Stefano Baroni – Animula
Otto fotografie in grande e medio formato, riempiono di luce lo spazio espositivo emanando un’aura che quasi materializza quella ‘teoria del contatto’ che la Yourcenar racconta nel capitolo Animula vagula blandula… in Memorie di Adriano.
Comunicato stampa
Da poco, ho capito le immagini di Stefano.
L'assoluta mancanza di dettaglio le rende così dissimili dalle mie da costringermi a prendere una boccata d'aria ed a immergermi di nuovo senza maschera.
Si collocano nello spazio indefinito dove vorremmo che fossero le persone amate,
e che abbiamo dovuto lasciare. In un mare luminoso e azzurro. (Massimo Vitali, marzo 2013)
La prima esposizione di Stefano Baroni a Roma presenta il suo più recente lavoro, Animula, nella Galleria Fondaco di via degli Zingari 37 nel rione Monti, cuore del centro di Roma.
Otto fotografie in grande e medio formato, riempiono di luce lo spazio espositivo emanando un’aura che quasi materializza quella ‘teoria del contatto’ che la Yourcenar racconta nel capitolo Animula vagula blandula… in Memorie di Adriano. E, come scrive Diego Mormorio …, per vedere l’autenticità delle “cose”, dobbiamo andare oltre il guardare, attingere a un vedere intellettivo, metafisico. Dobbiamo risalire all’animula di tutte le cose, come fa Stefano Baroni nelle fotografie di questa mostra. Per giungere all’anima del mondo.
Animula sembra muovere proprio dall’evocazione del contatto, della materia, dei corpi che si intuiscono appena emergere dal lambire dell’acqua che li contiene. Che sia l’abbraccio di una coppia, o i salti di bambini che giocano, o gruppi di persone, la ‘materia umana’ è proposta da Stefano Baroni come pura evocazione di corpi, esaltandone l’aspetto spirituale e consegnandoci …Attimi di esistenza sospesi nello spazio dove il prima e il dopo non hanno significato e la vita si rivela impalpabile, e forse è solo illusione. (Rosetta Loy, febbraio 2013)
Il progetto vuole essere la mediazione tra l’impossibilità di avere una sensazione definita e duratura (in altre parole una vita emotiva stabile) e la consapevolezza dell’impotenza di poter cambiare. L’horror vacui è il sintomo rivelatore di questa malattia, prodotto dell’occidente contemporaneo. Il caos visivo e auditivo a cui si viene esposti quotidianamente rende rarefatta la sensazione, non lasciando all’esperienza del presente il tempo di sedimentare e di sviluppare un reale impatto emotivo. Ne consegue un vuoto esistenziale, la realtà diventa liquida ed il mio lavoro la rappresenta come tale. S.B.
Stefano Baroni nasce a Viareggio.
Per molti anni fotografa il mondo della cultura italiana collaborando con le più importanti case editrici nazionali come Einaudi, Rizzoli, Mondadori e Skira.
Nel 2002 tiene la personale “Vanitas” presso il Museo dell’Illustrazione di Ferrara e partecipa alla collettiva “Metamorfosi della realtà” presso il Palazzo Mediceo di Seravezza. Dal 2003 inizia una fase di sperimentazione personale che lo porta ad allontanarsi dal figurativo a favore di una rappresentazione simbolica della realtà attraverso il mezzo digitale. Nel 2008 espone presso la Rotonda Foschini e a Piazza Sant’Anna a Ferrara con la personale “A ruota libera”. L’anno successivo tiene la personale “Kúge” alla
Galleria Ma Maison di Pietrasanta. Nel 2011 partecipa alla 54a Biennale di Venezia, curata da Vittorio Sgarbi, con un’opera della serie Animula, esposta al Padiglione Italia presso il Palazzo delle Esposizioni, Sala Nervi di Torino. Nel 2012, con una personale, espone presso la Galleria Paola Raffo Arte Contemporanea a Pietrasanta e allo spazio Blu Corner di Carrara, mostra personale curata da Nicola Ricci. Hanno scritto di lui, tra gli altri, Cesare Garboli, Francesco Poli, Massimo Vitali e Enrico Mattei.