Stefano Bergamaschi – Quando le pareti divennero pavimenti
All’interno di “ Quando le pareti divennero pavimenti” venti opere che raffigurano uno dei più grandi naufragi Italiani e rappresentano l’ultimo naufragio di un artista irrequieto e alla disperata ricerca di un senso della vita. Il naufragio come metafora, l’immagine figurativa che affonda nel colore, dentro le visioni metafisiche della mente.
Comunicato stampa
Al Galata Museo del Mare di Genova dal 17 gennaio al 7 febbraio 2020, presso la Galleria delle Esposizioni al 2°piano, saranno visibili le opere di Stefano Bergamaschi, in arte Steve Barney. All’interno di “ Quando le pareti divennero pavimenti” venti opere che raffigurano uno dei più grandi naufragi Italiani e rappresentano l’ultimo naufragio di un artista irrequieto e alla disperata ricerca di un senso della vita. Il naufragio come metafora, l’immagine figurativa che affonda nel colore, dentro le visioni metafisiche della mente.
“Volevo dare colore a qualcosa che non aveva più colore. Il mio leit motiv è dal negativo trarre il positivo - spiega Steve Barney - ho voluto con tutte le mie forze presentare questo progetto a Genova dove questa nave è stata portata e smontata pezzo dopo pezzo. Per me Genova è una fine ma anche un punto di partenza per trovare una sintesi tra figurativo e astratto, tra il dolore e la speranza”.
Curatori della mostra sono i giornalisti e scrittori Nanni Delbecchi e Vito Oliva. Entrambi hanno iniziato al “Giornale” diretto da Indro Montanelli, in seguito le loro strade si sono divise. Delbecchi è approdato a “Il Fatto Quotidiano”, di cui è critico televisivo, mentre Oliva è passato al TG5, diventandone Vice direttore.
Stefano Bergamaschi, in arte, Steve Barney nasce a Salsomaggiore Terme nel 1963.
Il suo percorso come artista inizia negli anni 80, quando comincia a scattare foto con una Praktica semiautomatica. Molti di questi scatti saranno alla base ed ispirazione per i suoi primi lavori su tela.
I primi anni 2000 sono segnati da un avvicinamento al colore, da un abbandono dell’immagine pura per arrivare a una contaminazione tra fotografia e pittura, tra realtà e visione.
Centrale per la formazione dell’artista, sino a questo punto autodidatta, risultano gli incontri con Riccardo Zipoli, fotografo, che quest’anno ha vinto il premio Hemingway 2019 per la fotografia e con Luigi Ariggi, pittore parmense allievo di Mario Schifano , che lo portano a migliorare le due tecniche che diverranno tratto fondamentale della sua produzione artistica, e spingendolo ad andare a stusdiare alla Fondazione Mirò a Barcellona .
Negli anni a seguire, incontra Vittorio Sgarbi e partecipa nel 2010 al Concorso nazionale Premio Arciere. E viene inserito come pittore emergente al Festival dei due Mondi a Spoleto, nel 2011 espone alla Biennale di Venezia , e all’estero a New York nel 2005, con la Galleria Palma Arte a Ginevra nel 2007 e a Parigi nel 2009 , con Art&co espone a Hong Kong nel 2013 .