States of Stagnation

Informazioni Evento

Luogo
MARE KARINA
Campo de le Gate, 3200, 30122 Venezia VE, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Giorni di apertura: Mar–Sab 10:00-13:00, 14:00-18:00 

Contatti
Email: info@marekarina.com
Sito web: https://www.marekarina.com
Artisti
Federico Tansella, Giacomo Mercuriali
Curatori
Caterina Avataneo

Mostra di Federico Tansella e Giacomo Mercuriali

Comunicato stampa

Che sia in economia, biologia o psicologia, l’aggettivo "stagnante" è generalmente utilizzato per descrivere uno stato di inattività o letargia dalle inequivocabili connotazioni negative, spesso affrontato in termini riparatori o correttivi. Non c'è tempo per la siesta nelle società iperproduttive: la pacatezza dormiente sembra essere più adatta a scenari pastorali idilliaci, mentre l'inerzia psicologica è riservata a soggetti malinconici o adolescenti angosciati, altamente estetizzati e facilmente liquidati come poco seri. Il fatto stesso che un corpo d'acqua stagnante —tutt'altro che privo di vita, con le sue condizioni ideali per la proliferazione di microrganismi, batteri, alghe e insetti— possa essere associato al decadimento, o per lo meno alla negligenza, porta a interrogarsi su quale tipo di vitalità si celi al di là di un'apparente immobilità, che in realtà è colma di trasformazione sotto la superficie. Scrivo tutto ciò perché, nonostante le apparenze, le opere raccolte nella mostra presso Mare Karina trasmettono una sensazione vibrante; che si tratti della serie di stampe Giverny, Babylon di Giacomo Mercuriali, ambientate in stagni romantici, o delle opere nebulose, appassite e assonnate di Federico Tansella.

Nei paesaggi pittorici di Mercuriali, la rigogliosità di un tableau impressionista, con arcate fiorite e raggi di luce soffusa che colpiscono gli specchi d'acqua, diventa lo sfondo per ninfe ammiccanti, piuttosto contemporanee. Queste figure nude, patinate e seducenti, a volte grottesche o stranamente vuote, collegano la composizione dell'immagine a un regno completamente diverso dai paesaggi appena descritti, tipico di un immaginario digitalmente nativo che richiama il soft-core manga. Con una strana somiglianza alla texture della tela, le immagini della serie Giverny, Babylon sono il risultato di un modello addestrato di intelligenza artificiale (AI) generativa testo-immagine, che riproduce perfettamente pennellate morbide ed effetti di luce diffusa, mentre l'atto del dipingere è imitato e corrotto. Qua e là, un arto di troppo, o schede di computer che emergono tra romantici giardini di rose, e altri glitch di vario genere, rivelano la vera natura di queste opere, esponendo i meccanismi della loro creazione. Sono cavi e caricabatterie le radici delle ninfee acquatiche, e muri di server le siepi potate di questi giardini estivi. Oltre a essere pittoriche ma non dipinti, queste immagini sfidano le aspettative hi-fi del digitale, poiché Mercuriali deliberatamente ne abbassa la risoluzione a favore di una creazione bulimica. D'altronde, è la stessa scelta stilistica che dichiara un'ambizione per i grandi numeri: dall'impressionismo universalmente accettato, alle immagini pornografiche ispirate ai manga, che sono solitamente una hit online. L'iperproduzione e la pornografia entrano nella pratica di Mercuriali a livello metodologico, manipolate dall’artista in un set di immagini altamente customizzato. I soggetti che ne risultano, esistono in uno spazio ipermediato di fantasia e soddisfazione sfrenata, facendo crollare la distanza tra spettatore e immagine e offrendo un'immediatezza e un'appetibilità che si traducono in un esito piacevole ed erotico. Se il porno è un'evasione in un mondo di piacere preconfezionato, il lavoro di Mercuriali mette in scena un simile atto di illusionismo: un deep-fake che seduce lo spettatore mentre hackera gli strumenti a disposizione, ovvero i sistemi dominanti del desiderio. C'è una certa leggerezza che permane tra queste giungle paludose di cavi grigi, riflessa anche nelle scelte espositive che mostrano la struttura dietro queste immagini senza rinunciare al loro brio.

