Stanza tutta per sé – Agostino Iacurci
La settima ed ultima edizione di “Una Stanza Tutta Per Sé”, vedrà sta volta l’interpretazione di un artista. Dopo tre anni in cui designer ed architetti si sono succeduti nella realizzazione del nostro primo progetto culturale site specific, la trilogia della Stanza si chiude con Agostino Iacurci, giovane artista pugliese trapiantato a Berlino.
Cover: photo Silvana Spera
Comunicato stampa
Colazione sull’erba
“Nel suo terzo anno di vita la “Stanza tutta per sé” prende in considerazione l’idea di ospitare. Gli autori sono chiamati a immaginare lo spazio non solo per essere abitato dalle proprie personali idee, ma anche da una persona fisica a loro scelta. La Stanza si apre agli “Ospiti desiderati” e ogni invito può divenire l’occasione per scoprire nuovi territori mentali”.
Domitilla Dardi
La settima ed ultima edizione di “Una Stanza Tutta Per Sé”, vedrà sta volta l’interpretazione di un artista. Dopo tre anni in cui designer ed architetti si sono succeduti nella realizzazione del nostro primo progetto culturale site specific, la trilogia della Stanza si chiude con Agostino Iacurci, giovane artista pugliese trapiantato a Berlino.
La sua interpretazione di Ospitalità è quanto di più familiare e vicino alla vita di tutti i giorni in una classica famiglia, italiana e non solo.
“Nella mia famiglia la tavola è il centro della vita sociale, il luogo dove si passa la maggior parte del tempo assieme e dove ci si scambiano affetti sotto forma di pietanze.
Del resto, dalle mie parti, per frenare bruscamente un eccesso di confidenza di un interlocutore gli si domanda: “Abbiamo mai mangiato insieme?”, come a dire che la condivisione di un pasto è requisito minimo di una conoscenza.
Quando sono stato invitato a immaginare una stanza sul tema “Ospiti desiderati” non ho potuto non pensare alle grandi tavolate della mia infanzia, imbandite spesso all’aperto in campagna durante le feste in famiglia, di cui la mia parte preferita era la realizzazione della salsa.
Ho quindi immaginato una tavolata in mezzo ai pomodori, una pianta a me molto cara e dalla storia emblematica. Originaria di Messico e Perù, la pianta del pomodoro è arrivata in Europa nel 1540. Considerato a lungo tossico e poi utilizzato a fini ornamentali, il pomodoro è diventato un alimento commestibile solo molti decenni più tardi, complice il processo di adattamento ai nostri climi che trasformò i frutti da gialli in rossi.
In 500 anni, quello che ci appariva come un veleno a causa del suo aspetto esotico è finito per diventare caposaldo della nostra cultura gastronomica, elemento identitario nonché tassello imprescindibile della nostra economia.
Al centro di questo paesaggio con pomodori ho quindi immaginato una tavola. L’ho ispirata alle curve di Victorine Meurent nel più celebre dei quadri raffiguranti un pasto campestre: “Le Déjeuner sur l’herbe” di Manet.
Sinuosa e sicura, la particolarità di questa tavola è quella di essere allo stesso tempo un tappeto. Un oggetto in grado di accogliere idealmente i diversi modi di mangiare: in piedi, seduti, in ginocchio, a terra. Ho voluto infatti la mia tavola aperta e curiosa, capace di rendere ogni ospite desiderato”.
Agostino Iacurci
Colazione sull’erba
“Una Stanza Tutta Per Sé”, now at its third run, takes into account the idea of hospitality. Authors are invited to imagine spaces as places to be inhabited not only by their own personal ideas but also by a physical person
of their choice. The Room thus opens up to “Desirable guests” and every invitation turns into an opportunity to enter uncharted mental territory”.
Domitilla Dardi
The seventh and last edition of "Una Stanza Tutta Per Sé", will see the interpretation of an artist. After three years in which designers and architects have succeeded in creating our first site-specific cultural project, the Stanza trilogy closes with Agostino Iacurci, a young Apulian artist living in Berlin. His interpretation of Hospitality is the most familiar and close to everyday life in a classic family, Italian and not only.
“In my family the table is the center of social life, the place where you spend most of your time together and where you exchange affections in the form of dishes.
Moreover, in my part, to brake abruptly an excess of confidence of an interlocutor, you ask himself: "Have we ever eaten together?", as to say that sharing a meal is the minimum requirement of knowing.
When I was invited to imagine a room on this theme "Desired guests" I could not help thinking of the great tables of my childhood, often laid out in the countryside during family celebrations, of which my favorite part was the making of sauce.
So I imagined a table among the tomatoes, a plant very dear to me and with an emblematic story. Native to Mexico and Peru, the tomato plant arrived in Europe in 1540. Considered toxic for a long time and then used for ornamental purposes, the tomato became an edible food only many decades later, thanks to the process of adaptation to our climates that turned the fruit from yellow to red.
In 500 years, that appeared to us as a poison because of its exotic appearance ended up becoming a cornerstone of our gastronomic culture, an element of identity and an essential part of our economy.
In the middle of this landscape with tomatoes I then imagined a table. I inspired it from the curves of Victorine Meurent in the most famous of the paintings depicting a rural meal: "Le Déjeuner sur l'herbe" by Manet.
Sinuous and safe, the peculiarity of this table is that of being a carpet at the same time. An object that can ideally accommodate the different ways of eating: standing, sitting, kneeling, on the ground. In fact, I wanted my table to be open and curious, able to make every guest desired”.
Agostino Iacurci