Stefano Accorsi – Walk on the light side
La mostra ripercorre, attraverso un centinaio di opere collocate cronologicamente negli oltre 300 mq di tutta la galleria, la carriera dell’artista sarzanese dalla metà degli anni Novanta ai giorni nostri: dagli esordi figurativi alla svolta simbolica, fino agli esiti più recenti di massima astrazione e rarefazione, con la serie “Psiche”, dove grandi campiture di colore puro sono caratterizzate da una luce endogena e da un afflato al limite del metafisico.
Comunicato stampa
Si apre mercoledì 4 aprile 2012 e s'inaugura Sabato 7 aprile, alle ore 18.00 presso la Galleria Zamenhof di Milano, via Zamenhof 11, la mostra personale antologica di Stefano Accorsi (Sarzana, 1966), a cura di Virgilio Patarini, che ripercorre, attraverso un centinaio di opere collocate cronologicamente negli oltre 300 mq di tutta la galleria, la carriera dell’artista sarzanese dalla metà degli anni Novanta ai giorni nostri: dagli esordi figurativi alla svolta simbolica, fino agli esiti più recenti di massima astrazione e rarefazione, con la serie “Psiche”, dove grandi campiture di colore puro sono caratterizzate da una luce endogena e da un afflato al limite del metafisico.
La mostra proseguirà fino al 15 aprile. Chiusa il giorno di Pasqua.
Walk on the light side: la luce di Psiche
(nota critica di presentazione)
E’ luce la materia di cui si compongono i quadri di Stefano Accorsi. Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore ad olio è utilizzato con tale sapienza di stesura e di composizione sulla tela da sembrare altro da sé. Da sembrare impressione fotografica: luce fotografata, impressa sulla pellicola. Una luce calda, pastosa, a tratti friabile, quasi tangibile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro del quadro, che conquista, a fatica, irradiandosi, ogni centimetro quadrato della superficie, con pennellate fitte e modulate, inquiete, che sembrano vibrare di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono. Ogni pennellata di colore è un piccolo respiro trattenuto, in impercettibile fremito, un palpito appena accennato. Psiche è il titolo ricorrente di tutte queste opere, che si presentano quindi al nostro sguardo come un vero e proprio ciclo tematico, anche stilisticamente coerente. O che si squadernano ai nostri occhi come una serie di capitoli di un unico ampio, articolato racconto. Ogni quadro una pagina, uno spunto narrativo. Oppure la stessa storia narrata da un diverso punto di vista. O lo stesso paesaggio visto ad un’ora diversa del giorno. Variazioni sullo stesso reiterato, ammaliante tema musicale. Oggi noi, figli di un Freud minore, intendiamo col termine “psiche” la “mente”. E subito pensiamo al conscio, all’inconscio, alle nostre piccole nevrosi quotidiane o alle grandi psicosi del nostro tempo. Ma agli antichi greci, che hanno coniato questa parola, e che la sapevano lunga, con “psiche” intendevano “anima”, nel senso specifico di “soffio vitale”. Ed ecco che allora dobbiamo, possiamo intendere diversamente questo ciclo pittorico che il giovane artista di Sarzana ci propone: il racconto di un’anima. Forse la sua. O forse l’Anima con la “A” maiuscola. Anima mundi. L’anima del mondo.
Virgilio Patarini