Nel caso di Federico Tansella, il rapporto con questi stessi “sistemi” è trattato da un’angolazione meno opulenta, caratterizzata da sottrazione e rifiuto. La sua ricerca ruota attorno a comunità accomunate da scelte di ritrazione, ed in particolare quelle sottoculture online definite dal loro disimpegno dalla società, come ad esempio i NEET, tipicamente giovani “Not in Education, Employment, or Training”, o gli hikikomori, noti anche come “eremiti moderni”. Una delle opere in mostra è significativamente intitolata For Those Who Lay Down e propone una bandiera per un’ipotetica repubblica socialista delle due comunità. Come i membri che rappresenta, la bandiera è isolata e appena visibile, distesa orizzontalmente e protetta in uno scrigno.

Una macchina del fumo riempie il volume in cui essa è incastonata, impregnando lo spazio di un profumo piuttosto freddo, dalle note spigolose e metalliche. Non lontano, un set di vestiti analogamente spettrale giace appassito, anch’esso sul pavimento. Si tratta di un cosplay da NEET, ed è una vera e propria uniforme militare adornata con toppe e adesivi. Stanca e disillusa, questa è la traccia di un corpo assente che esiste svuotato, dissolvendosi in una resistenza inerte che deride amareggiata i simboli del potere e del controllo statale. Nella vetrina della galleria, un video in tempo reale segue un avatar del videogioco Grand Theft Auto V che sceglie di restare a letto. Mentre le condizioni di luce cambiano gradualmente dai primi raggi del mattino fino a una notte nera e profonda, il video non mostra altro che l'avatar che si muove appena nella sua camera da letto, perennemente esposto nel suo trasgredire le regole preimpostate di un gioco notoriamente progettato con un orientamento che favoreggia l'azione, l'accumulo e l'arrampicata sociale. Ispirato agli "sleeping streams" dei primi anni 2000, il lavoro è visibile online 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in diretta su un sito Web dedicato. Tra un rigirarsi a letto e l’altro, l’agenzia diventa scelta ontologica, e il rifiuto un rallentamento apatico.

Nel complesso, i corpi in mostra —racchiusi come gemme preziose, ed esageratamente de/animati— contestualizzano una decorporeizzazione derivante dalla cultura digitale e online, lasciando che l'iper-visibilità e la massificazione si incontrino con la scomparsa ed il ritiro. Sebbene Mercuriali e Tansella siano affascinati da metodologie posizionate agli estremi opposti di uno spettro di non/azioni, le rispettive strategie creative si avvicinano più di quanto si possa immaginare. I termini della mostra sono tutt’altro che distopici in quanto entrambi gli artisti giocano con condizioni date come esercizio di evasione, hacking e appartenenza. La degradazione, o le azioni percepite come tali, sono impiegate come strumento erosivo e forza criptata di rifiuto, annuendo all'effetto della tecnologia nel ridefinire le narrazioni, comprendendone la logica, e proponendo alternative.

E così, toni malinconici si trasformano in ammiccamenti, trasmettendo perfettamente atteggiamenti e metodologie molto cari a un'eredità pop. Basti pensare alle serigrafie di Andy Warhol e ai suoi anti-film, il primo dei quali nel 1964 mostrava John Giorno, l'allora amante di Warhol, dormire per cinque ore e ventuno minuti. Fedeli alla loro missione, Mercuriali e Tansella hanno finito per hackerarsi anche a vicenda! Una bandiera misteriosa appare in una delle stampe in mostra, solitaria e sgualcita, racchiusa in una fortezza d'acciaio sulla parete, mentre riferimenti umoristici nascosti si trovano nel real-time video esposto in vetrina, seguendo la tradizione degli easter-egg del mondo gaming. Non è forse nemmeno un caso che questa mostra avvenga proprio a Venezia. Come dice il titolo della canzone del 1982 dei Bauhaus, anch'essa citata in una delle opere, “All We Ever Wanted Was Everything”: una verità, un seno rotondo, una familiare quiete lagunare che nasconde la linfa del vivere.

Caterina Avataneo

States of Stagnation fa parte di una serie iniziata nel 2019 da Caterina Avataneo, basata su collaborazioni a due, tra artisti con pratiche divergenti, che impiegano interessi, medium o linguaggi estetici molto diversi. L'intento è di contribuire a modellare la mostra finale attraverso il dialogo e la condivisione, lasciando che il progetto si sviluppi in modo organico e senza seguire regole prestabilite. Generalmente condividendo un'unica stanza, lo spazio diventa un agente attivo in cui l'intreccio di pratiche divergenti genera nuove opere, o nuovi legami tra opere esistenti, esplorando la natura collaborativa della produzione di significato e l’importanza delle differenze. La prima collaborazione è avvenuta nel 2019 con Anna Barham & Chiara Camoni presso Arcade (Londra); seguita nel 2020 con Diego Delas & Rolf Nowotny presso HAUS (Vienna); e Giuliana Rosso & Rory Pilgrim presso Pina (Vienna); poi nel 2022 con Jeremiah Day e Anastasia Sosunova presso SixtyEight Art Institute (Copenhagen).

