Stanze#1 – Giovanni Anselmo / Jannis Kounellis

Informazioni Evento

Luogo
RISO - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA DELLA SICILIA
Via Vittorio Emanuele 365, Palermo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10 - 20 da martedì a domenica; giovedi, venerdi, sabato 10 - 24

Chiuso lunedì

Vernissage
31/05/2014

ore 19

Contatti
Email: museo.riso.bci.uo2@regione.sicilia.it
Sito web: http://www.fondazionesambuca.org/
Biglietti

6 euro, ridotto 3 euro.

Artisti
Jannis Kounellis, Giovanni Anselmo
Curatori
Giovanni Iovane, Paolo Falcone
Generi
arte contemporanea, doppia personale

La mostra è la prima del progetto espositivo “Stanze” che vedrà coinvolta la sede di Palazzo Belmonte Riso nei prossimi mesi. “Stanze” è stata infatti concepita come una riflessione, e ovviamente come una presentazione, sull’identità museale di Riso, a partire dalla sua architettura, dalla storia delle precedenti esposizioni, dalle sue collezioni permanenti e persino dagli spazi “intorno” al Museo.

Comunicato stampa

Il 31 maggio 2014, Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia inaugura la mostra “Stanze#1” con opere di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, Torino, 1934) e Jannis Kounellis (Atene, 1935), a cura di Giovanni Iovane, in collaborazione con Paolo Falcone.
La mostra è la prima del progetto espositivo “Stanze” che vedrà coinvolta la sede di Palazzo Belmonte Riso nei prossimi mesi. “Stanze” è stata infatti concepita come una riflessione, e ovviamente come una presentazione, sull’identità museale di Riso, a partire dalla sua architettura, dalla storia delle precedenti esposizioni, dalle sue collezioni permanenti e persino dagli spazi “intorno” al Museo.
La ricerca di nuovi meccanismi espositivi caratterizza il progetto “Stanze” che si avvale della collaborazione attiva e determinante di artisti le cui opere sono esposte all’interno delle collezioni permanenti di Riso.
“Stanze #1” vede la presenza di due grandi artisti, Giovanni Anselmo e Jannis Kounellis che hanno progettato due opere (installazioni) in relazione specifica con gli spazi del museo.
La mostra si svolge interamente al secondo piano del Palazzo: un piano formato da due grandi sale parallele e da tre piccole stanze ai vertici e a lato del piano. Le due grandi sale sono caratterizzate da un restauro conservativo che ha lasciato a nudo i segni del tempo nei muri, mentre nelle altre tre sale si è intervenuto con dei pannelli “protettivi”.
L’effetto immediato dato da questa particolare grande stanza museale può essere percepito sia come “un segno del tempo” che come “i segni dei tempi”. Tuttavia, è innegabile il grande fascino suscitato da questo speciale ambiente espositivo.
Nel 2008 nella sala di destra Jannis Kounellis ha reinstallato un’opera composta da “armadi sospesi al soffitto” che era stata presentata a Palermo nel 1993 in occasione della sua mostra all’Albergo delle Povere, curata e organizzata da Mario Codognato, Nicola Bramante e Paolo Falcone.
Il passaggio di questa opera monumentale da una mostra temporanea alla sua collocazione all’interno di Palazzo Riso nelle sue collezioni permanenti, racconta così una storia, un passaggio di stanze e di consegne, ma conserva inalterata la sua esistenziale e drammaturgica relazione con lo spazio intorno al Museo e in particolar modo, con ciò che l’artista stesso ha definito “il barocco siciliano”.
Per la mostra “Stanze #1”, Kounellis è intervenuto con una grande installazione, Senza titolo 2014, proprio sotto i suoi armadi sospesi al soffitto, lasciando intenzionalmente vuote le due più piccole sale laterali. L’incombente presenza degli armadi - insieme capace di suscitare meraviglia, come nella poetica del Barocco- fa ora quasi da enorme cappello alla serie di cavalletti che sorreggono le lastre di metallo a cui sono agganciati i suoi “tipici” cappotti scuri. Non si tratta tuttavia di semplice accostamento di due opere temporalmente differenti, ma della creazione di un suggestivo “atto unico” , anch’esso tipico della vasta esperienza artistica di Kounellis; una rappresentazione drammatica, esistenziale e culturale che trasforma lo spazio espositivo in una “cavità teatrale e umanistica”. E a questo denso e vasto blocco espositivo, a questa sorta di drammatica processione -le figure esistenziali dei cappotti appesi ai quadri di metallo e sollevati in alto dai cavalletti- racchiusa da angeli-armadi volanti fa da opportuno contraltare il vuoto delle due stanze attigue; due piccole ma necessarie “sale d’attesa”, che poeticamente gli architetti francesi chiamavano la salle des pas perdu, uno spazio di transizione tra il mondo esteriore e l’interno di una stazione ferroviaria o di un palazzo di giustizia.
