Stefano Bosis – Correspondances
Personale di Stefano Bosis Correspondances a cura di Domenico de Chirico, in cui vengono presentati 15 lavori realizzati nel corso degli ultimi due anni.
Comunicato stampa
Martedi 26 ottobre si inaugura la personale di Stefano Bosis Correspondances a cura di Domenico de Chirico, in cui vengono presentati 15 lavori realizzati nel corso degli ultimi due anni. La mostra sarà visitabile fino al 27 novembre, dal martedi al venerdi dalle 15.00 alle 19.00 e su appuntamento.
Dopo una laurea in informatica, Stefano Bosis abbandona il mondo digitale per trasferirsi prima in Inghilterra, dove si avvicina al teatro, e successivamente in Spagna, dove apprende l’arte di strada. Al ritorno in Italia si diploma come attore della commedia dell’arte e attraversa l’Europa in moto, stabilendosi nel 2012 a Berlino dove vince una residenza per artisti con una serie pittorica sulla massificazione e il nichilismo. Nel 2014 viene invitato per una residenza in Colombia, dove si fermerà per qualche anno viaggiando tra Messico, Guatemala e Cuba.
Trascorre diversi periodi vivendo tra le tribù degli indios, in particolare nel nord della Colombia. Apprende da loro la concezione dell’artista come sciamano, colui che mette in relazione il mondo degli uomini e il mondo ultraterreno, teoria che nella cultura occidentale aveva trovato il massimo interprete in Joseph Beuys. L’artista ha il ruolo di esplorare le forze della natura, e quindi di rappresentarle secondo modalità formali che si identificano con una nuova possibilità di visione del reale. La visione non è più antropocentrica, ma olistica: il mondo è un insieme organico dotato di una propria sensibilità, una natura che è capace di comunicare e trasmettere informazioni. Forme, colori e segni sono tutti strumenti per esprimere qualcosa di immateriale e di spirituale: emozioni, sensazioni, energie e idee. La pittura di Bosis si fa così gestuale, apparentemente irrazionale, e dominata da colori forti e accesi.
Domenico de Chirico introduce così il lavoro dell'artista nella presentazione in catalogo: “Di matrice odeporica, tra slanci gestuali e reminiscenze narrative che attingono a esperienze di viaggio realmente vissute dall'artista, spaziando, tra gli altri, dall'Europa al Messico, dal Guatemala a Cuba, la pittura vivida, sciamanica e olistica di Stefano Bosis enuncia una straordinaria visione del mondo volta ad unificare l’inconscio alla realtà esterna e viceversa e a delineare la funzione della pittura stessa, una funzione di tipo mistico, volta a decantare le forme materiali della natura come simboli di una realtà più profonda e autentica che si colloca intensamente al di là delle cose. Le creazioni pittoriche di Bosis si fanno così gestuali, consistenti e materiche, altresì empiriche e sono profondamente connotate da forme, segni e colori accesi, talvolta accecanti, poiché, tra figure e paesaggi, la luce è l'elemento indiscusso che unifica mirabilmente tutti gli altri componenti che costituiscono il proscenio. Tutto ciò, ha certamente contribuito alla formazione di un pensiero e di una poetica personali che a chiare note suggeriscono di accarezzare una dimensione irrazionale scevra da scienza e tecnica. Per di più, secondo Bosis, l'artista ha il compito di esplorare le forze della natura e di trascriverle secondo modalità formali che si identificano con una nuova possibilità di visione del reale, dal momento che il mondo è un insieme organico di elementi, dotato di una propria sensibilità e di una natura autonoma che è in grado di comunicare e trasmettere informazioni perpetue, imprevedibili e indelebili. Tra caos e armonia, realtà e fantasia, la pittura sinestetica di Bosis, completamente immersa nel ciclo delle quattro stagioni, compone un nuovo spartito musicale dal carattere vivace e aurorale, dove da un lato il colore altisonante e fantasioso, accelerando e trattenendo, echeggia note inedite e dall'altro il gesto emotivo e concreto fraseggia una o più storie legate a quel senso di bellezza che ancora oggi risulta essere inenarrabile, destreggiandosi tra diminutivi e superlativi giacché nulla esclude. L'olio si espande deflagrante sulla tela, esibendosi, ad libitum, in un tripudio di colori in cui Bosis invita l'astante a perdersi per poi invitarlo a sbrigliare la capacità percettiva di cui egli dispone al fine di poter godere dell'esperienza plurisensoriale regalataci in questo nuovo capitolo che porta il nome di Correspondances.”