Federico Tansella è un artista e sound designer che vive e lavora a Venezia, dove studia Arti Multimediali presso l’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca si concentra sulle dinamiche sociologiche del presente, con particolare attenzione ai trend digitali e alle sottoculture del web. Attraverso una pratica multidisciplinare che spazia tra suono, video, installazione e performance, esplora fenomeni emergenti, nuove forme di violenza e possibili scenari futuri.
Nonostante la giovane età, Tansella ha già realizzato numerosi progetti. Con lo pseudonimo di Meynsense porta avanti il suo progetto di musica sperimentale, esibendosi dal vivo in diversi spazi in tutta Italia e sviluppando una ricerca artistica che esplora le intersezioni tra suono, tecnologia e percezione. Parallelamente, lavora a livello internazionale su commissioni e collaborazioni come sound designer e compositore, contribuendo a una vasta gamma di progetti creativi. Le sue composizioni sonore originali sono state presentate in progetti con base a Venezia, Milano, Parigi e Tokyo, con collaborazioni che includono Missoni, Marine Serre, SANDRO e MM6.
La sua capacità di distillare la logica delle tendenze digitali contemporanee in ambienti sonori e visivi colloca il suo lavoro al confine tra il caos del mondo digitale e le sue conseguenze umane più fragili, spesso violente.

Giacomo Mercuriali è un artista e teorico il cui lavoro si colloca tra filosofia, antropologia e nuovi media. Ha conseguito un MA in Storia dell'Arte e Critica presso l'Università di Milano e ha intrapreso un dottorato in Filosofia. Il suo percorso accademico include attività di ricerca presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, dove ha approfondito l'antropologia visuale e la semiotica del potere.
Parallelamente al suo lavoro accademico, Mercuriali ha sviluppato un linguaggio artistico sperimentale attraverso i social media. Nel 2020 ha lanciato l’account Instagram @young_agamben come estensione anonima delle sue indagini filosofiche e politiche—uno spazio online in cui meme, immagini generate dall’IA e reel diventano strumenti di discorso critico. Nel tempo, l’account si è evoluto in un punto di riferimento per una rete internazionale di artisti, filosofi, architetti, designer, fotografi, musicisti e curatori.
La capacità di Mercuriali di sfruttare l’estetica dei social media come medium a sé stante ha ridefinito i confini tra teoria e pratica, trasformando la cultura visiva contemporanea in un luogo di intervento e speculazione.

Per questa mostra, Mare Karina è entusiasta di invitare la curatrice indipendente torinese Caterina Avataneo.
Prima di trasferirsi in Italia, Avataneo ha studiato e lavorato a Londra, dove ha conseguito un MA in Curatela presso la London Metropolitan University e la Whitechapel Gallery (2017). Tra il 2018 e il 2021 ha lavorato come Assistant Curator per progetti assegnati alla Serpentine Gallery (Londra) e, nel 2019, è stata Assistant Curator di Sun & Sea (Marina), il Padiglione Lituano della 58ª Biennale di Venezia, vincitore del Leone d’Oro. È stata curatrice della VII Edizione del Club GAMeC Prize (Bergamo) nel 2022, e consulente curatoriale per la sezione New Entries dedicata alle gallerie emergenti di Artissima (Torino) nel 2022 e 2023. Attualmente, Avataneo porta avanti una serie di mostre duo-collaborative esposte a livello internazionale sin dal 2019, e da cinque anni cura il programma di residenza e fellowship presso Cripta747 (Torino). Dal 2022 co-cura inoltre il programma Digital Fellowship per Pompeii Commitment. Archaeological Matters – il primo programma di arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco Archeologico di Pompei. Sta collaborando con Hans Ulrich Obrist e Josh Willdigg allo sviluppo di nuove commissioni con 11 artisti e 11 calciatori per una mostra che aprirà nell'estate 2025 presso Factory International (Manchester), nell'ambito del Manchester International Festival. Scrive una serie di "in conversation with" per PW-Magazine ed è coordinatrice editoriale per CURA., per cui scrive anche articoli.

Per informazioni:

Marta Barina
Fondatrice e Direttrice di Mare Karina
+39 329 258 0978
[email protected]

Mare Karina
3200 Campo de le Gate,
Venezia 30122 (VE)
Giorni di apertura: Mar–Sab 10:00-13:00, 14:00-18:00
[email protected]
www.marekarina.com
@mare_karina