nuovo momento di riconoscimento del lavoro di un fotografo che ha portato il nome di Reggio nel mondo.
Stanislao Farri è nato a Bibbiano (Reggio Emilia) nel 1924. Svolge, fin da adolescente, l’attività di tipografo; altrettanto precoce è l’interesse per la fotografia – la prima partecipazione ad una mostra fotografica è del 1943. Dopo la guerra, fonda la Cooperativa Operai Tipografi, dove lavora fino al 1955, quando decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, come attività professionale (fotografia industriale e pubblicitaria, di opere d'arte e di architetture) e non più solo amatoriale. Parallelamente, svolge un’intensa, costante ricerca di registrazione e di documentazione della civiltà e della cultura della nostra terra, indagine che ha fornito il materiale iconografico per numerosi volumi illustrati con sue fotografie e per una quindicina di libri, esito di ricerche fotografiche personali. Nel corso della sua carriera di fotografo, Farri ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti assai diffusi, sia in Italia che all’estero, ove l’interesse per il lavoro del decano dei fotografi reggiani è andato crescendo proprio in questi ultimi anni, come dimostra la sua partecipazione a importanti mostre fotografiche di gruppo in Spagna, Stati Uniti, Svizzera. Nel 2003, Palazzo Magnani ha presentato la più vasta esposizione antologica di Stanislao Farri, con le sue “memorie di luce” realizzate dal 1943 in poi. La mostra e il catalogo, a cura di Sandro Parmiggiani, documentavano sessant’anni di intenso lavoro, caratterizzato da una padronanza assoluta del linguaggio fotografico, da un acuto, persistente interesse per gli aspetti formali dell’immagine e dalla progressiva conquista di una straordinaria maestria in camera oscura.