Steel and Freedom
La mostra, curata da Lara Pan, propone una riflessione sul legame che intercorre tra arte e processi industriali e artigianali, sulla relazione, ormai sempre più urgente, tra arte e lavoro. Gli artisti presenti in mostra sviluppano una ricerca che mira a una “sincronizzazione” delle percezioni, proponendo uno studio della società che integra in un unico momento prospettive estetiche, economiche, politiche e spirituali.
Comunicato stampa
OTTO ZOO presenta Steel and Freedom, una mostra collettiva con opere di Wilfrid Almendra, Milène Guermont, Roberta Lima e Benjamin Sabatier.
La mostra, curata da Lara Pan, propone una riflessione sul legame che intercorre tra arte e processi industriali e artigianali, sulla relazione, ormai sempre più urgente, tra arte e lavoro. Gli artisti presenti in mostra sviluppano una ricerca che mira a una “sincronizzazione” delle percezioni, proponendo uno studio della società che integra in un unico momento prospettive estetiche, economiche, politiche e spirituali. Essi utilizzano materiali come ferro, cemento, legno, granito, asfalto, sviluppano metodi artigianali e producono opere profondamente collegate a un determinato contesto socio-culturale. Con i loro lavori esprimono nuove forme di linguaggio attraverso un processo di riconfigurazione.
Wilfrid Almendra (1972, Cholet – Francia; vive e lavora a Cholet) realizza sculture e installazioni che, partendo da modelli realmente esistenti, indagano principalmente la deriva dell’Utopia Modernista nella “suburbia” americana.
In mostra sono presenti alcuni lavori bi-dimensionali provenienti dalle serie Basement (2011), uno studio sui prototipi di case monofamiliari a Phoenix (Arizona), e Killed in Action (Case History Studies) (2009), tratta da un iconico e idealistico progetto abitativo del dopoguerra, che ha molto influenzato l’architettura residenziale americana anche negli anni a seguire.
Il lavoro di Almendra è stato presentato al FRAC Île-de-France, al Centre d'art contemporain di Meymac e alla galleria Bugada e Cargnel di Parigi e tra breve alla Fondation d'Entreprise Ricard. L’artista ha inoltre partecipato a numerose collettive in istituzioni internazionali, presso il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Musée d'art contemporain di Bordeaux, la Biennale de Lyon del 2007, La Friche La Belle de Mai di Marseille e prossimamente al Centre Pompidou di Metz.
Milène Guermont (1981, Normandia; vive e lavora a Parigi) crea sculture di cemento, alle quali, grazie anche alla sua formazione come ingegnere, dona un senso di vitalità e dinamismo. A Milano presenta tre lavori della serie Grey Wavy: fogli liscissimi di cemento, su cui in un lato compaiono paesaggi lunari formati da piccoli crateri. In questo incontro di leggerezza e pesantezza, movimento e staticità, Guermont coglie e sviluppa un elemento spirituale capace di forte seduzione.
Il lavoro di Guermont è stato esposto alla Fondation Cartier di Parigi, al New Art Center di New York e al Salt Lake Art Center.
La sua esperienza di architetto caratterizza le performance di Roberta Lima (1974, Manau – Brasile; vive e lavora a Vienna), in cui il pubblico è invitato a verificare gli effetti di alcune azioni su elementi architettonici da lei costruiti.
In mostra sono presenti due video e una serie di fotografie, legate alla performance Displacement, avvenuta nel 2012 alla White Box di New York, in cui alcuni documenti relativi all’evento venivano seppelliti in un cubo di cemento, successivamente distrutto. In questo lavoro l’artista fa riferimento, in maniera più o meno inconscia, alle teorie dell’architettura di genere (di Dolores Hayden) e della biopolitica, utilizzando vari elementi per approfondire il concetto di dislocamento ed evacuazione.
Lima ha esposto il proprio lavoro nelle gallerie Raum mit Licht, Kap Christine Koenig e Gabriele Senn di Vienna, Amelie Gallery 798 di Pechino, alla 11th International Cairo Biennale, alla Kapelica Gallery di Lubiana, Charim Galerie di Vienna e White Box di New York.
Benjamin Sabatier (1974, Le Mans; vive e lavora a Parigi), si interroga sul valore degli oggetti e dei materiali nella realtà socio-economica del consumismo e della globalizzazione. I tre lavori esposti, Tréteaux II, Trépieds e Beam, sono sculture costruite con metallo, cemento, granito o legno. Pur accentuando la componente artigianale e manuale, esse presentano una morfologia che le rende prive di un utilizzo concreto. L’interesse di Sabatier si concentra proprio sui confini che separano la funzione di un oggetto, il suo valore (in relazione ai materiali utilizzati e al lavoro necessario alla costruzione), e il valore che invece acquisisce raggiungendo lo status di opera d’arte.
Sabatier ha avuto mostre personali al Centre d'art contemporain di Besançon, alla Galerie Jérôme de Noirmont di Parigi, e alla Bodson-Emelinckx Gallery di Bruxelles. Ha realizzato performance al Centre Pompidou e al Palais de Tokyo di Parigi; ha inoltre partecipato a mostre presso il Cabaret Voltaire di Zurigo, la II Moscow International Biennale for Young Art, il Centre d’Art Contemporain di Meymac e la Deitch Projects di New York.