Sempre all’interno delle collezioni di Riso vi è una opera su carta di Giovanni Anselmo del 1965, dal titolo La mia ombra verso l’infinito dalla cima dello Stromboli durante l’alba del 16.08.65. Quest’opera di Anselmo contiene in embrione tutti quelli che saranno gli sviluppi e le caratteristiche della sua grande esperienza artistica e, ancora una volta, un preciso e concreto legame (e persino una data e un’ora esatti) con la Sicilia. Il disegno di Anselmo, oltre a possedere dunque il valore di un incunabolo, presenta anche la spiegazione di una foto, un po’ enigmatica, che ritrae Anselmo lungo la sciara del vulcano all’alba del 16 agosto 1965.
L’artista si accorse di aver perso l’ombra, ma a differenza di alcuni protagonisti della letteratura tra Otto e Novecento, tale scomparsa si rivelò -si potrebbe parlare di vera e propria epifania- al contrario un assorbimento, una assunzione in cielo e nell’infinito. Per dirla meglio, con le parole di Anselmo, quella particolare esperienza e insieme rivelazione poetica sul vulcano di Stromboli fu “una straordinaria situazione di velocità, movimento, energia. In una situazione
come questa tu puoi sentire che tu esisti, che, semplicemente, tu sei sulla terra e che la terra, a sua volta, è nello spazio che la contiene e l’avvolge…un momento di coscienza della tua esistenza in uno spazio senza confini”.
A differenza di Kounellis, Anselmo ha sempre contrapposto la presentazione alla rappresentazione. La parola “energia” è per certi versi una delle chiavi di lettura principali di una vasta esperienza artistica che ha origine proprio con la proiezione, o meglio l’assorbimento, della propria ombra nell’infinito di quell’alba siciliana dell’agosto del 1965. “Il mio modo di fare arte corrisponde a una ‘presentazione’ e non a una ‘rappresentazione’ della realtà”.
Questa speciale prassi artistica (nel senso di individuale, peculiare dell’attività artistica di Anselmo dalla fine degli anni Sessanta a oggi) si presenta nella opera che Anselmo ha progettato per la sala/galleria al secondo piano del Museo, e per la stanza attigua, dal titolo Mentre la terra si orienta e la luce focalizza, 2004/2014.
Anselmo ha creato appositamente un dispositivo espositivo dinamico, un differente tipo di “atto unico”, ove gli elementi essenziali della sua poetica (adombrata dalla sua opera del 1965 e poi dai lavori del 1967, Direzione) si rivelano per essere ciò che l’artista stesso ha definito “una fisicizzazione della forza, di una azione, dell’energia di una situazione o di un evento”. Così in una sala l’intenzionale cumulo di terra, una sorta di isola, e di un ago magnetico rivelano, con intenzione poetica e fantastica, un paesaggio o un panorama, dal punto di vista dello spettatore.
E, nello stesso tempo, tre proiezioni di Particolare, focalizzano la luce su un evento secondo un orientamento, quello nord/sud, che non appartiene più al microcosmo dello spazio espositivo ma a quello “naturale” in accordo con l’ago magnetico.
Come ha scritto nel 1979 Rudi Fuchs, il segno distintivo e straordinario della poetica di Anselmo è quello “di trasferire l’arte nella fantasia pura”.
In mostra anche la proiezione del documentario work in progress, Senza Titolo di Ferdinando Vicentini Orgnani con Carla Accardi, Maria Thereza Alves, Getulio Alviani, Rainer Ganahl, Jimmie Durham, Alvin Curran, Dan Graham, Jannis Kounellis, Gianna Nannini, Luigi Ontani, Vettor Pisani, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Daniele Puppi, Donatella Spaziani.