Stefano Cagol – La forma del vento
Nella mostra “La forma del vento” L’artista Stefano Cagol si confronta con temi globali come quelli del cambio climatico, della sparizione dei ghiacci, del mutamento dei venti in opere video, fotografiche e installazioni.
Comunicato stampa
Monitoriamo quanto avviene attorno a noi come mai prima, eppure il nostro rapporto con la natura
non ci è mai sfuggito quanto ora.
Nella mostra “La forma del vento” L’artista Stefano Cagol si confronta con temi globali come quelli del cambio climatico, della sparizione dei ghiacci, del mutamento dei venti in opere video, fotografiche e installazioni.
Ha scelto di partire da elementi fortemente legati all’identità di questo luogo d’eccezione, il Castello di San Michele di Ossana, abbarbicato su uno sperone di roccia ventoso all’incrocio tra le valli, a picco sul corso d’acqua, in un luogo dove la storia narra di antiche miniere. Da questi spunti decide di procedere per metafore affiancando scenari diversi tra loro, come molteplici tasselli di un unico mosaico, di quel tema tanto importante quanto inafferrabile nel profondo come il cambio climatico.
La neve che brucia, zolle di terra che fuggono in aria, un terreno che viene ancora ferito aprono a molteplici livelli di lettura, evocano una realtà complessa che non vediamo, ma che è già di fronte ai nostri occhi.
Quella di Cagol è un’arte come esperienza di conoscenza, per consegnarci il suo sguardo critico sul mondo, su grandi temi complessi dell’oggi, interrogando costantemente lo spettatore e sottolineando la capacità dell'arte di reagire, come pellicola sensibilissima, a quanto sta attorno e sta avvenendo. L’artista presenta una serie di opere che moltiplicano gli spunti di riflessione, affrontando cause ed effetti, macro e micro sistemi, quelli che il filosofo Timothy Morton ora chiama “iperoggetti”, fenomeni che riguardano tutti, iper-diffusi, ma al tempo stesso difficili da afferrare, mutevoli, multiformi, incostanti.
Proprio come il vento.
Fenomeni inaspettati del clima hanno portato tragedie anche in questi territori e negli ultimi tempi il vento ha sradicato le piante in più luoghi in queste vallate alpine. Notiamo il vento (e la natura) solo quando si manifesta in maniera estrema e distruttiva, senza accorgerci che questi sono sintomi inesorabili di un sistema complesso di cambiamenti climatici e di disequilibrio nel nostro rapporto con la natura. E poco o nulla stiamo facendo per porre rimedio.
In questa mostra è presentata una selezione di una decina di opere, alcune realizzate appositamente, altre che attingono alle esperienze più significative dell’artista, dando vita a un percorso espositivo fortemente evocativo e immersivo.
Non a caso un venerdì: Stefano Cagol decide di coinvolgere il giorno dell’inaugurazione della mostra, come ulteriore occasione di amplificazione di questi importanti messaggi, il movimento studentesco mondiale nato con Greta Thunberg, Fridays for future, gruppo di Trento, che sarà presente!
L’ARTISTA
Stefano Cagol (Trento, 1969) nel 2019 è protagonista di una mostra personale al MA*GA Art Museum di Gallarate e partecipa alla Biennale di Curitiba e alla mostra Scrivere la storia del futuro allo ZKM di Karlsruhe.
Ha partecipato alla 2a OFF Biennale Cairo, Manifesta 11, 55a Biennale di Venezia, 1a Biennale di Singapore. Tra i riconoscimenti, ha ricevuto il premio Visit di Innogy Foundation e il Premio Terna per l'arte contemporanea, inoltre ha all’attivo la partecipazione a numerosi programmi di artist in residence a livello internazionale.
Ha studiato all'Accademia di Brera a Milano e ottenuto una borsa di studio post-dottorato del Governo Canadese in video arte presso la Ryerson University di Toronto.
IL CASTELLO
Il castello risale probabilmente all’epoca dei Longobardi (secoli VI-VIII); ma le prime testimonianze del Castello di Ossana o Castello di San Michele, chiamato così dal santo a cui era dedicata la cappella, risalgono al 1191.
Posto in posizione strategica tra la regione trentina e l'Alto Bresciano, godeva di una piena amministrazione civile e penale coperta dalla Curia Episcopale. Costruito su uno sperone di roccia difficilmente accessibile da tre lati, fu abitato da diverse famiglie nobiliari: prima funzionari vescovili, poi i conti Tirolo-Gorizia. Nel XV secolo l’investitura passò ai de Federici della vicina Val Camonica, poi agli Heydorf e ai Bertelli. A cavallo fra Ottocento e Novecento fu comproprietaria del maniero Bertha von Suttner, Premio Nobel per la pace nel 1905.
Il castello presenta nel suo possente mastio alto circa 25 metri, l'elemento architettonico più caratteristico e meglio conservato dell'intero complesso.
Di interesse nel comune di Ossana è anche la Casa degli affreschi, raro esempio di casa medievale con decorazione pittorica quattrocentesca rimessa in luce nell'estate del 2000. Il ciclo affrescato è di particolare interesse perché, accanto a soggetti religiosi, presenta scene a carattere profano e assai rari sono gli apparati decorativi risalenti a quell'epoca e di tema non sacro realizzati su edifici civili che non siano castelli o residenze signorili. Alcuni aspetti iconografici e stilistici rimandano alla produzione dei Baschenis, altri rivelano una componente veneta.