Stazionari Altrove
OTTO Gallery è lieta di presentare presso i propri spazi espositivi la mostra dal titolo Stazionari Altrove, un progetto a cura di Matteo Montani.
Comunicato stampa
Dal 7 ottobre al 15 dicembre 2023 OTTO Gallery è lieta di presentare presso i propri spazi espositivi la mostra dal titolo Stazionari Altrove, un progetto a cura di Matteo Montani.
Loris Cecchini (Milano, 1969), Vincenzo Schillaci (Palermo, 1984), Marco Tirelli (Roma, 1956) e Matteo Montani stesso (Roma, 1972) si confrontano sul rapporto tra arte e natura secondo una linea di base, tracciata da Montani, che parte dal concetto di “forza della natura”.
Lasciando da parte gli aspetti più consueti e immediati del “naturale”, quali il paesaggio e l’ambiente, l’idea della mostra è quella di seguire il flusso dell’elemento naturans, ovvero l’energia instancabile erogata dalle forze della natura nella produzione e nella diversificazione delle forme, evidenziando il ruolo che in questo grande processo creativo va riconosciuto alla particolare “forza naturante” costituita dal lavoro dell’artista. Un lavoro – ecco il primo snodo della mostra – capace talvolta di cogliere ed elaborare la specifica necessità che la natura sa accordare all’emergenza dell’imprevisto e dell’inaudito e dove l’artista si mette sullo stesso piano di quella forza.
Il XX° secolo, in particolare, è stato caratterizzato da artisti che hanno messo al centro della loro ricerca il disvelamento delle forze, come nel caso del celebre non rendere il visibile ma rendere visibile di Paul Klee, richiamato anche dal filosofo Gilles Deleuze per descrivere alcune dinamiche di rapporti tra lo sfondo e le figure nell’opera di Francis Bacon.
Ma se Deleuze legge il gioco delle forze nella chiave, tutta sensibile, della sensazione pura, il secondo snodo sul quale la mostra vuole riflettere consiste nell’allargare l’ambito di questa relazione alla condizione del trascendente, per arrivare a chiedere: possiamo considerare anche l’elemento trascendente come una forza della natura?
E ancora: è l’opera d’arte – e in particolare la relazione che essa produce tra occhio e mondo – il velo diafano che rivela e rende tangibile il trascendente e ce lo fa percepire come qualcosa che non è affatto separato da questo mondo ma, al contrario, gli appartiene e lo muove come una particolare forza della natura?
La mostra non vuole dare una risposta analitica a questa domanda, ma semplicemente metterla in gioco.